Quel lunedì di nebbia ad ascoltare IMURI

Quel lunedì di nebbia ad ascoltare IMURI

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IMURI. Tuttattaccato

“Bravi, eh? E poi oh, c’hanno Fedez al basso”

Metti un lunedì post pranzo di Natale, post interrogatori che maquindiilfidanzato?eillavoro?Elosaichelafigliadellacuginadellaziadigiovannahalatuaetàeorasisposa?, metti che il numero di parenti in casa è inversamente proporzionale alla quantità di alcolici a disposizione, che fai? Saluti tutti, una riverenza, prendi le chiavi della macchina e ti dissolvi nella nebbia. Quel lunedì sera è andata più o meno così, ho raggiunto gli amici in centro e “Che si fa? Caffetteria?”. Si va.

Il problema fondamentale dell’uscire con me è che se sento della musica non mi filo più nessuno, sono nella mia musibolla di felicità; nel momento in cui sono entrata nel solito locale, con la solita gente che fa la solita fila al solito bancone, la mia attenzione è stata catturata da quella che non era la solita musica, e sono rimasta lì, immobile. Sono stata salutata e abbandonata a me stessa da un sacco di persone durante la serata, e me ne sono accorta soltanto alla fine del live, quando il mio unico obiettivo era quello di fumarmi una sigaretta e cercare di ricostruire amicizie a cui ho rischiato di mettere fine non rispondendo al telefono per due ore.

– Oh, ma dove cazzo stavi?
– In caffetteria
– A fare cosa?
– Ad ascoltare IMuri
– … Che? I muri? Ma sei ubriaca?
– NO! IMURI, tuttattaccato

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Impossibili da ingabbiare in uno stile, da inscatolare in una definizione: il rock de IMuri è contaminato, sporco, ma in costante equilibrio, sospeso tra il rock’n’roll classico, puro, e un trascinante sound psichedelico.

Il bello dei live a cui capiti quasi per caso è che vieni sorpreso da bella musica, quella buona, e non te l’aspetti, non sei preparato; la regola è banale, ma sempre valida: per capire se un musicista sia bravo o meno, devi ascoltarlo dal vivo. E io non ero preparata per loro. Tre ragazzi bravi per davvero. Una batteria impeccabile, una chitarra con una voce particolarmente rara, e un cazzutissimo basso suonato dal portfolio umano di un tatuatore – e proprio per questo apostrofato durante la serata come Fedez, solidarietà. Che poi, mettete un basso in mano a Fedez e vedete se suona come lui. Ve la do io la risposta. NO. Ma nemmeno per sbaglio.

Se non avete avuto la fortuna (ma diciamo anche il culo) di beccarli live come me, potete ascoltare due dei loro pezzi con tanto di video qui, e qui. Quindi fate un favore alle vostre orecchie, smettetela con Lo Stato Sociale e ascoltate IMURI, per Zeus.

E poi oh, c’hanno Fedez al basso.

 

PS: Caro bassista, non bucarmi le ruote della macchina. Ti hanno venduto così. Scusami.

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