2017: la rivoluzione sessuale in Occidente è stata un successone: l’intimità ha sempre meno segreti, i tabù di coppia sono praticamente polverizzati, ma proprio quando pensi che nessun discorso sull’amore sacro e profano possa più coglierti in contropiede… incontri August Strindberg.
Immaginate i tipici scheletri nell’armadio del matrimonio; immaginatene tanti, magari di proporzioni enormi; immaginate ora di aprire quell’armadio e di essere sommersi dal contenuto: affrontare “L’arringa di un pazzo” somiglia più o meno a questo!
Leggiamo dell’inesorabile declino di un sentimento quasi stilnovistico, fino a ritrovarci immersi nelle zone più paludose della vita matrimoniale – altro non è, poi, che quella dello stesso Strindberg.
L’essenza dell’opera, però, è da trovarsi nel viaggio psicologico – ma diciamo pure psichiatrico – che si disvela nell’evolversi dell’amore in disamore; quasi una dantesca gita al contrario che dai paffuti cherubini adagiati su nuvole rosee porti dritto dritto allo spalancarsi dei cancelli di un inferno domestico. L’attrazione muta in disprezzo, la complicità in rivalità: l’amore si abbrutisce al punto da ridursi ad una rabbiosa lotta per la sopraffazione.
Il percorso è lastricato di episodi quotidiani, con i quali più o meno tutti abbiamo avuto a che fare; Strindberg li disseziona, li scompone e ricompone con precisione nevrotica, mostrando impietosamente l’uomo perfido e meschino.
“Perché quel dolore lancinante alla vista della caduta di un essere umano? Forse perché è contro natura, dato che la natura esige il progresso, lo sviluppo, e quindi ogni passo indietro indica che le forze sono in via di decomposizione? (…) perciò questo sentimento tragico davanti alla rovina – tragico come l’autunno, la malattia, la morte.”
L’arringa disintegra il paradigma sociale e letterario del rapporto tra i sessi a fine ‘800. Risultato? Il buon (si fa per dire) Strindberg è processato per oscenità, ma consegna al lettore una narrazione unica per intensità e soprattutto originalità su un tema – la coppia – onnipresente in letteratura, tanto da divenire spesso stucchevole anche per il lettore più tenace.
Parliamoci chiaro: August ci va giu’ pesante. Le sue pagine sono intrise di misoginia, frequente pessimismo, rabbia. Ad armonizzare il tutto, un pizzico di quella consapevolezza un po’ altezzosa, tipica dell’intellettuale che si erge a giudice dei suoi stessi personaggi – che considera, de facto, a se stesso inferiori. Eppure, tutto e’ parte di un processo di completa messa a nudo, un definitivo offrirsi a chi legge: Strindberg, in fondo, chiede solo di essere giudicato – a cos’altro serve, d’altronde, un’arringa?
Vediamo allora lo Strindberg vittorioso, annientato, fragile, nevrotico; e con lui ci muoviamo a tutto campo tra gli stati di quella materia che è l’essere umano.
Che si chiami sostanza, vissuto, memoria: insomma, quella cosa lì che fa pulsare le pagine e che distingue L’Arringa dalla massa di libri costruiti e scritti con tecnica – opere asettiche, lontane dal cuore. Qui, invece, è difficilissimo restare indifferenti: chiamati a confrontarci e fare i conti con noi stessi e il testo, potremmo addirittura giungere a rileggere la nostra stessa esperienza amorosa in chiave strindberghiana: a nostro rischio e pericolo.
Nulla rientra nell’immaginario comune: le scene sono descritte con precisione ossessiva, controbattuta da finezza elevata, senza ridondanze; il linguaggio è polifonico, quasi che sfaccettatura della personalità dello Strindberg-personaggio avesse una voce propria. Tratti che rendono L’ Arringa di un pazzo un’opera moderna, in controtendenza rispetto al flavor accademico e monotonale prevalente all’epoca.
Che dire? L’Arringa è “tosta”, ma è un grande opera! Un’indagine condotta da un fuori di testa sui nostri lati più oscuri. Una storia brutta ma umana, decisamente umana, e per questo meritevole di essere raccontata. Opera datata, eppure terribilmente attuale, perché magari è vero che oggi l’incontro-scontro tra i sessi avviene su Tinder o lo si misura in “likes”, ma sotto sotto, la natura umana resta, sempre, quella.
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Autore: August Strindberg
Titolo: L’Arringa di un pazzo
Editore: Adelphi
Pagine: 284
Pubblicazione: 2016