Batman, Arkham Asylum. L’uomo, il pipistrello, lo specchio
. IL FOLLE
Ci sono delle paure che potremmo definire ataviche e che, in quanto tali, caratterizzano l’uomo e che hanno pertanto avuto un posto speciale in qualsiasi mezzo artistico, storicamente. La paura del buio, per esempio. O anche la paura della pazzia. In entrambi i casi, paura di qualcosa che non si delinea chiaramente, che non si comprende e che, quindi, non si può controllare.
Nel caso della nona arte – il fumetto – un personaggio super-eroistico più di tutti ha incarnato questi sentimenti ed è Batman. Ultimamente il mondo dell’uomo pipistrello è tornato alla ribalta, pur in modo indiretto, con l’uscita dell’ottimo Joker, che ha presentato una nuova versione, più cruda, umana e sociale di uno degli antagonisti per eccellenza (ne parla qui il buon Pigoni).
La visione del film, comunque, mi ha spinto a rimettere mano ad una delle storie di Batman probabilmente più forti, che ha rappresentato in qualche modo uno spartiacque sia per l’evoluzione del personaggio che, assieme ad altri lavori dell’epoca, per il fumetto in generale. Parliamo della fine degli anni ’80, quindi di opere del calibro di Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons. Il lavoro in questione è Arkham Asylum – una seria casa su un serio suolo e rappresenta una delle poche collaborazioni tra Grant Morrison, noto autore DC comics, e Dave McKean, artista visivo – la definizione di disegnatore gli starebbe un po’ stretta – famoso per le collaborazioni con Neil Gaiman (Sandman, Black Orchid) e non solo.
Il manicomio Arkham è la più importante gabbia di pazzi di Gotham City, i cui super criminali riforniscono continuamente le stanze del maniero, dallo Spaventapasseri, a Poison Ivy, passando per un Due Facce e per l’immancabile Joker. Un bel giorno, non ironicamente il 1° di Aprile, gli ospiti di Arkham sono riusciti a liberarsi ed a prendere il controllo della struttura, dando inizio ad uno dei peggiori sabba che ci si possa immaginare.
Ed è proprio Joker a volere l’uomo pipistrello a baccagliare lì con loro, come condizione per liberare i civili ancora imprigionati ad Arkham, dei quali solo il Dr. Cavendish e la psicoterapeuta Ruth Adams rimangono volontariamente nel manicomio.
XVIII. LA LUNA
Arkham Asylum non è una semplice storia di super eroi e super nemici, ma è in primo luogo un’opera dal fortissimo significato allegorico, in cui il concetto stesso di simbolo è costantemente presente, in modo quasi ossessivo.
Batman, per come è rappresentato in modo quasi impressionista da McKean, non sembra neanche umano: non ha identità, Bruce Wayne non è mai citato, i suoi occhi non sono quasi mai visibili e quasi non ha un corpo tangibile. Il vero protagonista “umano” è Amadeus Arkham, colui che ha creato il manicomio, la cui storia si intreccia con quella dell’uomo pipistrello in una serie di flashback lungo tutto il volume.
Per entrambi i protagonisti, il centro narrativo è la pazzia.
Batman, messo alla prova e quasi accompagnato da Joker, nelle vesti di un novello Virgilio, è costretto a fronteggiare i suoi demoni. La morte dei genitori è notoriamente la causa scatenante della trasformazione di Bruce Wayne nell’uomo pipistrello e trauma eterno per il nostro. Trauma tale da richiedere, nel punto più basso del gioco con il Joker, una catarsi fisica di automutilazione, magistralmente rappresentata da McKean, in cui il rosso intenso del sangue dell’eroe spezza i toni scuri di fondo.
Ma il passato è solo l’inizio, perché ad Arkham ci sono i demoni del presente, i nemici catturati dopo anni di battaglie, che si divertono a giocare a nascondino con Batman, in un gioco perverso ideato dal Joker. Anche l’idea del nascondino, apparentemente banale, è in realtà significativa: l’eroe, che notoriamente si muove nell’oscurità come fosse il suo habitat naturale, in questa situazione è fragile, nell’oscurità si nasconde impaurito ed è inseguito dai suoi nemici. Affrontarli uno ad uno non farà altro che permettere la transizione di Batman, in una seconda catarsi.
Sempre tornando alla simbologia, non è assolutamente un caso che questo processo venga rivelato da un personaggio come il Cappellaio Matto, preso in prestito dal mondo di Alice nel paese delle meraviglie e di Attraverso lo specchio, di Lewis Carroll, opere alle quali Arkham Asylum è senza dubbio debitrice.
“A volte mi sembra che il manicomio sia una testa. Che siamo in una testa immensa che ci sogna e ci fa esistere. Forse è la tua testa, Batman. Arkahm è uno specchio. E noi siamo te”
Se il percorso di Batman è in salita, quello di Amadeus Arkham è invece in discesa, in quella pazzia che è sempre stata al suo fianco, sin da bambino, nella figura della madre. Lui ha deciso di abbracciare e cristallizzare quella pazzia nella sua casa di infanzia, poi diventata manicomio, sempre tormentato nei suoi incubi da un’immagine oscura e non delineabile.
XIV. LA TEMPERANZA
La caduta di Batman lo porta a scontrarsi con la sua anima più intima ed animalesca, rappresentata da Killer Croc, altro storico super nemico mezzo uomo e mezzo coccodrillo, che girovaga nelle “infernali” cantine di Arkham trascinandosi le sue catene.
Il parallelismo con il mondo dei tarocchi è evidente: la loro presenza risalta sin dal principio dell’opera, con il povero Harvey “Duefacce” Dent privato dagli psichiatri della sua moneta, e costretto a prendere le sue scelte non su schemi duali tipo “testa o croce”, ma su schemi complessi. Nel caso specifico dello scontro con Croc, sembra di trovarci di fronte alla carta della Temperanza, in cui lo stesso Croc richiama facilmente la fiera in lotta con l’essere umano.
E quale battaglia di cristiana memoria vede l’uomo fronteggiare la bestia? Ad esempio quella tra San Michele e il drago. Proprio come il drago dell’Apocalisse, Killer Croc esce di scena trafitto da una lancia ed in una posizione di crocifissione, a sottintendere la mescolanza tra i concetti di bene e male, non così definiti, nei conflitti interni dell’uomo.
A questo punto i percorsi sono compiuti. Batman riesce a superare la sua catarsi ed i suoi demoni, mentre Amadeus Arkham si rinchiude e si realizza nella sua pazzia. Due posizioni diametralmente opposte, eppure in grado di ricongiungersi in una immagine, quell’immagine che ha tormentato gli incubi di Amadeus Arkham, che si palesa nell’epifania finale, in cui acquistano un ruolo anche il dr. Cavendish e la dr.ssa Adams, rivelando l’antico filo che lega l’uomo-pipistrello al manicomio di Arkham.
XX. IL MONDO
La tensione è superata, Batman ritrova la sua integrità, Joker può dismettere la veste di guida turistica di Arkham, Duefacce può coscientemente riaccomodarsi nel suo folle dualismo. L’ordine delle cose è ristabilito, ma la catarsi è compiuta e nulla è davvero come prima.
Non a caso, è proprio in quel periodo che lo stesso Batman, come molti altri supereroi, acquista una dimensione più umana e fallace: da eroe implacabile e privo di pietà degli anni ’70, diventa un personaggio in grado di cadere e toccare il fondo in saghe come Knightfall e Terra di nessuno.
Il lavoro di Morrison e McKean è complesso, sia per contenuti narrativi che visivi. Arkham asylum è pregno di simboli, molti non trattati qui per motivi di spazio, che si riallacciano profondamente alle questioni che gli stessi autori si pongono. Senza contare che togliere al lettore il gusto di individuarli tutti sarebbe pura cattiveria, perché sono i dettagli ad impreziosire una storia di per sé non impressionante, ma che acquisisce grande potenza nelle scure tavole di Mc Kean, che ancora una volta si diverte a giocare con pittura, fotografia e incastri di oggetti in modo superbo.
Nell’edizione più recente, sono disponibili anche le bozze di sceneggiatura di Morrison, che aiutano a districarsi tra i vari significati reconditi dell’opera. E proprio da quelle bozze si evince come, abbastanza sorprendentemente, Arkham Asylum sia il risultato di continui contrasti concettuali e stilistici tra Morrison e McKean, in un conflitto che sembra aver tirato fuori il meglio di entrambi.
Il manicomio di Arkham è il peggior parco degli orrori in cui speriate di capitare, ma se la vita fuori tra i pazzi si fa troppo dura, lì dentro c’è sempre posto.
Titolo: Batman. Arkham Asylum – Una seria casa su un serio suolo
Autori: Dave McKean, Grant Morrison
Editore italiano: RW Edizioni
Pagine: 128