And SALT this is Christmas | #BARGIANI
Arrivati a questo punto la formula è chiara no? Ogni membro della redazione v’ha strombazzato le sue idee regalo per Natale. E pare sia giunto il mio momento, proprio nel giorno della natività. Coincidenze? Assolutamente no. I miei consigli sono risultati tanto balzani che sono stato relegato al 25 dicembre, così i regali già li avete fatti e non correte pericoli di essere sputati in faccia dai parenti.
(Sì, ero in ritardo con l’articolo, esatto).
A Very Murray Christmas con i consigli bargiani per il santo natale.
S
Chet Baker Sings | Chet Baker
Prima che le barbe hipster iniziassero a cantare e produrre musica elettronica, c’era un solo Chet: l’originale, niente fake, BAKER.
Ancora oggi i critici si arrovellano per stabilire se fosse un trombettista che cantava anche o un cantante che suonava la tromba pure. O un eroinomane che si pagava le dosi col jazz, forse.
Per qualunque accezione voi propendiate, bisognerà pure rendersi conto che il congiuntivo è importante, e va bene, però “propendiate” è davvero uno schifo.
Chet Baker Sings è bello come un indicativo dove non ci deve stare, naturale come un congiuntivo in cassa integrazione, che tu sai dovevi scegliere, lui sa doveva essere scelto, ma sta bene a entrambi prendere altre strade. Fuggitivi complici.
Chet Baker Sings è per chi è stato investito da un amore grande e c’è rimasto sotto con eleganza, con la compassione di sé che può solo chi ha capito le regole del gioco. Che l’amore entra e fa danni, impicci e gomitoli che possono srotolarsi solo quando è il momento di farti inciampare lo sai tu e lo sa lei, ma stabbene così. Niente dabbenaggini.
Chet Baker Sings non è un condizionale, né un ipotetico; è grosso modo un indicativo sospeso. Non si sa quando, ma una notte sul divano o i piedi nudi nel parco sono l’attualità di un tempo e un modo ancora non proprio cerchiato in rosso sul calendario, un appuntamento non fissato che sicuro arriva. Un amore infranto, potenziale o impossibile che non ti pesa; che può essere solo leggero. Del resto è successo anche a Chet Baker, non senti?, e ne canta così. Cosa può andare storto, oltre al fatto che soffro come una cancarena? Chet Baker ne canta così, su queste note. Il resto cos’è?
Chet Baker Sings è un cenno di intesa abbozzato, una mezza piega sghemba della bocca che ricorda un sorriso nascosto.
Ascoltatelo, e non regalatelo a nessuno. Solo a voi e a quella che siete sufficientemente certi essere la donna della vostra vita. La sola a cui confessare che potrebbe benissimo non esserlo, che potreste anche andare avanti, male, senza di lei. La sola per cui farfugliare un congiuntivo.
A
L’Appartamento | Billy Wilder
C.C. Baxter è uno dei 31.259 impiegati di una grande compagnia di assicurazioni di New York, dove lavora come contabile al 19° piano, reparto polizze ordinarie, settore contabilità premi, sezione W, scrivania numero 861. Anonimo e impacciato, vive da solo e si ritrova a prestare quasi tutte le sere il proprio appartamento ai dirigenti della società, che ne abbisognano per discutere di business development con le amanti varie.
Tutto fila via (più o meno) liscio finché Ciccibello… eh… cosa vuoi che possa succedere di catastrofico?… claro… finché Ciccibello non si innamora. Pulito, lineare. Un disastro con tutti i crismi.
Un film capolavoro di Billy Wilder e I.A.L Diamond, diventato un classico nonostante giri alla larga dalle romanticherie convenzionali (come testimonia la celebre battuta finale, resa più morbida nel doppiaggio italiano). Intelligente, profondo e spassoso. Mai sguaiato, ma sempre pronto a regalare un sorriso di fronte alla commedia delle vite che racconta e che non può non farci sentire attori protagonisti della pellicola.
5 Oscar, 3 Golden Globe e 3 BAFTA. Un Jack Lemmon da stropicciarsi gli occhi e una Shirley MacLaine da favola. Pietra miliare del cinema di tutti i tempi.
Se non vi viene voglia di guardarlo dopo questa pillola c’avete la tubercolosi (tranqi, niente spoiler):
2 ore che volano via come fossero secondi e non smettono di sprigionare magia anche quando lo schermo si oscura.
L
Viaggio al termine della notte | Louis-Ferdinand Céline
“ Io non riuscivo a capire. Ero cornuto con tutto e con tutti, con le donne, i soldi e le idee. Cornuto e niente contento.
[…]
Lei resta lì con l’aria imbarazzata davanti alla mia esistenza, come davanti a un mostro. Lei, così delicata, si crede in obbligo di farmi delle domande balorde, imbecilli, come le farebbe una serva colta in fallo. Le donne hanno una natura da serve. Ma lei s’immagina forse soltanto quella repulsione, più che provarla; è la specie di consolazione che mi resta. Forse le suggerisco solo che sono immondo. Sono forse un artista in quel genere lì. Dopotutto, perché non ci potrebbe essere un’arte nella bruttezza come c’è nella bellezza? È un genere da coltivare, ecco tutto. Ho creduto a lungo che fosse sciocca la piccola Musyne, ma era soltanto l’opinione di un congedato vanitoso. Sapete, prima della guerra, eravamo tutti ancora molto più ignoranti e più fatui di oggi. Sapevamo quasi niente delle cose del mondo in generale, insomma degli incoscienti… I tipetti del mio genere prendevano molto più facilmente di oggi le lucciole per lanterne. Essere innamorato di Musyne così carina pensavo che mi avrebbe dotato d’ogni potere e in primo luogo e soprattutto del coraggio che mi mancava, tutto questo perché lei era così carina e così graziosamente musicista, la mia amichetta! L’amore è come l’alcool, più sei impotente e sbronzo e più ti credi forte e scaltro, e sicuro dei tuoi diritti.
[…]
Esistono certi posti così nelle città, tanto stupidamente brutti che ci stai quasi sempre da solo.
Musyne finì per tornare alla nostra specie di focolare non più di una volta alla settimana. Accompagnava sempre più frequentemente delle cantanti dagli argentini. Avrebbe potuto suonare e guadagnarsi da vivere nei cinema, dove sarebbe stato molto più facile per me andarla a prendere, ma gli argentini erano allegri e pagavano bene, mentre i cinema erano tristi e pagavano poco. C’è tutta la vita in queste preferenze.
[…]
Musyne aveva saputo inventarsi, bisogna ammettere, un piccolo repertorio molto civettuolo d’incidenti di guerra che, come un cappello sbarazzino, le stava a meraviglia. Mi stupiva sovente, a me, col suo tatto e ho dovuto confessare a me stesso, ascoltandola, che in fatto di frottole ero solo un volgare simulatore al suo confronto. Aveva il dono di collocare le sue trovate in una certo eco drammatica dove tutto diventava e restava prezioso e penetrante. In fatto di fanfaluche, noi combattenti restiamo, me ne rendevo conto all’improvviso, grossolanamente estemporanei e precisi. Lei lavorava sull’eterno, la mia bella. Ha ragione Claude Lorrain, i primi piani in un quadro fanno sempre schifo, e l’arte vuole che quel che interessa in un quadro venga collocato sullo sfondo, nell’inafferabile, là dove si rifugia la menzogna, questo sogno colto sul fatto, unico amore degli uomini.
[…]
Si perde la maggior parte della propria gioventù a colpi di goffagini. Era chiaro che stava per abbandonarmi la beneamata, presto e per sempre. Non avevo ancora imparato che esistono due umanità molto diverse, quella dei ricchi e quella dei poveri. Mi ci son voluti, come a tanti, vent’anni e la guerra, per imparare a starmene nella mia categoria, a chiedere il prezzo delle cose e degli esseri prima di prenderli, e soprattutto prima di attaccarmici.
[…]
Poiché lei mi sfuggiva, Musyne, mi credevo un idealista, è così che uno chiama i propri piccoli istinti vestiti di paroloni. ”
È così che io chiamo un libro straordinario, in tutti i sensi del termine. Ciascuno di noi incontra due-tre “libri della vita” nel corso della sua breve parentesi a questo mondo: per me Le Voyage è IL libro della vita. Tra i più importanti, se non il più importante del Novecento, con il suo ritmo sincopato e la trasposizione su pagina dei difetti e le bellezze musicali del gergo parlato. Un attitudine anarchica e dissacrante, ardente di vita e di morte, costantemente sopra le righe, sia da un punto di vista formale che di sostanza; Céline fa saltare qualsiasi convenzione letteraria e sociale e ride disilluso delle bassezze umane, tradendo allo stesso tempo, sottotraccia e forse senza volere, una vocazione fuori dal comune per le piccole “gocce di splendore”. Se siete di quelli che sottolineano le frasi topiche, tenete vicino un temperamatite, ché ogni pagina ne fa esplodere come fosse prato fiorito. Da leggere e rileggere e rileggere e rileggere.
La rivincita dei buoni, in un libro che ne racconta, ferito a morte e divertito, l’inevitabile sconfitta.
T
Ovunque (?)
Ormai è troppo tardi per consigliarvi il posto in cui dovevate essere, anzi suonerebbe pure un po’ da stronzi dirvi che potevate andare qua o là. Il posto migliore è sicuramente quello in cui vi trovate, con i vostri cari e le persone a cui volete più bene al mondo.
Dei campioni mondiali di simpatia, deduco, visto che piuttosto che parlare con loro vi siete sobbarcati le fantasticherie di questo articolo. Si scherza dai, vi capisco, io sono ancora a cena da ieri sera, un po’ di SALT nel naso era necessario per ripartire alla grande!
Buone feste e un abbraccio grande da questo ragazzo un po’ stagionato, ma con il cuore sempre giovane.