Haruf e la Benedizione del quotidiano

Haruf e la Benedizione del quotidiano

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Yuma è la tipica cittadina del Colorado che vedresti come sfondo ad un viaggio On The Road.

Sfondo, e non destinazione: le strade deserte e polverose, i supermercati 24h animati solo dal ronzio dei frigoriferi, gente che si fa aria con il ventaglio uscendo dalla chiesa, cavalli che scacciano moschini con la coda in un pigro e afoso pomeriggio estivo. Il luogo giusto per prendere una birra, fare benzina e sparire verso nuove, ben più emozionanti mete, mentre la pianura marrone e monotona sfreccia fuori dal finestrino.

A Yuma Kent Haruf, autore della Trilogia della Pianura, ha vissuto diversi anni della sua vita. Holt, la città immaginaria in cui i suoi personaggi si muovono, è ispirata a questo paese stagnante. Qui la vita è dominata dalla ritualità della periferia americana, le giornate scandite da gesti ripetuti per pura abitudine. Ogni minaccia alla confortante normalità – un ministro troppo zelante, una ragazza la cui pancia inizia a crescere troppo presto,  un giovane uomo che si scopre innamorato del proprio amico – sono bollati come minacciosi e destinati ad una categorica esclusione dalla vita del paese.

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La vita è una canzone folk, di quelle lente e strimpellate con una spiga in bocca, senza grandi meriti artistici.

Ma Haruf, come altri autori americani ci da la chiave per accedere alla partitura di questa melodia apparentemente monotona: è la regola dell’iceberg, la punta di ghiaccio che appena affiora dall’acqua, senza rivelare l’enorme colosso di ghiaccio che giace nascosto sotto la superficie.

La trama di Benedizione, primo capitolo della sua Trilogia della pianura, è semplice: Dad Lewis, pilastro della comunità, proprietario dell’unico negozio di ferramenta del paese, sta morendo. Lui attende la fine seduto sulla sua sedia a dondolo in veranda, mentre la moglie devota lo riempie di attenzioni e il paese si alterna nel fargli visita, preparandosi con fatica al cambiamento imminente.

Intorno a lui una costellazione di personaggi, che Haruf delinea attraverso azioni apparentemente semplici e flashback senza alcuna introduzione: la figlia di Dad, che a sua volta ha perso una figlia e ora affronta una relazione problematica.
La zitella del paese, che vive con la madre e riversa il suo affetto sulla nipotina orfana di una nipote di casa. Il nuovo pastore, che cerca invano di portare una ventata di cambiamento nelle anime addormentate di Holt. E infine Dad, che dietro la stoica rassegnazione nasconde diversi rimpianti e molti rimorsi. Molte persone sono state colpite dalla sua durezza: non ne ha dimenticata nemmeno una, e per quanto ha potuto ha sempre cercato di rimediare ai suoi sbagli. Il suo rimorso più atroce – la figura sfuocata di un figlio, vista per l’ultima volta in uno squallido appartamento di città – lo tormenta fino alla fine.

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La sua redenzione però non scuote la confortante quotidianità della vita: come tutti gli altri, i suoi ultimi giorni sono accompagnati dal flusso inarrestabile delle stagioni, immerso in una natura che l’autore sa descrivere con poetica semplicità.

“Lo aiutarono a trasferirsi in veranda e rimasero a guardare la pioggia che cadeva sull’erba e sulla ghiaia che ricopriva la strada. Nei punti più bassi si erano già formate delle pozzanghere e i pioppi argentati erano scuri e grondavano acqua. Lorraine sporse una mano nella pioggia e si picchettò la faccia, poi mise le mani a coppa per raccogliere l’acqua che cadeva dalla grondaia e la appoggiò sul volto di Dad. Lui rimase lì, tenendosi al bastone, con il viso che gocciolava. Lo fissarono, lui guardò dritto oltre il prato, al di là della recinzione di ferro, al di là della strada bagnata, fino al terreno adiacente, pensando a qualcosa. Non ha un buon odore? disse Mary. Già, rispose lui piano. Aveva gli occhi umidi, ma gli altri non avrebbero saputo dire se di lacrime o di pioggia”

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Haruf è un maestro del non dire: o meglio, del dire lo stretto necessario. Il racconto e i personaggi si delineano attraverso poche battute, reazioni fisiche, azioni descritte in modo neutro ma minuzioso. Le emozioni non sono mai esplicitate, ma lasciate all’interpretazione del lettore.

Molti errori sono stati commessi, molto si sarebbe potuto cambiare. Il paese non ha saputo cogliere la benedizione di chi poteva scuoterlo dal suo torpore. Dad ha forse lasciato che un uomo morisse, sicuramente ha permesso che suo figlio svanisse. Ma la vita continua, il ciclo delle stagioni non ne è intaccato – come Hemingway insegna “il sole sorge ancora”. 

“Successe in una notte di Agosto. Dad Lewis morì la mattina presto e la piccola Alice della porta accanto si perse nella sera e nel buio ritrovò la strada di casa grazie alla luce dei lampioni e ritornò quindi dalle persone che la amavano. E in autunno i giorni si fecero freddi e le foglie caddero dagli alberi e in inverno il vento soffiò dalle montagne e sulle alte pianure di Holt County ci furono tempeste notturne e tormente lunghe tre giorni.”

autore | Kent Haruf
titolo | Benedizione. Trilogia della pianura
editore | NN editore
anno | 2015

Copyright immagine in evidenza: http://s161.photobucket.com/user/joneyfuzz. Tutte le immagini ritraggono Yuma, Colorado. 

 

Ottavia Mapelli

 

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