Rosario e Maddalena – Portare i libri a Scampia
A Napoli, all’ombra delle vele di Scampia, da quasi dieci anni sta crescendo una realtà che (ri)dà speranza. Protagonisti di questa storia sono due giovani sposi ventisettenni: Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo. Due giovani che non vogliono in alcun modo essere chiamati eroi. Due giovani che si definiscono “amanti della città, patrioti ma sicuramente non eroi. Noi non siamo contro. Siamo per. Ed è molto differente!”.
A Scampia ci sono 40 o 50 mila abitanti. Chi lo sa. Di Scampia si sanno solo i record negativi: la criminalità, la droga, il tasso di disoccupazione che è il più alto della città. Scampia è guerra e faide agli occhi di chi non la conosce. Ma è opportunità per chi la vive, ci cresce e ci crede. È cultura per chi ha saputo portarvela. Come Rosario e Maddalena, appunto, che con la casa editrice Marotta&Cafiero hanno portato a Scampia una libreria, il teatro e dei laboratori culturali.
Chiedo a Rosario di parlarci un po’ di loro e della loro storia.
Noi – e chi lavora con noi a questo progetto – siamo un gruppo di giovani dell’area nord di Napoli che hanno deciso di restare grazie a un progetto di imprenditoria culturale. Abbiamo mescolato la cultura al lavoro giovanile per farne un antidoto alle partenze, alle migrazioni da qui che non si fermano. E l’antidoto è restare lavorando. Io, Rosario, sono un istruttore di calcio per bambini all’ArciScampia, mi occupo di imprenditoria e di organizzazione teatrale. Maddalena, invece, è attrice di teatro e cinema ma è anche attivista. È socia della casa editrice e della compagnia teatrale.
Cosa vi ha portato a impegnarvi attivamente nel vostro territorio?
È stato il frutto di uno scatto di rabbia. Mio cugino Antonio Landieri è stato vittima innocente della camorra nella faida di Scampia. Quel lutto è stato il motore per far partire tutto.
Quanti progetti portate avanti in questo momento tra Scampia e Napoli?
In primis c’è la casa editrice, la Marotta&Cafiero che comprende tre progetti: la casa editrice tout court, un’etichetta discografica indipendente e una scuola di editoria. Poi ci sono le librerie: una a Scampia, a poca distanza dalle Vele, in un istituto scolastico (in via Labriola, a 1001 passi da dove fu ucciso Antonio. Libri al posto di proiettili, ndr), e una nel centro storico di Napoli, al teatro Bellini. Poi, ancora, c’è la Vo.Di.Sca. (Voci di Scampia), la compagnia teatrale che si occupa di teatro, di una fattoria didattica a Chiaiano e, da pochi mesi, anche del progetto MADE IN SCAMPIA.
In cosa consiste MADE IN SCAMPIA?
MADE IN SCAMPIA è un progetto di imprenditoria culturale legato al cibo. Tra i vari luoghi di cui vi parlavo prima nasce un box confezionato per abbattere i luoghi comuni su questo quartiere e su tutto questo territorio. In una scatola che contiene un libro, un cd e dei prodotto ‘ad alto tasso di legalità’ viene diffusa un’immagine nuova e nello stesso tempo vengono raccolti fondi per i progetti.
Come siete arrivati a possedere la Marotta&Cafierro Editori, brand storico dell’editoria napoletana?
Con quella casa editrice avevo pubblicato un libro: “Al di là della neve” (dove la neve è la droga, immagine oltre la quale andare, ndr). Da quel momento ci siamo innamorati del mondo dell’editoria al punto di voler aprire una casa editrice nostra a Scampia. Quando alla Marotta&Cafiero hanno saputo del nostro progetto, hanno deciso di regalarci la loro casa editrice. Loro stavano per andarsene per avviare un progetto imprenditoriale in Francia e ci hanno regalato il loro lavoro.
Così avete riportato i libri a Scampia…
Siamo stati i primi. Avevamo 20 anni quando abbiamo iniziato, e da lì non ci siamo più fermati. Ci siamo messi sulle spalle una srl che esisteva dal 1959.
Cosa è cambiato da quel momento, per voi e per Scampia?
È cambiata proprio Scampia. Prima di esperienze di associazionismo ce n’erano pochissime, con pochissimi centri di aggregazione. Ora ci sono più di 70 realtà associative.
Quali sono le tematiche che portate avanti principalmente?
Ambiente, società civile, antimafia, immigrazione, buon cibo, amore per la terra, stagionalità, storia, resistenza e violenza sulle donne.
Quando uno pensa a Scampia “cultura” è l’ultima parola che viene in mente di primo acchito. Che valore ha, oggi, per questo quartiere?
Ha un valore altissimo. Il problema di Scampia sono i media. Non metto da parte i problemi che ci sono. Che sono gravi e che restano. Ma dobbiamo cambiare l’immagine che questo quartiere ha sui media. Dobbiamo smettere di far sì che qui, per gli altri, ci sia solo deserto e qualche sparuto eroe. Noi non siamo eroi. Anzi.
La nostra idea è quella di ribaltare il concetto che Scampia sia solo criminalità. Con MADE IN SCAMPIA vogliamo un marchio che rappresenti ciò che di positivo ha per il territorio. E penso che ci stiamo riuscendo. Tra casa editrice e teatro, ormai, siamo una trentina di persone.
Instancabili. E quando ti fermi cos’è per te il sale della vita?
Il sale della vita per me è una panchina. Che è un luogo di incontro di generazioni, di giovani e anziani, di trasmissione di idee. Che è il punto di osservazione del paesaggio che cambia. Il sale della vita sono anche i bambini. Perché il nostro compito è cambiare le cose per loro. E la bellezza della vita è il ponte che si crea tra le generazioni.
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