Cantalamappa: Wu Ming per bambini rivoluzionari
Se dico Wu Ming il primo pensiero va a Bologna, Luther Blisset, cinque che poi sono diventati quattro, e poi a Thomas Müntzer, mesmerismo, Cary Grant, anatre e arance meccaniche, un sito fatto un sacco bene, tweet letali all’imbecille legiferante di turno, concezioni distopiche del copyright. Ma se dico Wu Ming dico anche New Italian Epic, opere dense e totalitarie come tsunami, libri da aggredire con cautela perché ti affogano la quotidianità, svariate mani e svariate teste pensanti e svariati cuori tutti compressi dentro le pagine – di solito – riciclate. Ogni opera a nome (collettivo) Wu Ming è piena di un’assolutezza che un poco sfugge agli altri lavori dei singoli autori – che mantengono, comunque, un illuminato intelletto: vedi Timira (Wu Ming 2, 2012), e Stella del Mattino (Wu Ming 4, 2008).
Ed è proprio col nome collettivo, con tutte le loro dita, che hanno pubblicato nel 2015 un libro inatteso, diverso da tutti gli altri. Una guida pratica al wanderlusting, all’ecologia, ai relationship goals, allo spirito critico come al libero pensiero – e ovviamente, all’anarchia.
S’intitola Cantalamappa.
È un libro per bambini.
Ci sono Adele e Guido, coppia di mezza età con tanti capelli raccolti in trecce grigie: vivono a Borgata Pozzangherone – piccolo nugolo di case fiorito su un laghetto che è più una pozzanghera. Paesino e laghetto poggiano su di un’isola, essa stessa all’interno di un’altra semisfera d’acqua dolce, il lago di Brenno. La metropoli più vicina si chiama Fessacchiopoli. È qui ho detto (quasi) tutto. Ma fra laghi concentrici e toponomastiche discutibili, Guido e Adele sono i depositari di un’insolita memoria degli accadimenti del mondo. Perché turisti non lo sono stati mai, ma wanderluster, viaggiatori, lo sono stati per tutta la vita: Cantalamappa è un “Atlante bizzarro di storie e luoghi curiosi”, ed è racchiuso nel librone dei viaggi dei due protagonisti. Le quindici storie che prendono vita nelle pagine del libro sono raccontate con entusiasmo da un innominato bibliotecario, voce narrante dell’intero libro.
Sono storie belle e storie brutte, come i luoghi che vi sono ricordati – perché, dice Adele, ogni tanto devi andare a vedere anche i posti brutti: potresti accorgerti che anche in un brutto posto ci sono cose belle, e una cosa brutta vista con i propri occhi non è mai la stessa che ti viene raccontata da qualcun altro. Si insinua veloce nell’animo del lettore la necessità del pensare solingo, la ricerca di una ratio nel panorama delle cose, un’avversione all’inghiottire punti di vista già masticati Chi legge, rapito, scopre di località esistenti e luoghi inventati, geografia e letteratura – e anche per chi si fregia di una medio-alta erudizione, i confini fra reale e surreale tendono a svaporare: perché, nell’anima tipica della ricerca di Wu Ming, alle lacune del vero storico si appongono toppe d’invenzione, si plasmano storie meticce d’umano racconto.
Si ragiona di rispetto e spazi altrui, che “i mostri, le belve, gli animali feroci, se li tratti con rispetto, ti mantieni alla giusta distanza e non li impaurisci, non fanno male a nessuno, perché amano starsene tranquilli come tutti noi”; si affrontano gli elementi basilari del diritto internazionale – le micronazioni, il concetto di Stato autonomo e mutuo riconoscimento, acque internazionali e acque di casa, di quella volta che un ingegnere italiano costruì un’isola delle rose nel mar Adriatico, dichiarata indipendente con tanto di lingua ufficiale (esperanto), stemma (un mazzo di fiori) e francobolli (li trovate anche su Google); si ricama sulla geografia lontana, sulle isole del tesoro, e sui brigantini italiani che naufragarono addosso a scogli deserti e non vollero tornare indietro.
Ci si fa forza raccontando del buio del Vajont, si delinea la storia d’Italia fra Biechi Neri e Benito Mascellone, i Bulli Crociati e i Comunardi Rossi: con tenerezza ci si ricorda di Dolcino e Margherita, eretici medievali cantati da Dante nell’Inferno e amati dal popolo sul Monte dei Ribelli. Si parla di cinema all’aperto nel deserto del Sinai, dell’isola di Pasqua che si lasciò morire per erigere simulacri di roccia, del centro del mondo che non sta da nessuna parte se non hai qualcuno a cui voler bene.
A leggere l’ultima storia, tuttavia, la coscienza si scuote: Paperelle narra di un’isola gigante, senza meta, che vaga nel Pacifico. È un’isola di plastica e rifiuti. La rabbia monta: che questo mondo bello mi viene da difenderlo col coltello fra i denti. Che questo precario binomio uomo-pianeta ha creato splendori indicibili, e giorno per giorno stiamo lavorando di lima per lasciare solo braci. Gli estremismi sono inutili, nella religione e nell’ecologia: ma se in me, che a metà fra i venti e i trenta ho già adottato una buona dose di disillusione, la reazione emotiva si scatena così rumorosa – pensate un po’. Pensate un po’ a che rivoluzioni potrebbe portare equipaggiare i vostri figli di libri come questo, piuttosto che d’Ipad e di cinismo.
Chiunque s’accompagni a questo libro ne gioverà in pedagogia – Cantalamappa getta una luce rivoluzionaria anche sugli animali da compagnia: la nuova frontiera è il capibara.
Non basta di certo un libro per bambini a rendere felici: ma vogliamo recuperare un po’ di quella bellezza che sta negli occhi di chi scopre un’isola per la prima volta? E allora leggiamo Wu ming, perdiamo vent’anni, cantiamo le mappe, rammendiamoci il cuore.
(E facciamo la differenziata.)
titolo | Cantalamappa – Atlante bizzarro di luoghi e storie curiose
autore | Wu Ming
anno | 2015
editore | ElectaKids
pagine | 125
[…] Ming, che già abbiamo conosciuto sulle pagine di SALT, scrive libri di Rivoluzione, nella forma e nella sostanza. Tanti autori per cogliere e raccogliere […]
[…] giusto, encomiabile mix di finanza spicciola, diritto pubblico spray, wanderlusting a corto di Google Maps e vagonate di […]