Lucio Battisti| Amore e non amore
Ci sono album, brani, autori che hanno la capacità di puntualizzarci, facendoci sentire improvvisamente espressi e nudi, e che permettono di vivere uno di quei rari momenti di lucidità consapevole di “Qui. Io. Ora”.
« Con Amore e non amore basta il titolo: amore e non amore. C’erano due discorsi in contrapposizione: un discorso di amore, che era rappresentato da tutti i brani per l’orchestra, e poi c’era un discorso di non amore, che passa normalmente per amore e proprio da questa contrapposizione stridente nasce questo long playing.»
Mogol, 1971
C’erano due discorsi in contrapposizione: un discorso di amore e un discorso di non amore, due linee divergenti che con il tempo non possono che allontanarsi.
7 agosto di pomeriggio. Fra le lamiere roventi di un cimitero di automobili solo io, silenzioso eppure straordinariamente vivo.
Amore e non amore (1971) di Lucio Battisti è il primo album e il più situazionista del cantautore di Poggio Bustone. Uno di quegli album che permettono di scivolare attraverso un metaforico imbuto in una situazione panoramica, una condizione psicologica, fatta di alti e bassi di tensioni, riflessioni e un po’ di consapevolezza. Perché Battisti è la mia delusione.
Davanti ad un distributore automatico di fiori dell’aeroporto di Bruxelles, anch’io chiuso in una bolla di vetro.
Uscito nel 1971, Amore e non amore è un album profondo e deliziosamente pieno di contesti piccanti e sentimentalmente impermeabili. Ricco di poesia e rock avanguardista, blues e voyeurismo, vi regna una contemplativa digestione (fisiologica, emotiva, esistenziale) fatta di poche parole che, se ci sono, non sono solo ansiose, contratte, ma si tratta di veri e propri vaneggiamenti . Divagazioni, osservazioni post traumatiche in attesa di qualcosa di vero, di serio e di un lampo di maturità.
Avanguardista come non mai e contrastante nei secoli dei secoli, amen, questo è un album sperimentale molto libero e molto polemico, che esprime l’emancipazione dall’amore tradizionalmente melenso e zuccherino, e dall’oppressione del legame imposto dal perbenismo generale. Non a caso, la premessa di Battisti a questo lavoro è quello di un concept album basato sul tema dell’amore visto con angolazioni nuove. E forse, quello che mi piace di Battisti, è proprio che abbiamo entrambi, sotto quest’aria perbene e la canzone del sole, un fondo d’impercettibile irriverenza.
Che io sappia, l’amore si fa in due. Battisti è invece definitivamente solo nei testi di quest’album, in cui ogni contatto con l’altro si risolve nella ricerca di una sfida, una prova, una conferma. La collina dei ciliegi è così lontana dalle situazioni di Dio Mio No, Una, ed Elena No che raccontano di tutte le storie che hai avuto e non hanno senso: ansie da prestazione, femmine castranti, vili maschi e sveltine. Le illusioni hanno la durata di una caccia al supermercato e Il non amore (il disamore) è il motore di brani in cui le donne sono figure aggressive e traguardi effimeri, inconsistenti e conflittuali: Se la mia pelle vuoi è un rapporto sessuale non protetto e senza sublimazioni. Un rapporto consumistico.
Ah! Anche tu ami tanto le banane, anche tu
ma però, costan troppo le banane
e perciò questo nostro grande amore, che sfortuna, oggi stesso finirà,
per questioni vegetali, di risparmio e anche di praticità.
Supermarket
La vera poesia di Amore e non amore è nell’assenza di parole, nei brani a cui Mogol non si sentì di dare voce e in cui tutto quello che c’è da dire è condensato nei titoli, lunghissimi, poetici, come film di Lina Wertmuller.
Seduto sotto un platano con una margherita in bocca guardando il fiume nero macchiato dalla schiuma bianca dei detersivi.
I titoli, la profondità dei brani strumentali di Amore e non amore mi hanno fatto venire in mente certe prose particolarmente struggenti.
Le stelle erano alte nel cielo e quando ebbero finito, lei andò a lavarsi in mare e si rinfilò il soprabito bianco e insieme si misero a passeggiare su e giù per la spiaggia a piedi nudi, raccogliendo con cura carte dei sandwich, bottiglie e gusci d’uova sode che loro e gli altri avevano lasciato in giro; perché erano bravi ragazzi, figli del ceto medio.
(Di Cronache della famiglia Wapshot di Cheever)
Il vero amore di Battisti è silenzioso e si esprime al meglio senza parole, quando il contatto con il mondo e con l’altro non è sesso, consumo o prestazione, ma uno sguardo disteso su una realtà concreta e dalle mille sfumature. Il vero contatto è una compenetrazione più emotiva che anatomica, una vibrazione armonica che le parole inevitabilmente infrangono, tradiscono. L’amore di Battisti è spontaneo quanto facile da sottovalutare per la sua solo apparente inconsistenza. Un amore che sembra superficiale è inavvertitamente facile da deludere.
Una poltrona, un bicchiere di cognac, un televisore, 35 morti ai confini di Israele e Giordania.
Titolo| Amore e non amore
Artista| Lucio Battisti
Pubblicazione| Luglio 1971
Durata| 35′ 36”
Etichetta| Dischi Ricordi
Produttore| Lucio Battisti e Mogol
[…] che è l’associazione di idee randomica. In Mio Dio No di Lucio Battisti di cui ho parlato qui, siamo davanti alla stessa situazione di preparativi per l’occassione sospirata di restare, […]
[…] alla tendenza borghese, passione ineffabile dai tratti della sveltina più bruta e immorale. Amore in ogni porto. Amore in ogni auto. Amore che non arriva a fine mese, ma fa i bilanci i baci, in uno […]