Una playlist ribelle e sentimentale per filosofi giardinieri. A cura di Jorn de Précy.

Goat | Union of Sun and Moon

Fate giardini! Veri giardini, naturalmente, luoghi indomiti, fuorilegge. Tracciate il vostro disegno sulla faccia della Terra, che si presta sempre volentieri ai sogni dell’uomo, piantate un giardino e prendetevene cura. E proteggete anche quelli che restano e resistono, i vecchi luoghi abitati dalle piante che arrivano da lontano e continuano a sognare, nonostante l’insensato baccano che li circonda. Lavorate con i poeti, i maghi, i danzatori e tutti gli altri artigiani dell’invisibile per rimettere al suo posto il mistero del mondo.

George Harrison | My Sweert Lord

Il tempo del giardino è dunque quello della vita. Non ci spinge in avanti, come il tempo meccanico che ormai governa le nostre esistenze, perché un vero luogo ci radica sempre nel tempo presente, qui e ora. Non vi sono scopi da ottenere né obiettivi da raggiungere, perché la vita ha un solo fine: se stessa. E lo stesso la bellezza, che nasce costantemente dal processo vitale. All’opposto del sistema capitalistico, che necessita di una crescita costante per sopravvivere e che richiede sforzi infiniti agli uomini che vi sono sottomessi, il mondo naturale cresce spontaneamente e basta a se stesso in un lento, dolce, eterno presente.

Billy Joel | The River of Dreams

Quano ai fiori, lo sapete già: sono votato in tutto e per tutto alle rose. Rampicanti, a cespuglio, ad arbusto, persino nane; ho evitato unicamente quelle vistose e artificiali di moda. Le mie sono quasi tutte non rifiorenti e quindi hanno una sola fioritura, in primavera. Ma da maggio a giugno, la presenza dei loro fiori è talmente intensa che non si vedono che i loro petali bianchi o rosa pallido e i loro stami dorati, non si sente che il loro profumo. Le ortensie in arbusto danno loro il cambio alla fine di giugno. Non offrono che un pallido ricordo, un po’ melanconico, delle rose, ma è per questo che le amo. Infine, in autunno, è il momento delle numerose varietà di aster, che creano macchie di colore contemplative e solenni, come la stagione richiede. Tutte queste piante si mescolano felicemente con i fiori selvatici: la rosa sboccia a fianco dell’ortica, svelandone la bellezza nascosta, rustica e ombrosa, che purtroppo resterà per sempre inaccessibile all’amante dell’ordinato e del grazioso.

Tom Petty | Wildflowers

Il giardiniere non ha molto da spartire con la modernità. Umile fin quasi all’invisibilità, è uno degli ultimi dissidenti del mondo moderno, uno dei pochissimi che osano disobbedire e vivere secondo i propri principi, non seguendo quelli imposti dalla società. E ciò che lo rende più commovente ai miei occhi è il fatto che non ne è neppure cosciente. Un ribelle suo malgrado!

Hans Zimmer | Under the Stars

Forse nel suo sorriso c’è un’ombra, la traccia di qualche tormento, un leggerissimo dolore. Avrà percepito la prima fragranza dell’inverno, il primo brivido di freddo del giardino? Il giardiniere ama l’inverno. Prova affetto per i lunghi mesi in cui non vi è altro da fare che portare pazienza, osservare, contemplare l’intrico dei rami spogli, il sole basso all’orizzonte che si riflette sulla superficie dello stagno. Ma l’inverno è melanconico, e forse il giardiniere si sta interrogando. <<Mio bel giardino, ci sarai ancora, la prossima primavera? Davvero ritornerai?>>

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