And SALT this is Christmas | #Gabri

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Take your time.

Se c’è una cosa che ho imparato quest’anno, caro Babb(i)one, è che non c’è niente di più importante del saper trarre il meglio dai pochi momenti liberi che abbiamo. Banalità delle verità tra le più difficili da assimilare.

Ed è ispirandomi a questa banale verità che ho deciso di fare la mia lista dei regali. Strumenti per godere al meglio del tempo che abbiamo, delle cose che facciamo, dei paesaggi che vediamo. Un disco per guardarsi dentro accarezzati dalla pelle d’oca di una voce graffiante. Un libro che ci farà rivalutare il quantitativo di tempo (sempre troppo poco) che riusciamo a dedicare alla lettura e ci farà pensare – tanto – ai nostri rapporti. Un film per riflettere sul tempo che è passato, quello di quando eravamo bambini, e su cosa quel tempo ci lascia oggi che – come spesso succede sotto le feste – dell’infanzia ripassiamo i ricordi. E, infine, voglio regalare umanità, caro Babb(i)one. Perché mai come quando hai poco tempo l’umanità è quanto di più importante abbiamo per ricordarci che è anche dalla conoscenza dell’altro che arriva il sale. C’è un posticino a Marsiglia che fa proprio al caso di chi ha bisogno di un momento di umana lentezza.

Buon Natale, saltini.

#SOUND

Adele, 25.

Nel ritorno di Adele dopo 4 anni di assenza c’è tutta la potenza della sua voce che si sprigiona in live di eccezionale qualità che pochi oggi riescono a realizzare. Si sente, nel canto, il miracolo dell’operazione alle corde vocali che ha rimesso in sesto uno strumento (ab)usato dall’artista e che rischiava di andare distrutto dal suo stesso successo: l’energia e la freschezza di questi giorni mancavano molto nelle ultime apparizioni della cantante prima dell’ultimo ritiro, timide e timorose. Se “Hello” (con divertentissima ironia della rete annessa) vi ha emozionato, il nuovo singolo è un trappola: il ritmo che nei refrain richiama un gospel abbozzato propina, in veste allegra, un testo che solo Adele. E allora sorridete e osservate la pelle d’oca crescere mentre vi commuovete cantando “Say that our love ain’t water under the bridge”. Questo album da record non delude in (quasi) nessuna delle sue tracce.

Marseille, fete de l'Hiver. Quartiere Panier.
Marseille, fete de l’Hiver. Quartiere Panier.

#ACTION

Nicolas e i suoi genitori, di Laurent Tirard. (2010)

Innanzitutto, se potete, regalate(vi) questo film con la possibilità di vederlo in lingua originale. L’umorismo sottile che si nasconde nei giochi di parole in francese ha perso molto nel doppiaggio italiano. Il film è tratto dai racconti a fumetti di René Goscinny: “Le petit Nicolas”. Nell’episodio da cui origina la storia il piccolo Nicolas è un bimbo benvoluto dai propri compagni di scuola e dai propri genitori e vive una vita felice. Un giorno, però, origliando una conversazione tra mamma e papà inizia a nutrire il timore che sia in arrivo un altro fratellino e che, presto o tardi, loro saranno costretti ad abbandonarlo in mezzo ad un bosco come Pollicino.

Il film racconta, attraverso le fantasie e le paure di Nicolas, una Francia degli anni 50 appena tratteggiata, proprio come fosse un fumetto. È un ritratto delle incomprensioni tra grandi e piccoli che mette sullo stesso piano i problemi degli adulti con quelli dei bambini. È un racconto del caos di quando eravamo piccoli che, presto o tardi, inizia a mancarci come l’aria.

#LITERATURE

L’amica geniale, Elena Ferrante

“Care lettrici, cari lettori, provate a leggere questo libro e vorrete che non finisca mai.”

Spaccanapoli. Novembre 2015.
Spaccanapoli. Novembre 2015.

Così recita la quarta di copertina di questo volume, il primo di una serie di 4 che hanno portato Elena Ferrante tra i finalisti del Premio Strega 2015. È una narrazione-fiume che può solo dividere: o ne vieni risucchiato o la rifuggi subito. A me è successo di non riuscire più a staccarmene, finendo per divorare tutti e quattro i volumi della saga e farne spesso oggetto di conversazione. “L’amica geniale” e i volumi che ne seguono (non sempre per qualità di narrazione e trama livello del primo, a dirla tutta) accompagnano in un viaggio così reale da stridere quasi con l’anonimato della loro autrice. Un anonimato che, però, consente di immergersi completamente nella storia in ogni sua dimensione, senza essere distratti dalle intromissioni di chi la racconta. È la storia di un’amicizia femminile: quella tra Lila Cerullo ed Elena Greco. Di una Napoli dagli anni cinquanta del secolo scorso fino a oggi. È una storia che può essere tanto apprezzata da trovarsi a prenotare due biglietti per Napoli per andare a vedere i luoghi dove Lila ed Elena sono diventate grandi. E sentire gli stessi odori che avvertivano loro lungo il Rettifilo, al lungomare Caracciolo, al rione che è ancora lì, così. Sua Sanità. È una storia che viene spesso intesa per un pubblico più femminile ma che, al contrario, ha tanto da insegnare anche a quello maschile: gli equilibri, gli umori, gli amori, le visioni e le versioni.

#TRIP

Restaurant L’AROME, Marseille

Marsiglia è quanto di più simile a Napoli possiede la Francia, si dice. Facilmente raggiungibile in aereo e treno da qualsiasi aeroporto d’Italia o stazione del nord del nostro Paese, offre ottime e convenienti soluzioni per dormire nei dintorni del Vieux-Port. Da lì, poi, è tutta vita. La vivacità del quartiere Panier, i panorami (e le scale) mozzafiato di Notre Dame de la Garde, il mercato del pesce nell’alba del porto, la colazione nei locali dove tra l’odore di mare e croissant respiri il sale della vita, il tramonto che spiazza al MuCEM. Ecco, nelle vie di questa città così insolita nel panorama francese, si nasconde, a rue des Trois Rois, un piccolo gioiello di rara bellezza. Regalate(vi) una cena a L’AROME, un ristorantino tipicamente francese dove vi ritroverete a mangiare in un locale dagli spazi angusti e fintamente trascurati scegliendo tra le pietanze di un menù scritto a mano, tra i consigli di disponibilissimi camerieri e tra le chiacchiere con i vicini di tavolo marsigliesi. La scarsità dello spazio, infatti, porta a mangiare tutti vicini e, in un’atmosfera che – qui sì – ricorda davvero la Napoli vera(ce) e tosta, ci si ritrova a fare conversazioni con tutti: les élections, la ville, le temps, la politique, etcétéra… Un consiglio: restate qui fino a tardi. Al momento della chiusura i proprietari sprangano le porte con dentro i pochi clienti rimasti, ci si accende una sigaretta e si chiacchiera tutti insieme. Di turisti, qui, non ce ne sono. Vi ritroverete subito al centro dell’attenzione e scoprirete che la nonna del padrone era italiana e la sua eredità è entrata, potente ed elegante, aggiungendo variazioni sul tema ai piatti di pesce e di carne di questo menù marsigliese. Un gioiello di qualità, cortesia, prezzi e umanità. Tanta tanta umanità bella.

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L’AROME, Marsiglia.

 

 

 

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