Florian, l’antieroe distratto di Paul Kalkbrenner
Quando i disadattati diventano icone
Non so voi, ma io praticamene sono ancora lì, a guardare ed ascoltare Berlin Calling, blaterando sull’andare o meno al prossimo concerto a Bologna. E poi capita che il 17 di Luglio esce Feed Your Head, ma non da solo, con un video. Ma non un video normale, la conclusione di una trilogia. Non giudicatemi, ma con il mio passato nerd sono sempre molto affezionato alle trilogie.
Provate a mettervi per un momento nei miei panni:
– Vi piace l’elettronica, ma non tipo un po’. Vi piace nel senso che ti sei fatto 18 ore continue a lavorare, con quelle dodici canzoni. In loop di caffè, techno da parchetto e ingegneria. Per me, Paul Kalkbrenner è un’istituzione!
– Avete un’attrazione strana per la conoscenza. Una curiosità patologica. Vivete nell’attesa che la scena di apprendimento veloce di Matrix diventi realtà. Basterebbe il titolo, ma poi Paul fa quel che fa con i testi delle canzoni che campiona…
– Tra voi e il mondo c’è un’altra lingua, un’altra cultua; “whatever works” per scampare al senso di inadeguatezza, che è un coinquilino fisso con cui convivi, e la storia racconta proprio questo. Del tentativo inutile di comunicare qualcosa…
Sono quasi sicuro che esista un luogo dove apprezzino un certo tipo di protagonismi, anzi li incoraggiano. Eureka! Mettiamo nero su bianco…
Ora, io avevo provato a tentare una descrizione, un’analisi scientifica, ma, giustamente, l’accademia deve starne fuori. Qui servono i bias, il calore dell’opinione.
Tutto è iniziato con Cloud Rider, e già allora l’ape del sospetto aveva punto: non è che Paul vuole dirmi qualcosa di più? Il testo di You’re the One for Me di D. Train è un invito a seguire un sognatore. La musica di Paul è un torrente d’ansia. La contraddizione artistica è notevole, ti ci trovi dentro.
Bustin’ up on a cloud, shout out loud
You’re the one for me
With your love by my side
The world will be mine
You’re the one for me
(You’re the one)
E’ così che ho conosciuto Florian, un antieroe distratto, così al limite dell’autismo che la sua empatia è quasi un potere. La Musica è potente in lui (semicit.). Ma ci sono troppi muri. Il mondo è il perggior sordo, perché non vuol ascoltare. E alla fine Florian è un disadattato, un pazzo sulla montagna che nessuno ha tempo di stare a sentire.
C’è una differenza tra missione e obiettivo, Florian é pazzo, sì, ma è un predestinato. Inconsciamente sa che abbiamo bisogno di lui. Glielo ha detto Paul con le parole di D.Train: “With your love by my side, The world will be mine”. Ma se la violenza non lo fermerà (né i calci né i pugni di chi è troppo arrabbiato per parlare) sarà il tradimento a ferirlo. Il gesto meschino di un ragazzino, che alla fine renderà Florian orfano della sua musica, lasciandolo un po’ eroe e un po’ più umano…
“Nella guerra tra te e il mondo, stai dalla parte del mondo”, l’ha detto Frank Zappa. Vai a casa, Lascia perdere. Riposati. F**K You Mothertrucker! Il secondo capitolo è un invito alla rabbia, un manifesto alla mancanza di controllo. Non sono mai stato un tipo incazzoso, però non disdegno un po’ di sana brutalità. Anche Florian non sembrava capace di vedere l’oscurità, ma a quanto pare anche lui ce l’ha dentro.
Seminudo, prigioniero nella sua stanza regredisce a una condizione quasi primitiva. Angoscia, rabbia, frustrazione degradano la scena, e mentre ascolti ti immagini al suo posto. Non ci sono parole per esprimere certe emozioni, e infatti Paul non ne mette. Il ritmo è così serrato che spinge all’afasia. Un caricamento é veloce, non c’è tempo: e Alice cade… Florian è allo stremo, annullato: si è perso completamente e adesso può finalmente ritrovarsi.
Ho sempre amato le citazioni, sono pillole di saggezza. “Feed your Head” è una di quelle due o tre frasi che incontri strada facendo, frammenti della vita di qualcun’ altro che parlano di te, ti riassumono, ti conoscono. “Feed your Head” è un mantra, puoi ripeterlo fino a far sorgere e tramontare il sole.
Siamo alla fine. Florian è di fronte alle persone che cercava di aiutare. Si sente una musica leggera, dalla provenienza sconosciuta, che coinvolge tutti in una danza. Flashback di quanto è successo confondono la scena ricordandoci le ferite ancora fresche. Il dolore è stato grande e una cura è necessaria: i Jefferson Airplane prestano le parole a Kalkbrenner (White Rabbit), lui ci regala un memento mori:
One pill makes you larger
And one pill makes you small
And the ones that mother gives you
Don’t do anything at all
Non c’è rifugio dalle emozioni, né da un mondo contorto e pieno di contraddizioni. Non ci resta che seguire il consiglio, coltiva te stesso, be bold.
When logic and proportion
Have fallen sloppy dead
And the White Knight is talking backwards
And the Red Queen’s off with her head
Remember what the dormouse said
The Florian Trilogy è Techno Concept. Paul Kalkbrenner è il Bianconiglio che ci guida giù per la sua tana di suoni. Alexander Nowak e Felix Richter, di Droga5 NYC, hanno trasformato l’esperienza, dandogli un senso in più: la vista. The Florian trilogy, è il primo esempio di misf(H)its, quando i disadattati diventano icone.
Da qui è tutto, il resto tocca a voi: metteteci le orecchie!
Feed your head
Feed your head
Feed your head
Riccardo Tommasini
Bellissima recensione.
Un recensione fatta col cuore. Stupende parole, non banali.
Hai riassunto tutto l’essenziale. Grazie!!
Complimenti !
Io amo la techo nonostante abbia 50 anni.
Mi emoziona o al punto tale che spesso piango!
L’ho iniziata ad ascoltare in Spagna 28 anni dove abitavo mentre in Italia è arrivata molti anni dopo.
Ero considerata una fuori di testa da gente che non è in grado di anzi non capisce realmente la musica di che è un insieme di note che Paul ne ricava dei capolavori.