Selma: la battaglia non violenta dei diritti civili
Sulla persona di Martin Luther King Jr sono stati girati inspiegabilmente pochi film, ma Selma è arrivato trionfalmente a confermare il detto “pochi ma buoni”.
1965. La battaglia non violenta del dottor King (David Oyelowo) che sta cambiando il mondo per sempre, aprendo gli occhi a molti bianchi americani, coinvolgendo presidenti e attivisti, creando il terreno per associazioni non violente su tutto il territorio, gli vale il premio Nobel per la pace. I coniugi King, volati a Oslo, respirano a pieni polmoni l’aria straniera di un’Europa più aperta e democratica, grati per la breve vacanza dalle fatiche della vita quotidiana.
Nel momento culminante della cerimonia, la camera si sposta per mostrarci quattro deliziose bambine che scendono chiacchierando una bella scalinata, presumibilmente una chiesa, scambiandosi segreti sulla pettinatura della bella signora King. Innocenti e allegre come tutti i bambini, sono invece private della loro giovinezza, vittime di una bomba piazzata dal Ku Klux Klan a Birminghan, Alabama.
Ancora contemporaneamente, una donna di colore è seduta, elegantemente vestita, nell’area di attesa di un ufficio elettorale -ovviamente lasciata per ultima ad essere ricevuta- cerca per l’ennesima volta di essere registrata per votare. Il ritratto dell’impiegato è così simile e allo stesso tempo così alieno dalla nostra quotidianità da dare i brividi; esercitando tutto il suo misero potere su un altro essere da lui dipendente, richiede dalla signora Cooper (Oprah Winfrey) cose assurde, come il recitare a memoria parti della Dichiarazione di indipendenza ed elencare i nomi dei senatori dell’Alabama -naturalmente per negarle il diritto al voto.
Davanti ai nostri occhi scandalizzati (mi stupisce sempre realizzare a posteriori quanto le nostre reazioni siano facilmente programmabili e standardizzate/abili!) un quadro francamente deprimente della situazione è efficacemente tratteggiato. Martin Luther King Jr, come capo della Southern Christian Leadership Conference, viene invitato dal presidente Lyndon B. Johnson (interpretato da Tom Wilkinson), in cerca di una mediazione con il leader afroamericano. Dr. King chiede di eliminare le mille piccole barriere che impediscono ai neri al Sud di votare, il presidente Johnson chiede tempo.
Nel frattempo la signora Cooper chiede l’intervento della SCLC a Selma, Alabama, dove il diritto al voto è negato al 99% dei cittadini di colore, e la lotta non violenta del movimento di King può portare speranza alla popolazione di una città sui cui palazzi del potere sventola la bandiera sudista, e bullizzata da uno sceriffo razzista e violento.
Le seguenti due ore circa del film raccontano la preparazione e la messa in atto di marce e sit-in di protesta nella stessa Selma, e da Selma a Montgomery, nel cuore del profondo Sud. Nel frattempo la famiglia King riceve quotidianamente minacce di morte per telefono e posta, mettendo a serio rischio la già precaria vita famigliare -non scordiamo che Martin Luther King ebbe continue relazioni clandestine durante il suo matrimonio, la cui povera moglie dovette in un modo o nell’altro accettare, se non altro per devozione verso un uomo per altri versi eccezionale. L’attenzione alla psicologia del protagonista è eccellente, e David Oyelowo riesce a trasmetterci efficacemente la sofferenza interiore di un uomo asceso allo status di eroe, costretto a realizzare aspettative, e allo stesso tempo desideroso di costruire una vita privata tranquilla per la sua numerosa famiglia, e la sua intelligente e bella moglie, che ama più di se stesso, nonostante la sua infedeltà recidiva.
Allo stesso tempo, il film riesce egregiamente a non indulgere in scene di vita privata, ed a costruire un film storico e biografico eccelso: le scene delle dimostrazioni di piazza sono forti e coraggiose, le marce drammaticamente interrotte sono rappresentate con una grandiosità che è allo stesso tempo vera e umile, e perciò incredibilmente potente.
Anche la descrizione dei personaggi è ottima: escludendo i pochi “cattivi”, i personaggi principali e King stesso non sono rappresentati in bianco o nero, ma in una delicatezza di intricate sfumature così efficace da farci riflettere sulla natura dell’uomo in un film non propriamente filosofico.
Per essere un film su fatti realmente accaduti, Selma mantiene un ritmo rapido e coinvolgente, e un livello di suspence non indifferente. Ma soprattutto, è un film che insegna moltissimo, anche per chi aveva già una conoscenza approfondita dei fatti: la storia qui diventa fiaba, leggenda, insegnamento morale. L’umanità di ogni singolo personaggi non viene stereotipata, non tutti i bianchi sono crudeli e ignoranti buzzurri, e non tutti i neri sono buone e indifese creature di Dio: quando centinaia di uomini e donne bianchi arrivano da tutta America per prendere parte alla marcia fino a Montgomery, la fiducia nella popolazione americana è ristabilita, come anche quando la maggiore emittente televisiva del paese decide di trasmettere in diretta, interrompendo la normale programmazione, gli eventi di Selma. I ragazzi neri della giovane associazione non violenta di Selma hanno le loro meschinità e paure. Nessuno è perfetto, ma per essere brave persone non serve la perfezione: il coraggio dell’imperfetto ma incredibilmente forte Dr. King ispira ricchi e poveri, dominatori e dominati. La strada per il miglioramento di noi stessi e del mondo in cui viviamo è lunga e faticosa, ma se decidiamo di non percorrerla diventiamo tutti complici:
“Who murdered Jimmie Lee Jackson? Every white lawman who abuses the law to terrorize. Every white politician who feeds on prejudice and hatred. Every white preacher who preaches the bible and stays silent before his white congregation. Who murdered Jimmie Lee Jackson? Every Negro man and woman who stands by without joining this fight as their brothers and sisters are brutalized, humiliated, and ripped from this Earth .”
La scena dell’omicidio di Jimmie Lee Jackson per mano di un poliziotto è l’apice drammatico del film, e se la seguente scena in cui Martin Luther King incontra il nonno del giovane non vi strappa più di un paio di lacrime, beh fatevi vedere da qualcuno bravo.
Titolo: Selma
Regia: Ava DuVernay
Anno: 2014
Cast: David Oyelowo, Cuba Gooding Jr, Tom Wilkinson, Tim Roth, Oprah Winfrey, Carmen Ejogo
[…] e girati appositamente per i premi Oscar. Fanno parte di questi i biopic di grandi presidenti, di schiavi di colore liberati e anche La La Land dovrebbe rientrarvi a pieno titolo. Perché si tratta di un film furbo, […]