New Order| Temptation

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La dimensione del limbo, se uno ci fa il callo, ha un fascino domestico, di tana.

Una volta che hai imparato a starci a galla, nelle insidiose acque dell’occasione mancata e del fuori programma puoi nuotare a rana e a stile libero, farci le vasche e i tuffi acrobatici, perché tutto sommato il dubbio è croce e delizia per gli agitati. E la verità è che dopo un po’ smani per tornarci nella confusione, ormai profuma di casa.

L’estatica Temptation ’87 (New Order- Substance 1987) è la canzone che tutti canticchiano in Trainspotting, e che effettivamente non compare mai nella colonna sonora del film. In tutto il parlare di musica, Scozia, eroina (morfina buprenorfina loperamide codeina propossifene ossicodone…vitaminaC) e Sean Connery, la chitarra e le percussioni macinanti di Temptation sono qualcosa di così scontato, di così fuori fase con gli altri pezzi, che è meglio lasciarle intuire. Farle passare a tratti. Lasciarle lì.

Temptation è la canzone che la liceale che scappa di casa il venerdì sera canta sotto la doccia, un occhiolino appena accennato, qualcosa di così banale che non c’è, ed è quindi naturale che tu desideri. Storia vecchia quanto il mondo.

Se Iggy Pop, Atomic e Underworld fanno da sfondo al capolavoro di Danny Boyle del 1996 (e di cui ora vogliono fare il sequel, pare) Temptation ha il potere oscuro del mainstream, non è panorama ma parte integrante, immediata come la canzone del momento che tutti devono ballare. Lo SBAM dello sguardo alla distanza perfetta canonizzata dagli etologi perché se anche ammucchiamo pile di buone intenzioni, rimaniamo scimpanzé che vogliono sognare, e non è il led, non è la birra, non è musica, ma bracconaggio spietato o appuntamento con il caso.

Oh, you’ve got green eyes Oh, you’ve got blue eyes Oh, you’ve got grey eyes And I’ve never met anyone quiet like you before

I tunnel geometrici dei New Order, formatisi allo scioglimento dei Joy Division dopo il suicidio di Ian Curtis, sono adattissimi a riempire estatiche zone grigie. Loro, nonostante promesse e patti di sangue, non sono mai riusciti a tagliare il cordone ombelicale, rimanendo di quelli emotivopropulsivi che bloccano la riflessione, ti dicono che dell’infinita possibilità puoi sempre innamorarti e che puoi marciarci fino a farti sanguinare i talloni, specie se ti piace tirare la corda e non sapere dove andare a parare è la tua essenza. Confuso e vagamente autodistruttivo come la sera al dì di festa, il venerdì notte senza perdono in cui andare e andare e allora andiamo. Ovunque, basta che sia lontano da qui.

Oh, you’ve got green eyes Oh, you’ve got blue eyes Oh, you’ve got grey eyes And I’ve never met anyone quiet like you before

Bernard Sumner ti suggerisce, con la sua voce ieratica e il sinth pop ascoltabile nei due o tre pezzi in cui lui e gli altri non sono troppo sotto l’effetto di droghe pesanti, che chiunque, preso dalla giusta angolazione, può essere il tuo maniglione antipanico.maxresdefault

Oscuri e più fetish dei Depeche Mode, i New Order infilano nei loro testi qualcosa che arriva a sfiorare il masochismo nell’estatica apertura verso l’altro e lo fanno col supporto di percussioni pneumatiche, chitarre ispirate che esprimono puro istinto alla fuga, rapimento in Age of Consent e segnale di fumo del totale abbandono. Sono irrimediabilmente corrotti in Blue Monday, se ne stupiscono in Bizzare Love Triangle e somatizzano in Leave Me Alone.

Diane canticchia Temptation sotto la doccia, si urla “Temptation” dentro il Volcano, e in effetti dopo qualche ascolto capisci che è quello che tutti vogliono ballare per scivolare pericolosamente dal ruolo di chi la racconta a quello di chi se la fa raccontare,  e tu vorresti abbandonarti e sentirtelo dire, o essere te a dirlo “ok, mi hai colpito e affondato, ti scelgo, scelgo te”, che tanto passivo o attivo è uguale, basta non pensarci, vogliamo bene a tutti e andiamo avanti tutta la notte, basta non essere rifiutati e non rifiutare.

Quello che esce dalle labbra di Bernard è fluidodinamica ritmica e incisiva in una marcia di bassi potente, regia realista di immagini notturne e casuali  che si rincorrono e intima psicoanalisi, e vorresti tanto cedere e illuderti per l’ultima volta –oh it’s the last time, oh it’s the last time, oh it’s the last time-, ma ancora ti lecchi le ferite di quando  ti hanno rasato il primo pelo, ed eri solo un tenero orsetto. Il rodaggio da sabato sera.

La chiusura è di Lou Reed, che in Trainspotting compare con Perfect Day, ma Andy’s Chest è una bellissima canzone.

Appunto, confusi ma propositivi e alla fine è solo un disordinato flusso di coscienza. Anch’io ho sempre desiderato una marea di cose.

 

Artista | New Order
Album | Substance 1987
Anno | 1987
Etichetta | Factory Records

 

 

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