Riposare tranquilli in un’opera d’arte | L’Atelier des Lumières
Guardiamoci negli occhi e ammettiamolo. Camminare tra i corridoi di un museo o di una galleria d’arte è un piacere e un privilegio – soprattutto quando non sei circondato di turisti armati di audioguide ed enormi macchine fotografiche ma puoi veramente goderti, con la tua calma, le opere. Certe volte, però, quanto sarebbe più bello potersi semplicemente lasciarsi raccontare la storia dell’artista che si ha davanti senza dover strabuzzare gli occhi davanti ad una legenda scritta troppo in piccolo? O farsi cullare da rilassante musica classica mentre le opere si susseguono danzando davanti a te?
Se pensate che stia delirando, c’è un posto che dovete assolutamente scoprire. Un posto dove l’arte di Klimt, Hundertwasser e gli altri protagonisti della Secessione Viennese si incontrano – ancora per qualche mese – lontano dall’Austria. È il nuovissimo Atelier des Lumières, aperto quest’anno in un’antica fonderia lasciata a prendere la polvere per anni, a due passi da quella bellezza che è il selvatico cimitero di Père Lachaise.
Alla base dell’Atelier des Lumières sta un’idea semplice ma innovativa: creare un nuovo spazio, nella capitale francese, dove sperimentare esposizioni immersive monumentali. Da quello che era appena uno spazio vuoto e abbanondato, la fondazione Culturespaces ha fatto la gigantesca tela su cui dipingere – o meglio, proiettare – la storia dell’arte sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e, a tratti, dall’Intelligenza Artificiale. 120 proiettori, un’impianto sonoro all’avanguardia e 3300 metri quadri di superficie per 10 metri di altezza su più piani fanno di questo spazio “un formidabile vettore di diffusione capace di creare collegamenti tra le epoche, far vibrare le pratiche artistiche tra di loro, amplificare le emozioni e toccare un gran numero di persone“, per citare il presidente del progetto Bruno Monnier.
Per il grande debutto sulla scena parigina, Culturelabs ha allora scelto uno degli artisti più amati e conosciuti d’Europa, Gustav Klimt, portando la storia di una Secessione viennese affascinante e complessa al di là delle Alpi, racchiusa in un’esperienza immersiva che riempirà gli occhi dei visitatori di stupore fino all’11 november 2018. Sparpagliati nel buio che precede l’inizio di ogni nuovo ciclo di proiezioni, alcuni spettatori si siedono a terra come scolaretti obbedienti, alcuni sono appoggiati ai muri, altri sono riusciti ad accaparrarsi un angolino di divanetto o di panchina, altri ancora camminano qua e là, ansiosi di catturare ogni meraviglia che lo spettacolo ha da offrire. Da un piccolo soppalco che dà sulla sala principale, però, il panorma d’insieme toglie il fiato.
Ed, in effetti, non sono le stesse immagini ad essere proiettate su ogni muro, una volta cominciato il viaggio attraverso il tempo e lo spazio nella Vienna imperiale di fine ‘800. Seduto e comodo, coccolato dai brani classici del tempo o impegnato a catturare ogni dettaglio, il visitatore viene trasportato da suntuose sale da ballo e freddi monumenti asburgici al calore dorato delle opere che hanno reso Klimt tanto celebre e discusso.
I volti delle sue muse sono protagonisti: c’è la sua Adele Bloch-Bauer ammantata di gioielli e la Danae dai capelli rossi raggomitolata su sè stessa occupa un’intera parete; la sua fiera Giuditta mostra trionfante la testa di Oloferne mentre Atene sbatte a terra il proprio scettro. E, tranquillo ed inesorabile come la vita che vuol rappresentare, l’albero dorato spinge i propri rami ad abbracciare ogni centimetro delle pareti, fino a pervadere la stanza. Poi, l’oro lascia spazio ai colori più sobri di un Klimt maturo, pronto a lasciar spazio ai propri successori: così, il famosissimo Abbraccio di Schiele occupa un angolo, mentre le sue prostitute soggiornano poco lontano.
Una stanzetta rettangolare nel bel mezzo della sala principale è ricoperta di specchi su cui sembrano riflettersi all’infinito piccoli dettagli bellissimi che mai avresti nemmeno notato altrimenti. La musica classica, ora, è soffocata, mentre ti lasci riposare sulla superficie di uno specchio. Ovunque tu guardi, forme geometriche multicolore danzano attorno a te. Non farti domande. Lasciati riposare, parte di un’opera d’arte enorme ed immortale.
Poi, così, il tempo di Klimt finisce. Segue, a pochi minuti di distanza, la storia psichedelica di Hundertwasser, altro gigante dell’arte (ed architettura) viennese.
In quello che l’Atelier chiama lo Studio (e che, convenientemente, è anche un bar dalle luci soffuse e qualche altro divanetto) protagonista è l’Intelligenza Artificiale. Viaggio onirico di forme, luci e movimenti improvvisi tracciati da un’algoritmo in costante evoluzione, Poetic_AI del collettivo OUCHHH vuole essere un’esperienza poetica, emotiva ed immersiva che fonde il mondo del design digitale con la contemplazione del subconscio più recondito. La riflessione che vi serve prima di tornare, contro voglia, tra i statici e monotoni edifici della Parigi di Haussmann.
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Atelier des Lumières
38 rue Saint-Maur, XI arrondissement, Parigi
wow!impressionante!