La isla minima, di Alberto Rodríguez
No, non è la versione spagnola di True Detective. Sebbene i titoli di testa, le sequenze iniziali e la trama (due poliziotti “cittadini” che indagano in un ambiente rurale e misterioso sulla scomparsa di alcune ragazze) ricordino da vicino la serie americana, il regista se ne distacca quasi subito ed allarga il campo. Non vi è nulla della compattezza narrativa di True Detective, ma la storia narrata si allarga come la foce del Guadalquivir nelle cui paludi è ambientato il film. Alla fine si ha l’impressione di trovarsi in un labirinto di storie intrecciate, intraviste e poi subito abbandonate. L’abilità di intrecciare queste vicende e di intersecare la storia personale con la Storia nazionale è la forza del film. Sullo sfondo, infatti, in difficile processo di democratizzazione spagnola dopo la morte di Franco, dalla quale i due protagonisti emergono in maniera teoricamente opposta, ma infine incredibilmente vicina.
La regia, al contrario, è solida e senza sbavature, capace di accostare a sequenze concitate e dinamiche, riprese dall’alto a piombo, che fanno anche da sequenza iniziale al film stesso. Molto ben caratterizzati ed interpretati, infine, i due protagonisti, figli della stessa Storia, come fratelli cresciuti nella stessa casa ed usciti per porte diverse.
Voto: 7/8