Ahimè! Ah vita! | Walt Whitman
Milano, sabato di nebbia impenetrabile
Nessun viso
Film in bianco e nero a luci rosse
delle macchine nel traffico
Sogni pieni di parole
e alla fine siam solo più soli
Viva la danza del soli:
Ahimè! Ah vita! Di queste domande che ricorrono,
Degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di sciocchi,
Di me stesso che sempre mi rimprovero, (perché chi più sciocco di me, e chi più senza fede?)
Di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi, della battaglia sempre rinnovata,
Dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida camminare a fatica attorno a me,
Dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con altri legato in tanti i nodi,
La domanda, ahimè, così triste che ricorre – Che cosa c’è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?
Risposta.
Che tu sei qui – che esiste la vita e l’individuo,
Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso.
Oh me! Oh life! of the questions of these recurring,
Of the endless trains of the faithless, of cities fill’d with the foolish,
Of myself forever reproaching myself, (for who more foolish than I, and who more faithless?)
Of eyes that vainly crave the light, of the objects mean, of the struggle ever renew’d,
Of the poor results of all, of the plodding and sordid crowds I see around me,
Of the empty and useless years of the rest, with the rest me intertwined,
The question, O me! so sad, recurring—What good amid these, O me, O life?
Answer.
That you are here—that life exists and identity,
That the powerful play goes on, and you may contribute a verse.
Whitman sente l’esigenza di una risposta.
Anch’io, ogni volta, ogni momento.
Quando scrivo gli articoli per SALT, per esempio, voglio sempre la conclusione gratificante, giustificante. Però poi non mi soddisfa mai del tutto. Se “contribuire con un verso” non bastasse? A me piace l’enjambement.
E’ che forse la conclusione non bisogna cercarla proprio, perché semplicemente non c’è. It’s just a ride.
tratta da “Foglie d’erba”, Walt Whitman, 1855