Angel, by Derek May
Un uomo, una donna e un cane si scambiano delle ali a pois in un bianco e nero sovraesposto. Forse c’è la neve, ed i pois delle ali sembrano nascere dal negativo dei fiocchi. Non ci sono molti dialoghi, solo qualche frase, qualche risata e la voglia di provare cose nuove, di fare e scambiarsi esperienze. Angel di Derek May è un piccolo ritratto di un’epoca, in forma di metafora ma anche con tono dolcemente canzonatorio.
Le idee fanno volare. Basta la fantasia per creare un paio di ali ed indossarle. E poi bisogna scambiarsele, per incrementare il numero di esperienze e di condivisione. Ma allo stesso tempo ciò che rimane sono solo due ali di stoffa che volano che si increspano al vesto, fino a scomporsi negli stessi fiocchi neri da cui sono nate.
La musica di Leonard Cohen sottolinea la levità delle ali ed allo stesso tempo la gravità delle idee che le creano e sostengono. È poco più di un riff di chitarra acustica, ripetuto e ripetitivo, ma perfettamente si adatta al “negativo” ed alla sovraesposizione di un periodo storico. Cohen è stato più volte la colonna sonora di film e serie tv (a chi cita 10 film/serie con Halleluja vince un cappello), e in questo corto la sua musica diventa parte integrante del racconto e descrive la fine degli anni sessanta e di un sentimento, capace di far volare, ma allo stesso tempo fragile ed effimero.