A una passante – Charles Baudelaire
O quel che ne pensa Charles dell'innamorarsi in metro.
Quante volte siete piombati innamorati di perfetti sconosciuti incrociandone lo sguardo in metro, sbirciandone il taccuino d’appunti (oddio, pure scrive!), oppure ancora pestando loro il piede nel posto sbagliato ma al momento giusto? Massì dai, vi sarà successo di sentire un turbinio di farfalle allo stomaco sorte all’improvviso da un incontro fugace e totalmente casuale – “o forse non poi cosi’ casuale” mi sospirano nell’auricolare i più romantici.
Ebbene, in nome di tutti gli Amori in potenza e in difesa di un puro sentimento d’innamoramento, sincero benché istantaneo, eccovi qui una poesia di Baudelaire estratta dalla seconda edizione de “Les Fleurs du Mal”. Ne La Passante, pubblicata per la prima volta nel 1855, un Charles 34enne riesce a trasformare tutto quest’ambaradan di fato, amore e suggestione in una tragi-meraviglia organizzata in sonetti: voilà nero su bianco riassunta l’annosa faccenda dell’innamorarsi in treno.
Con la sua poesia Baudelaire non solo é riuscito a fermare la sua bella passante e a dichiararle il suo Amore, ma, con lei, abbiamo l’impressione che renda immobile per un attimo perfino il caotico naturale flusso delle cose. Così l’effimero si é guadagnato uno sprazzo di eternità.
A una passante
La via assordante strepitava intorno a me.
Una donna alta, sottile, a lutto, in un dolore
immenso, passò sollevando e agitando
con mano fastosa il pizzo e l’orlo della gonna
agile e nobile con la sua gamba di statua.
Ed io, proteso come folle, bevevo
la dolcezza affascinante e il piacere che uccide
nel suo occhio, livido cielo dove cova l’uragano.
Un lampo, poi la notte! – Bellezza fuggitiva
dallo sguardo che m’ha fatto subito rinascere,
ti rivedrò solo nell’eternità?
Altrove, assai lontano di quì! Troppo tardi! Forse mai!
Perchè ignoro dove fuggi, né tu sai dove io vado,
tu che avrei amata, tu che lo sapevi!
Francofoni, tecnici del suono e veri bohemiens: godetevi la versione originale e assaporatene la precisione nella scelta delle parole e tutto il groviglio di allitterazioni che ne consegue.
À une passante
La rue assourdissante autour de moi hurlait.
Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse,
Une femme passa, d’une main fastueuse
Soulevant, balançant le feston et l’ourlet;
Agile et noble, avec sa jambe de statue.
Moi, je buvais, crispé comme un extravagant,
Dans son oeil, ciel livide où germe l’ouragan,
La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.
Un éclair… puis la nuit! — Fugitive beauté
Dont le regard m’a fait soudainement renaître,
Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?
Ailleurs, bien loin d’ici! trop tard! jamais peut-être!
Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais,
Ô toi que j’eusse aimée, ô toi qui le savais!
[…] e strumenti all’insegna del più rovente Cuban Jazz, perfetto per l’invito al viaggio (vedi Baudelaire e vedi Battiato) da dedicare alla persona con cui vorresti andare alla scoperta di un paradiso che […]