La duna di Pilat: un’oasi di deserto

La duna di Pilat: un’oasi di deserto

La duna di Pilat é un enclave di deserto in terra europea, una specie di oasi al contrario che si dispiega sulla costa Francese, a qualche ora da Bordeaux, tra l’oceano e il continente. Una striscia di sabbia fine in quantità esagerate, quasi si fosse rotta una clessidra nel pieno della creazione cosmica e tutto fosse caduto per sbaglio e tutto insieme in un angolo di Europa, assolutamente a caso.
Ed anche per questo, perfino in lontananza, i 60 milioni di metri cubi di sabbia suscitano la meraviglia e l’illusione tipica dei miraggi, risvegliando un’energia primordiale e una rinnovata sete di conquista, anche in coloro che la credevano ormai disseccata.

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Arrivati alle pendici della duna, infatti, avrete solo una voglia, legittima, irrefrenabile e morbosa: salirci sopra. Ma non fatevi prendere dal raptus del visitatore da selfie, e, soprattutto, evitate di accedere a questa bellezza dalle vie più battute… Siate degni beduini del vostro desiderio, armatevi di una bottiglia d’acqua, proteggete la macchina fotografica in custodie o sacchetti di plastica e ignorate con coraggio il percorso segnalato nel parcheggio principale. Non sarete mica venuti fino a qui per salire sulla duna più alta d’Europa con una scala attrezzata?!

Salt in giovinezza che posa sul lato oscuro della duna di Pilat.
Salt in giovinezza che posa sul lato oscuro della duna di Pilat.

Invece, prendetevi tutti i granelli di tempo dissipati dal vento, e osate restare a tu per tu con la duna. Per farlo con tutta la tranquillità del caso, scovate gli accessi secondari passando dai numerosi campeggi, o incespicatevi tra le foreste di pini marittimi che si stagliano indisciplinati ai piedi del grande muro di sabbia. Eccovi li’. Microscopici ed effimeri granelli di esistenza affondati in granelli di eternità, esaltatissimi e pronti per la salita. I più audaci si lanceranno in imprese degne di stambecchi alpini, ma la duna li sfiancherà senza troppi complimenti. Si scivola, si sprofonda, si perdono o l’equilibrio o il fiato, o spesso entrambi, specie quando si comincia a guadagnare quota. Impegnati nell’ascesa, vi rendete conto di quanto abbiate voglia di arrivare in cima e di vedere l’oceano, e pure di quanto sia dannatamente difficile camminare sulla sabbia, o di quanto sia comunque comodo sedercisi dentro più o meno volontariamente, specie se per fare una meritatissima pausa. Superata la prima metà della pendice, là dove il gioco si fa duro e la pendenza ripida, tutti i modi di avanzare sono consentiti, uno su tutti la camminata a gattoni che é poi un goffo ma efficace escamotage per mascherare un puntino di disperazione. Infatti, la salita “selvaggia” richiede pazienza ed una discreta forma fisica (oppure una dose extra di uno solo dei due elementi).

Ma ne vale la pena. Raggiunta la cresta della duna, vi sentirete dei funamboli. Sarete in sospeso sulle sagome di sabbia, meravigliosamente disegnate dal vento con precisione, sebbene fragili e temporanee. Il blu dell’Atlantico da un lato, il verde della foresta delle Lande dall’ altro, in testa la foto del primo uomo sulla luna e fuori un trionfo di paesaggi che pare il risultato di un collage di cartoline ben assortite. Se arrivate in cima all’alba rischiate di vedere il sole far capolino tra avvisaglie di Pirenei, che si scorgono nelle giornate più nitide, al di là del parco naturale di Guascogna. Se invece preferite evitare di salire a tentoni (la discesa al buio é decisamente più facile che la salita!), il tramonto é senza dubbio il momento più emozionante e spettacolare, il “must” in questione insomma.

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Dall’alto di questa striscia di sabbia lunga qualcosina meno di tre chilometri, potrete godervi un panorama mozzafiato del sole che si scioglie nel bacino di Arcachon, ma anche sulla duna stessa: i giochi d’ombre, i tratti sfocati dalla luce soffusa e dalle manie plasmatrici del vento, un arancione che diventa oro e poi bronzo e poi si assottiglia per farsi tutt’uno col cielo un po’ indaco un po’ blu, o forse era il colore del mare,

All'alba, tutto in ordine, sparuti turisti meravigliati.
All’alba, tutto in ordine, pochi turisti tanta meraviglia.

chissà? E’ il momento della giornata che i Francesi definiscono “entre chien et loup”, in cui la realtà diviene meno decifrabile e, quindi, lascia spazio a tutto il resto. E voi siete alle estremità del mondo a farvi spettinare i pensieri da una frizzante brezza intrisa di salsedine, esposti all’eterno richiamo dell’abisso blu, in cima ad una duna di sabbia, dove sorgerà una nuova legittima e irrefrenabile voglia: correre a grandi balzi verso la riva e/o bersi un bicchiere di Saint Emilion.

Entrambe le idee sono consigliatissime. La discesa verso il bagnasciuga é meno rocambolesca di quella che si affaccia sulle pinete, ma é su questo lato che diventa più reale l’illusione del deserto, pullulare di turisti permettendo. Da questa parte, infatti, la duna é modellata su più livelli, e lo sguardo si perde nel definirne i contorni. Se anche voi, come lei, volete provare la dolce euforia di lasciare il vostro destino nelle mani del vento, portatevi un aquilone e tendetelo al cielo: il resto andrà da sé. E sarà bronzo e poi oro.

 

Elisa Cugnaschi

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