Lione | Le visites d’idées, forme di turismo parallelo

Lione | Le visites d’idées, forme di turismo parallelo

Un clacson a trombetta risveglia prepotente i manipoli di turisti e di locali che si guardano in giro sospetti, sparsi a caso sulla piazza principale del quartiere della Croix Rousse, a Lione. Gli sguardi incuriositi trovano senza troppi indugi la causa di tanto tumulto: due tizi bislacchi vestiti da postini d’altri tempi, con pantaloncino corto e scarponi da montagna.
E’ dunque un po’ per caso, un po’ per fortuna, che ci si ritrova inaspettatamente pubblico di questo duo di comici in bretelle, in missione per conto del fantomatico “Ministero dei rapporti umani”.

Ma che sta succedendo?
Si tratta delle « visites d’idées », gioco di parole che funziona meglio in Francia, dove le visite turistiche (quelle stereotipate in annoiati greggi in balia di loquaci agitatori di ombrelli / bandierine / oggetti contundenti ) si chiamano “visites guidées”.

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Una “visita di idee”, quindi. Però Gérald e Jac, attori con più di una punta di follia, preferiscono definirla come “la storia veramente soggettiva del quartiere della Croix Rousse”. visite d idees 3
Risvegliano la piazza, gesticolano, hanno una voce potentissima e una mimica straordinaria. Cominciano stabilendo chiarissime direttive, : “le visite sono a offerta libera, e siete dunque liberi di andarvene senza pagare. Però se lo fate noi siamo liberi di insultarvi”. La visita, itinerante come lo impone la tradizione, dura poco meno di due ore e si snoda per le viuzze di questo antico quartiere di Lione, meglio conosciuto per la sua accoglienza calorosa e i suoi locali che per i monumenti o gli edifici che ospita… ed il bello della visita è proprio questo: ci si sofferma su tutti quei dettagli che solitamente – e volutamente- vengono ignorati dalla Storia e dalle guide turistiche… ma non solo.

Quindi scopriamo il segreto della statua di Jacquard, perché a Sarkozy era stato consigliato di arrivare in ritardo all’inaugurazione di una prestigiosa cioccolateria locale, come sia venuto in mente al comune di mettere in piazza dei puff in granito al posto delle panchine e perché la casa di riposo é messa dietro a quello che sembra un portaciddì gigante…ma che in realtà é la torre di scarico della galleria sottostante. Il ritmo dei racconti é incalzante, e sono narrati con talmente tanto trasporto che si rischia di credere (quasi) a tutto: davanti a un paracarro tondo, ecco che prende vita la “vera” storia soggettiva di come i Rolling Stones fossero in realtà obbligati dal liceo a fare una settimana di scambio in Francia dopo la seconda guerra mondiale e fossero finiti sbronzi di Beaujolais a constatare la pendenza della Montée Saint Sébastien con un enorme pietra tonda. Se da un lato é l’assurdo a entrare in scena, dall’altro non mancano spunti di riflessione verso un quartiere, e con lui un mondo, che é cambiato troppo in fretta. Il proliferare delle case di riposo, la scomparsa dei piccoli negozietti artigianali, la mancanza di un tessuto sociale consolidato, capace di mantenere intatte le storie -quelle vere -, ma anche di ridere delle assurdità, di osare ammettere che l’allestimento della piazza nuova ha una logica non meno insensata da quella che i due attori attribuiscono a crisalidi di futuri elettori di sinistra piantati da Mitterrand.

Pronti a ogni improvvisazione.
Pronti a ogni improvvisazione.

C’é un’altra cosa di questa visita che mi é piaciuta molto, ed é l’idea che un luogo non ha bisogno di essere particolarmente speciale per avere aneddoti da raccontare o per convincere un gruppo di sconosciuti a far finta di essere su un autobus o a giocare a bandiera in mezzo a una via. Può sembrare banale, ma seguendo Gérald e Jacques nei loro deliri e nei loro luoghi, si ha veramente l’impressione che tutto possa essere visto come fosse uno spettacolo e dunque vissuto un pò più da protagonista o, almeno, un pò più attivamente.
Ed é bello vedere come gradualmente il pubblico si lasci quasi abbindolare da questi due abili cantori, che risvegliano con entusiasmo una specie di giocosità infantile, finalmente di nuovo sguinzagliata non solo dagli schemi rigidi della visita turistica standard, ma anche dalle regole impolverate che ci autoimponiamo nella vita di tutti i giorni.

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Alla fine del tour, che é ben calcolata al punto panoramico sul profilo più suggestivo di Lione, ci si ritrova tutti con uno sguardo un pò più critico sulla realtà, di quelli che gettano semi per far crescere belle idee. E con un pò di leggerezza, di quella che ti fa credere che si possa fare tutto, perfino spettacoli esistenziali travestiti da visite turistiche. O forse era il contrario?

P.S. : per saperne di più sulle visite d’idee, date uno o due colpi di clic qui.

Elisa Cugnaschi

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