A Little Life | Nulla da aggiungere
Il secondo libro della scrittrice americana Hanya Yanagihara è un capolavoro. É crudele, straziante, feroce, eppure traboccante di bellezza, amore per la vita e per l’uomo, tenerezza. É scritto molto elegantemente ma con un vocabolario snello, è voluminoso e approfondito, preciso nei dettagli e nelle sfumature, denso e ricco, trasudante talento puro e al contempo dedizione e metodo.
Ma sopratutto, A Little Life (finalista per il Man Booker Prize 2015, che incomprensibilmente non ha vinto -ora sto leggendo il vincitore e vi farò sapere) raggiunge livelli di profondità psicologica incredibili; i caratteri dei suoi molti personaggi e i loro sogni, i loro traumi, le loro sicurezze e insicurezze, i loro vezzi e debolezze, sono rappresentati con una maestria degna dell’invidia più nera. É insomma un libro sublime.
A Little Life segue le vite di un gruppo di quattro amici, dall’ingresso nell’età adulta (il momento ciò in cui trovano il primo appartamento della loro vita indipendente) alla piena maturità, intorno ai quali orbitano una serie di indimenticabili co-protagonisti. Si conoscono al college nei cui anni costruiranno un’amicizia solida, spontanea e ricca, e per la vita; ognuno inseguirà le sue ambizioni, ma gli altri tre costituiranno sempre la vera famiglia, il vero rifugio, per ognuno di loro.
JB è un ragazzo afroamericano sovrappeso, estremamente estroverso e sicuro di sé e amato da tutti, nonché un pittore di indiscusso talento; già dai tempi in cui non aveva effettivamente prodotto nulla, erano tutti intorno a lui certi che avrebbe raggiunto la fama e il successo, e prima di tutti.
Malcom -padre di colore e madre bianca- è buono e non coraggioso, timido e incerto sul ruolo da interpretare nella società: non è nero quindi non può (come JB) immedesimarsi nella cultura nera, né prenderne ispirazione né tanto meno popolarità, ma non è neanche bianco. La sua passione è disegnare “le sue case immaginarie”.
Willem, di origini scandinave, è bellissimo e dolce. Tutti si innamorano di lui ma lui non si innamora di nessuno. Orfano e senza fratelli, la famiglia, la sicurezza, e il calore che gli servono, li trova nel gruppo dei suoi amici. Sogna di diventare un attore.
E fin qui la caratterizzazione dei personaggi -per quanto brillante ed ampia- non brilla per originalità: quattro ragazzi al college che inseguono i loro sogni, uau bella novità.
Ma con Jude, il vero protagonista del romanzo, Yanagihara crea una figura destinata a rimanere nella storia della letteratura. Jude viene descritto attraverso i suoi amici, che si scervellano nel tentativo di capirlo, di ricostruire o almeno immaginare il suo passato. Jude non parla di sé, è tanto intelligente quanto timido e riservato: ciò che di lui sappiamo è che è orfano, ha dei problemi alle gambe per colpa dei quali cammina male (ma appena) e ogni tanto ha dei dolori violentissimi e imprevedibili, vere e proprie crisi. Tutti lo ammirano, o lo desiderano, o lo invidiano per la sua intelligenza, ma lui non vede nulla di ciò; Jude vive con la costante paura che qualcuno lo fermi e lo identifichi per “ciò che è”, o conosca il suo passato; il suo timore più radicato e che tutti nella sua vita se ne andranno, lo abbandoneranno, e si convince di ciò ogni giorno, per non farsi trovare impreparato quando succederà; non vuole essere toccato; non scopre mai un centimetro della sua pelle; non racconta nulla ma è un formidabile ascoltatore; nonostante tutto, è un inguaribile ottimista.
Della trama, mirabilmente narrata ed ideata, imprevedibile e incredibile, non posso rivelare nulla di più (anche se vorrei -sto morendo dal desiderio di parlare con qualcuno di questo libro!) perché è talmente superba che farei un torto ad ogni lettore ma anche all’autrice stessa, credo. A Little Life non ha un punto di vista unico, ma molteplici: i quattro sono le altrettanti lenti di ingrandimento su se stessi e sugli altri, sul mondo, e si alternano capricciosamente, senza uno schema (Jude e Willem hanno decisamente più rilievo degli altri due), ma ai quattro protagonisti si inframmezzano lettere, narrazioni in prima persona, ricordi, flash back. Le lettere di Andy, il dottore di Jude e amico e in fin dei conti colui che sa più cose su di lui di tutti gli altri, sono fantastiche. I capitoli in prima persona su Harold, professore di legge di Jude che lo adora e sarà sempre al suo fianco per tutta la vita, sono intensi, divertenti, multicolore, tristi: Harold è una figura che esiste nel romanzo in funzione di Jude.. o almeno è quello che crediamo, fino a che non ci imbattiamo in questi monologhi in cui Harold diventa Harold e basta, con tutto il suo spessore umano.
A Little Life è un capolavoro di inventiva, di narrazione pura, di psicologia, di amore per i propri personaggi, che trapela da ogni pagina. É il libro contemporaneo più bello che abbia mai letto, è probabilmente il libro più bello che leggerò quest’anno. A Little Life è il libro che ogni aspirante scrittore vorrebbe un giorno scrivere. É un libro immortale, che nel momento della sua pubblicazione è entrato nella storia della letteratura, che finirà nei manuali universitari.
(É l’unico libro, e lo dico tra parentesi perché esperienza personale e opinabile, che una volta finito, mi ha lasciato dipendente da esso. La sottoscritta è una lettrice maniacale e seriale, eppure ora, finito il libro da una settimana, non riesco ad andare avanti; ne rileggo passaggi, me lo porto in giro, me lo sogno. I suoi personaggi mi mancano. Ho pianto, pianto davvero calde lacrime, per un buon quarto d’ora, inconsolabilmente, dopo averlo finito, e piagnucolato durante la lettura, e riso da sola come una matta, ecc.
Mai, mai, un libro ha toccato così le corde più profonde del mio essere. Yanagihara mi ha fatto entrare personalmente nel suo romanzo, mi ha fatto toccare con mano i volti dei suoi personaggi, mi ha fatto sognare, amare, soffrire con loro; mi ha scandalizzato, mi ha violato, mi ha spezzato qualcosa dentro, facendomi arrivare ad un punto in cui quasi ho lasciato il libro, in cui non potevo andare avanti. Ma non potevo lasciare Jude da solo, ed ho continuato a seguirlo -senza toccarlo.)
Non amo le recensioni così personali, come non mi piace esprimere opinioni così in prima persona od espormi. Ma con questo libro, non posso scrivere che così, personalmente. A Little Life è un libro che, se ci tocca, ci marchia a fuoco. E rimarrà sempre con noi, dentro di noi.
A Little Life è un capolavoro e basta, e le parole di un critico del San Francisco Chronicle ne danno la perfetta sintesi:
‘How often is a novel so deeply disturbing that you might find yourself weeping, and yet so revelatory about human kindness that you might also feel touched by grace? (…) It’s not hyperbole to call this novel a masterwork – if anything that word is simply just too little for it.’
titolo | A Little Life
autore | Hanya Yanagihara
anno | 2015
Finalmente, da Novembre 2016 si può acquistare anche in Italia (e in Italiano grazie a Sellerio Ed.).
Anche se non l’ho letto contemporaneamente ho provato e provo le stesse emozioni. Grazie per la sua bellissima recensione !
Onorati che le sia piaciuta!
Team SALT
Inizio a pensare che sia un libro stregato, ti fa entrare i personaggi dentro in maniera prepotente, e tu lo hai descritto benissimo! Si è un capolavoro !
Non amo rileggere i libri ma questo appena finito sul kindle ho subito comprato la versione cartacea e riletto, e di nuovo rileggo alcune parti.