Cosa hanno in comune i poetry slam, Eminem e la circonvallazione
Avete presente 8 Mile, no? Pietra miliare del cinema ghetto, dove un timido Rabbit-Eminem ci fa vedere come funziona la thug life di un bianco in un mondo di negri nei bassifondi di Detroit (oltre l’ottavo miglio, appunto), tra rap battles, e turni alla fabbrica e spaghetti vomitati sulla felpa.
Non so voi, ma io ero profondamente ed incondizionatamente innamorata di Eminem.
A 12 anni mi aggiravo per casa con tutti i suoi testi stampati sotto il braccio (santo angolotesti.it), blaterando di codeina e liberà vigilata senza ovviamente avere idea di cosa stessi dicendo.
Sarà questa mia natura da fly girl che mi ha spinto ieri sera ad andare al Santeria Poetry Slam.
BOOM. If you had one shot. One opportunity. To seize everything you ever wanted. Would you capture it?
Figo il nome, figo il posto, figo l’evento, fighe le poesie.
Il Poetry Slam è la versione gentile (ma non pettinata) della rap battle. Gli elementi ci sono tutti:
– siamo in Santeria, quella vecchia, old school, per dirla alla Mika Pfifer (and there’s no Mekhia Phifer, this is my life), ben oltre l’8 Mile di Milano: LA CIRCONVALLA
– ci sono dei regaz che si sfidano a colpi di versi
– ogni poeta ha tempo 3 minuti per convincere il pubblico che lui è il più motherfucker. Nel senso più affettuoso del termine, ovviamente.
Siccome abbiamo detto che questa è la versione gentile della rap battle, non vince chi ha sputato più saliva sull’avversario. C’è un sistema di turni e punti, con tanto di stacchetti al pianoforte, che assicura il regolare svolgimento della gara.
Il clima è teso.
His palms are sweaty, knees weak, arms are heavy
There’s vomit on his sweater already, mom’s spaghetti
Tutti e 6 i poeti in gara nel Poetry Slam (Paolo Agrati, Giorgio Damato, Elena Gerasi, Meg, Marko Miladinovic e Davide ScartyDoc) dimostrano di avere i controcoriandoli, questo va detto.
Tre centesimi sul comò, di Meg
Avessi avuto un centesimo
per ogni volta che
uscita da quella porta
ho pensato non t’avrei più rivisto
ora avrei 3 centesimi
da allineare sul comò
di fianco al tuo profumo
che non annuso mai
ma tengo lì
per paura di dimenticarmi
cosa c’è nel tuo naso
oltre quell’anello
e alla piccola gobba
che a guardarla bene
mi ricorda il gran sasso
L’ultimo centesimo
l’ho guadagnato uscendo in punta di piedi
dalle lenzuola scure e dal filo di luce
che filtrava carico di polvere
stando attenta a non lasciare niente
neanche l’impronta del sorriso sul cuscino.
Ho fatto colazione alle tre
con una sigaretta schiacciata
e una coca cola calda e sgasata
pensando alla pelle della tua pancia
che premeva contro la mia
alle tue gambe a stecco
in quei jeans stretti stretti
al tuo sorriso triste
ai minuti sveglia a spiarti
prima dell’addio che non ti ho dato.
Avessi avuto un centesimo
per ogni volta che
uscita da quella porta
ho pensato non t’avrei più rivisto
ora avrei 3 centesimi
da allineare sul comò
di fianco a quella pila di libri
iniziati, poi lasciati lì
E si troverebbero in buona compagnia
che anche tu sei il mio libro non letto
una copertina rilegata oro
un inizio avvincente
cento pagine bruciate.
Sniff. Ho dovuto bere un chinotto per riprendermi.
Personalmente, in questo Poetry Slam ho tifato fino all’ultimo per ScartyDoc, che ha risvegliato in me la voglia di essere nera, andare a Detroit e fargli vedere come si rappa davvero ai pischelli di oggi.
La possente tecnica del pugno col braccio teso al Ganglio della Scarpa, di Davide ScartyDoc
Uso le parole con
Precisione come la
Ghigliottina volante
Concentrazione
Addestramento
Brillo come il Gatto
Ma pronto e scattante
A volte semplice e diretto:
Sono il colpo del pugno con il braccio teso al petto
Altre invece per capire il concetto
Serve il vuoto nella mente:
Con la mano aperta si può tenere tutto
Il Destino Verde indica la strada
Strappa la maschera a Volpe di Giada
Sottile e raffinata la scrittura
Implacabile lama a cui non serve l’armatura
Solida è l’impalcatura / tanto più è solida la struttura
Solida è l’impalcatura / se i tronchi di bambù sono legati con cura
La ricerca non è solo nello scrivere
Nelle linee della danza o nelle tele da dipingere
Non è solo nella pratica dell’arte marziale
Ma in ogni gesto che faccio
Anche respirare
Mente e corpo fluidi come il fiume:
È così che nella notte sono io a farmi da lume.
Ok, questa non sono sicura che l’abbia fatta ieri sera, ma mi piaceva troppo. Comunque lo stile è questo, ecco.
Dopo una battle di lacrime e sangue, trionfa un immenso Paolo Agrati con Angela. Angela, ci dice Paolo, è l’esempio di come non si dovrebbe scrivere una poesia d’amore. In effetti, i primi versi sono chiaramente un plagio di Dammi tre parole di Valeria Rossi. Solo che poi no.
Angela, di Paolo Agrati
Angela tu sei il mio amore
mi sei entrata dentro nel cuore.
Quando vedo il tuo sorriso
che si affaccia sul tuo viso
il mio cuore si riempie di gioia
e la mia vita non è più una noia.
Sei un angelo che spiega le sue ali.
Ma non spiega quanto sei bella.
Non spiega quanto sei dolce.
Non spiega quanto sei fidabile.
In pratica non spiega niente
come dio.
Penso sempre a te tutta nuda.
Ma anche ad altre donne nude in genere.
Quando cammino per la strada
le donne nude indossano i vestiti
per confondermi.
Ma non te lo dico di sicuro
perché sei gelosa come donna.
Volevo presentarti hai miei genitori
e poi hai parenti di giù
ma poi o pensato
meglio che prima mi presento io.
Allora sono venuto da te
per rivelarti che stavamo insieme
già da un po’.
Se a quarantanni non ai il coraggio
di dire certe cose
non ce l’ai più.
Ma tu sei scappata
a chiamare la polizia
e i carabinieri
senza finire la lampada bronzante.
Urlavi come fa l’opossum
femmina quando è innamorata.
(L’ho visto nel documentario
alle venti e trenta sul primo
con Piero Angela
che si chiama come te
ma con un cogniome da uomo).
E tutte le forze in divisa
anche gli addetti alla sosta
e quelli del corriere espresso
che anno il furgone giallo
e parlano spagnolo.
E anche il tizio nero enorme fuori da Zara.
Sapevo che avresti subito il fascino della divisa
per questo per non condizionarti ero nudo.
E siccome non avevo le tasche
per mettere i fogli
mi ero scritto il discorso sulla pancia
ma non o potuto leggerlo
che con tutta quella gente mi sono intimidito.
Allora adesso è arrivato il momento
di scriverti e chiederti
se mi ami
perché io ti amo.
Mi sembra una vita
che ci conosciamo
sembrava era ieri
che ti o vista
al supermercato discount prezzi bassi.
Invece era ieri l’altro.
Quando mi ai detto:
– levati dal cazzo che stai proprio
davanti ai tamponi superflusso.
Allora o capito che
anche se un po’ bassa
eri una comprensiva perché
mi hai rivolto la parola.
E che avresti potuto amarmi.
Perché a me non mi ha mai amato nessuno.
Sniff. Altro chinotto per favore.
Bisognerebbe invadere le scuole con questi eventi. Bisognerebbe fare gli Eminem della situazione. Come Rabbit ha dimostrato che anche un bianco può ritagliarsi il proprio posto nel mondo del rap e farsi rispettare, così ieri sera abbiamo dimostrato che la poesia è viva e vegeta, che ha dignità anche (anzi, soprattutto) quando non relegata agli angoli remoti degli scaffali delle librerie.
Come ogni cosa, forse anche la poesia dovrebbe avere le palle di svecchiarsi un po’. Negare che la cultura, come ogni altra cosa, sia materia in continuo cambiamento e pretendere che si cristallizzi nelle forme classiche è ottuso, anacronistico e semplicemente NOIOSO.
I Poetry Slam dimostrano che i poeti non devono essere per forza morti per essere apprezzati, anzi, una poesia non sarà mai così bella come quando recitata dal suo autore. E dimostrano che la gente ha voglia di sentire la poesia, ha voglia di partecipare al processo creativo comunitario e civico che l’arte è perfettamente in grado di generare, se vuole e se è messa in condizione di farlo.
C’è un’intera generazione di nuovi poeti, un po’ seminascosta nel sottobosco di mediocrità apparente della cultura italiana. E io non vedo l’ora di scoprirla.
Look, if you had, one shot, or one opportunity
To seize everything you ever wanted. In one moment
Would you capture it, or just let it slip?
YO!
P.S. Ho scoperto che di Poetry Slam ce ne sono un sacco, basta fare una piccola ricerca su Google o su Facebook. Adesso che ci siamo appassionati, vi terremo aggiornati sulle prossime date!
[…] Cosa hanno in comune i poetry slam, Eminem e la circonvallazione […]
[…] nell’agosto 2013 e Neil Hilborn, l’autore, è una delle punte di diamante del National Poetry Slam americano; il testo della poesia è autobiografico, scritto in un momento in cui l’OCD aveva […]