Basilea coast to coast

Basilea coast to coast

Wickelfisch nel Reno

Milano vicino all’ Europa”, cantava Lucio. E su queste parole l’anno scorso ho iniziato a spostarmi spesso sfruttando collegamenti via terra. Questo è il racconto breve di come un weekend culturale a Basilea, nel cantone svizzero Basel-Stadt si sia trasformato in una camminata attraverso tre Nazioni, e di come in viaggio vinca l’improvvisazione, al di là di ogni ragionevole e ragionata To-Do list.

Arrivi a Basilea con le SSB, lungo una suggestiva strade ferrata – laghi, boschi, cascate, viadotti e gallerie, misto a neve, ghiaccio e leucore se inverno.

Ci vai perché ami l’arte: sede di circa 40 musei, più o meno celebri, più o meno costosi. Senza sottovalutare la possibilità di fotografare l’architettura variegata che incontri, tu che sei ingordo di immagini e filtri Instagram.

Arrivato in stazione – profumo di Bretzel – ti dirigi verso il centro superando il viavai della Centralbahnplatz, e l’estetica anni ‘70 del vorreiessereungrattacielo sede della BRI. I negozi si susseguono ai locali, i locali alla Rathaus, la Rathaus ai bovindi. E finalmente il Reno: più che un fiume, un aggregatore sociale. La gente ci vive un’estate intera, lungo gli argini a tribuna. Per leggere, prendere il sole, bere con gli amici. Si narra che il Reno sia il fiume più pulito d’ Europa. E infatti spiaggette di ciottoli permettono di bagnarsi e dedicarsi al Wicklefisch – prendi un’apposita borsa di plastica colorata (chiusura ermetica, a forma di pesce, che è un po’ il simbolo della città); ti spogli e butti vestiti e effetti personali nella borsa (esiste una gadgettistica dedicata per proteggere al meglio cellulari e oggetti delicati); quindi con questo accrocchio galleggiante entri in acqua e segui la corrente – a meno di dieci metri dalla riva  – e  vai, scorri anche tu. Magari chiacchierando, magari schiamazzando, magari bevendo (con tanto di lattina di birra poggiata sulla boa). Quando pensi sia il caso, torni a riva – le tranquille acque del fiume rendono facile l’operazione. E scegli se fare un altro giro di giostra o rivestirti.

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Decidi, visto il teaser, di abbandonare qualsivoglia velleità artistica e scoprire meglio Basel. Aspetti la mattina successiva per avventurarti verso una meta insolita: il ponte dei tre Paesi – Dreilanderbrücke in tedesco.

Basilea è una città di frontiera, al crocevia tra Svizzera, Germania e Francia. Il ponte pedonale più lungo d’Europa unisce la sponda tedesca e quelle francese del Reno, ma prima lo devi raggiungere.

Il percorso inizia dal ponte Mittlere Brücke, direzione Nord. Il lungofiume non è sempre esteticamente edificante. Esci presto dal centro, parchi semideserti, campetti di periferia popolato da ragazzini di ogni età, il moderno campus della Novartis. Sorpassi scorci di edilizia impopolare, dove palazzoni invecchiati male guardano i depositi polverosi della Hochrheinbahm, la Ferrovia dell’ Alto Reno. Cortili in dissesto e piante prepotenti su spazi già di vecchi resti di bici e lamiere, strade semideserte a mezzogiorno di un giorno feriale, finestre anonime che si ripetono su facciate apparentemente infinite.

Cortili diversamente arredati nel quartiere di Klybeck

Quando non costeggi più acqua ma solo binari e ghiaia, ti addentri sempre più in un mondo di fabbricati e container, carriponte e muletti. Prosegui sulla Hitalingerstrasse e ti ritrovi davanti un cavalcavia – trafficatissimo ma con un passaggio pedonale percorribile –  che non ti permette di veder cosa c’è oltre la linea dell’orizzonte.

Al di là – accanto all’insegna di un kebabbaro che, ti racconteranno essere uno dei posti piu economici dove mangiare in tutta l’area urbana, meta di pellegrinaggi giovanili post-disco – c’è la Weil am Rhein Grenze, la dogana tedesca. Qui due poliziotti quattrostagioni ti controllano i documenti, più per curiosità antropologica da “donna sola a piedi” che per reali necessità di Sicurezza di Stato.

La dogana tedesca di Weil am Rhein, ironicamente ubicata di fronte a un bar per shishomani sulla Zollstraße.

Weil am Rhein nel primo pomeriggio estivo non pullula di vita, ma è pur vero che sei in periferia e oltre allo sferragliare dei tram tutto tace – si, fin qui ci potevi arrivare in tram dalla stazione centrale. Ma con meno pathos e amor d’esplorazione.

La passeggiata su suolo tedesco non dura molto: svoltato il primo angolo si intravede già il ponte. Duecento metri circa di camminata sul Reno ti separano dalla Francia (mentre alle tue spalle a sinistra, tra i caseggiati militari non accessibili al pubblico si nasconde anche il confine Svizzero).

La Passerelle de Troys Pays. Chi fotografa ha già i piedi in Francia. Esattamente di fronte, c’è la Germania e a destra è nascosto il confine elvetico.

In meno di quattro ore di cammino sei finito in Francia. Superato il ponte è subito Alsazia, col borgo di Huningue e i suoi 6000 abitanti e la piccola piazza Abbatucci circondata dai tetti spioventi,  tra cui spicca il campanile bruno della chiesta di Saint Louis, e dalle tipiche case a graticcio tanto care alle strade di Colmar e Strasburgo.

Huningue, Place Abbatucci.

Non resta che fermarti per un caffè e un croissant. Annotare qualche impressione sul taccuino, per poi magari scriverci un articolo di viaggio. E’ ora di tornare in Svizzera, ma dopo queste 800 parole almeno sei conscio che potrai arrivarci con un comodo tram.

Ilaria Molinari

*Questo articolo è uno dei tre vincitori del contest dell’estate 2018 di SALT Editions*

 

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