Balance, di Wolfgang and Christoph Lauenstein
Nella vita è tutto una questione di equilibrio. E di giuste distanze. Per gli individui protagonisti del cortometraggio Balance vale anche il contrario: l’equilibrio e le distanze sono vitali. Pena lo sbilanciamento della precaria piattaforma su cui vivono, che li farebbe tutti cadere nell’abisso ignoto. Insieme riescono a sopravvivere, muovendosi a turno, mantenendo la distanza giusta per controbilanciare ogni movimento, finché il caso o un dio malevolo non getta in mezzo a loro una (pesante) scatola, il più classico dei McGuffin. Questo evento sconvolgerà le vite degli individui, riempiendoli di sentimenti di possesso e di egoismo, dimenticandosi dell’unica vera necessità: l’equilibrio.
Balance, più che raccontarci quanto nocivi siano i sentimenti negativi come avarizia ed egoismo, ci ricorda che la salvezza, se mai esiste, è raggiungibile solo insieme. Da soli si può al massimo raggiungere un qualche appagamento momentaneo, ma si finisce per rimanere con un pugno di mosche. A bilanciare la propria vita con nient’altro che il peso delle proprie azioni, come ci suggerisce il finale.
Ottima metafora delle necessità della vita sia interiore che esteriore, sempre sul filo di un equilibrio precario ed incline a rompersi, dove la presenza degli altri è necessaria, ma solo ad una certa distanza. Quale sia la distanza giusta, può essere scoperto (forse) solo con molti tentativi ed aggiustamenti.