PPP dei muri

PPP dei muri

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Il “muro” è una piattaforma popolare, aperta al pubblico gratis et amore dei; l’arte sul muro è democratica, al pari degli affreschi nelle chiese. Ma il murale è opera laica, è arte di tutti perché esposta all’estraneo e alle intemperie, abbracciata alle strutture verticali che delimitano i perimetri delle case. Senza divinità e senza lumicini da incendiare per favorire una grazia. Eppure, nel ventre caldo di Torpignattara – fra scatolame edile anni ’70, le catacombe sotto i piedi, alberi e l’Acquedotto e casette basse lungo la Casilina – c’è un murale alto tre piani che pare una pala d’altare.

Hostia - N. Verlato
Hostia – N. Verlato

L’ha fatto Nicola Verlato, in via Galeazzo Alessi, da poco, al numero 209 o giù di lì; s’intitola Hostia. Evoca tanto l’Idroscalo quanto la sacralità del pane azzimo. E rappresenta, con una lunga caduta senza appigli, quella volta che hanno ammazzato Pier Paolo Pasolini: è un’opera solenne sulle sfumature dei grigi e della luce, un lirismo convulso nella forza di gravità che trascina l’intellettuale, le braccia protese e figure corali che osservano impotenti la caduta. C’è un albero dalla chioma folta, forse a simboleggiare una qualche speranza di giustizia che permane. È commovente. E sta su un muro, di un edificio altrimenti anonimo, di una strada altrimenti dimenticabile. E tanti si fermano e tanti guardano e tanti si interrogano.

Non stupisce che a ricordare Pier Paolo Pasolini siano fiorite, in angoli diversi e affacciate su diversi sampietrini, numerose icone di quell’arte povera ma potente che è la macchia sul muro: la street art, l’orpello sulla parete, decori ex novo sugli edifici, tutto ciò che è terreno e immediato e legato alla vita dell’umanità locale. Roma ha raccolto l’eredità di Pier Paolo e l’ha ammassata sulle proprie mura: non c’è nessun artista, nessun pensatore, nessun politico, nessun profeta più celebrato con le bombolette spray di Pasolini. Gabriele ed io la siamo andata a cercare, questa variopinta iconografia votiva in giro per le strade Roma: e ora ve la racconto, con una guida breve a PPP dei muri, santo laico delle periferie.

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Il Pigneto è il luogo che forse più di tutti difende con le unghie e con i denti la memoria di Pasolini: delle scene di Accattone (1961), girate in Via Fanfulla da Lodi, Necci, locale storico, conserva gelosamente foto, e ritratti dai colori pop di PPP. Ma è proprio sui muri di questa strada, i cui palazzetti inizio ‘900 sapientemente ristrutturati sono ora nido di radical chic, che i migliori fra gli street artists romani hanno lasciato il loro segno indelebile di affezione pasoliniana.

Omino71, specializzato in street art che ritrae personaggi più o meno famosi in veste di supereroi, ha realizzato un ritratto, ruotato parallelamente al suolo, di Pasolini come un eroe mascherato: il volto tipicamente squadrato, un passamontagna blu, alette alle tempie ed, impresse sulla fronte, quattro semplicissime parole.

Io so i nomi - Omino71
Io so i nomi – Omino71

Io so i nomi. Le stesse parole che potrete scorgere su uno dei muri di Necci. Ma quali nomi? È questa infatti una celebre frase che Pasolini ripetè più volte nel suo articolo del Corriere della Sera del 14 novembre 1974, Cos’è questo golpe?”. Pasolini denunciava la macchina di protezione del potere politico che aveva portato a ingiustizie e massacri, come la strage di Milano del dicembre 1969, e  quelle di Brescia e Bologna del 1974. Diceva, Pasolini: “Io so i nomi dei responsabili (…). Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.”

Prescindendo dal messaggio fortemente politico evocato dal murale di Omino71, proseguendo per meno di cento metri su via Fanfulla da Lodi e voltandosi, ci si confronta con un’opera di travolgente impatto visivo ed emotivo: sul muro interno di un palazzo, Maupal ha infatti realizzato la gigantografia dell’occhio di Pasolini, in bianco e nero, il cipiglio tipico che scava un buco nel cuore di chi guarda. Quel murale pare vivere e respirare, e – più di tutto, quasi un novello Sauron – pare osservare ogni passante sulla strada.

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Maria da “Il Vangelo secondo Matteo” – Mr. Klevra

Mr. Klevra, invece, dirimpetto a Maupal rievoca, a colori, una delle immagini più significative di quel manifesto culturale, sminuzzato dalla censura, che è stato Il Vangelo secondo Matteo (1964): una giovanissima Maria, lo sguardo indecifrabile eppure bellissimo sotto le sopracciglia arcuate.

Infine, un po’ più lontano da quel luogo accogliente che è Via Fanfulla da Lodi, in Via Luchino dal Verme il pittore Andrea Cardia ha realizzato un murale lungo quanto tutto il muro di una scuola: ad una delle sue estremità compare, insieme a Totò, la figura inconfondibile di PPP, corredata di occhiali scuri d’ordinanza. Il tratto è volutamente infantile e l’insieme gioioso. Peccato, però. Peccato che quest’opera abbia già subito gli insulti del tempo: o, più che altro, gli insulti delle bombolette spray, che hanno irrimediabilmente rovinato questa fetta di murale. Andate a vederlo, perché merita – ma aspettatevi anche di sentir montare l’indignazione.

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PPP al Cinema Impero – Diavù

Non lontano dal Pigneto, su quell’arteria perpendicolare fra Prenestina e Casilina che è via dell’Acqua Bullicante, c’è una struttura chiusa da tempo: è il Cinema Impero. Qui, nelle ex vetrine dei film in cartellone, David “Diavù” Vecchiato ha disegnato un ritratto fortemente a colori di Pasolini, che si colloca a fianco di quelli di Anna Magnani, Sergio e Franco Citti, Monicelli. Diavù ha realizzato queste opere nell’ambito di CantiereImpero, un laboratorio di progettazione che coinvolge cittadini, proprietari e istituzioni per tentare di riaprire il cinema. Sino ad ora, purtroppo, restano aperti solo questi ritratti davanti ai quali molti passanti si fermano, anche solo per un attimo, a guardare.

La densissima concettualità pasoliniana ha valicato anche le Alpi per consacrarlo ad icona del libero pensare: è forse proprio per questo che a Roma non uno, ma ben due artisti di calibro pesante hanno scelto con cura determinate cinte murarie per celebrarne la memoria, artistica ed umana.

Salò o le 120 giornate di Sodoma - Zilda
Salò o le 120 giornate di Sodoma – Zilda

È infatti a Trastevere, a via di Porta Portese e dintorni che Žilda, street artist di Rennes già stregato da Napoli, ha deciso di ricreare con colori poco saturati scene indimenticabili delle fatiche cinematografiche dell’intellettuale bolognese: i due sposi di “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, e dalla stessa pellicola una riproduzione della giovane esanime accasciata su una sedia; Pasolini che saluta agitando la mano; l’indimenticabile, scandalosa copertina de “Il Fiore delle Mille e Una Notte”, completa di arco e freccia.

Il fiore delle Mille e Una Notte - Zilda
Il fiore delle Mille e Una Notte – Zilda

 Gli artisti francesi, educati a non imbrattare mura altrui senza permesso, usano per le loro opere una tecnica particolare, che non contempla le macchie indelebili: attaccano piuttosto tele di carta povera, veri e propri cartelloni, che fusi con la vernice del muro appaiono alla stregua di murales. Tecnica beneducata, indubbiamente, ma che condanna i capolavori a vita breve: è infatti la stessa utilizzata dall’illuminato Ernest Pignon-Ernest, artista sensibile che ha appiccicato nella capitale, nel suo pasciuto centro borghese senza precedente memoria di muri inchiostrati d’arte, un po’ dovunque un’umanissima Pietà.  Pasolini che tiene in braccio il proprio cadavere, uno sguardo sereno contro l’abbandono delle membra senza vita. Un’opera purissima, fiato sospeso e lunghi brividi lungo la schiena, quando la incroci uscendo dal Nuovo Sacher.

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Pietà - Ernest Pignon-Ernest
Pietà – Ernest Pignon-Ernest

Ed è con rabbia che vi confesso che quel pezzo di cartone sul muro arancione ora non c’è più – strappato da qualche individuo poco incline a sorprendersi della bellezza inaspettata. Forse qualche altra Pietà in giro per Roma si è salvata: voi andate, girate, cercate. Se la trovata, fatele una foto e portatela nel cuore.

Se correte verso il mare e arrivate fino ad Ostia, quartiere romano di sbocco sul Tirreno che poi è una città nella città, per scorgere PPP sui muri non andate all’Idroscalo: purtroppo, quella crasi di mare, baracche e magazzini non porta memoria di Pasolini, né del suo sangue versato sullo sterrato quattro decenni fa.

PPP al Centro di Formazione Professionale Pierpaolo Pasolini - Maupal
PPP al Centro di Formazione Professionale Pierpaolo Pasolini – Maupal

Qui i nomi non li sa nessuno. Ma proseguite, proseguite fino a via Domenico Baffigo, dove il Centro di Formazione Professionale Pier Paolo Pasolini ospita un’altra opera di Maupal – la cui mano felice traccia contorni meno arcigni del suo volto su una parete interna, incastrato dietro ad un termosifone.

Anche Mr. Klevra e Omino71 si prestano ad un ricordo congiunto sul muro d’ingresso del Centro omonimo: un ritratto frontale affetto da chimerismo, metà letterato e metà supereroe.

PPP al Centro di Formazione Professionale Pierparolo Pasolini - Omino71 e Mr. Klevra
PPP al Centro di Formazione Professionale Pierparolo Pasolini – Omino71 e Mr. Klevra

D’intorno, aforismi celebri che marchiano la strada a poche centinaia di metri da quell’Idroscalo che la faccia gliel’ha cancellata: chi si scandalizza è sempre banale.

Sono quarant’anni che PPP se n’è andato, e la sua eredità sui muri non si ferma.

Pasolini nel Forgotten Project al Teatro India - Frederico Draw
Pasolini nel Forgotten Project al Teatro India – Frederico Draw

 

 

Proprio ieri, in quella parentesi onirica che è il teatro India, all’ombra del gazometro Frederico Draw – punta di diamante della street art portoghese armata di bomboletta spray – ha inaugurato, nell’ambito del Forgotten Project, il proprio tributo a Pier Paolo sulla parete curva del silos. Il ritratto è abbozzato, in bianco e nero come fosse a matita – un’espressività profonda negli occhi incavati.

Statemi a sentire, fate come me e Gabriele. Prendete una domenica mattina di sole, una macchina fotografica e questa lista di indirizzi*: vi accorgerete che, in fondo, Pasolini da Roma non se n’è mai andato. Il suo sguardo lo trovate ancora – magari imbrattato, magari strappato, magari ignorato – sul muro, che osserva la vita. Salutatelo anche da parte nostra.

Quaranta volte ciao, PPP dei muri.

Pasolini - Zilda
Pasolini – Zilda

 

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  • Via Galeazzo Alessi
  • Via Fanfulla da Lodi
  • Via Luchino dal Verme
  • Via dell’Acqua Bullicante
  • Via di Porta Portese
  • Largo Ascianghi
  • Via Domenico Baffigo
  • Lungotevere Vittorio Gassman

 

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