Siamo tutti Charlie (Gordon)
La consapevolezza di come affrontiamo il mondo e, viceversa, di come il mondo si approccia a noi, non è cosa scontata nella vita. Si potrebbe citare Uno, nessuno e centomila, in merito. Certo. Ma non solo e non è esattamente ciò che Daniel Keyes, venuto a mancare non più tardi di un anno fa, espresse nella sua prima- e più celebre-opera: Fiori per Algernon.
Fiori per Algernon vinse ben due premi, Hugo e Nebula, rispettivamente per il racconto e per il romanzo omonimo e conta decine di adattamenti e citazioni cinematografiche e teatrali. In merito ci si potrebbe dilungare, ma non lo farò. Ritrovare quasi per caso riferimenti a questo romanzo mai abbastanza noto è moto d’affetto: un elenco non renderebbe giustizia…
Quando lo lessi per la prima volta non lo compresi. Non sapevo di avere tra le mani quello che è considerato uno dei capolavori della letteratura fantascientifica mondiale, dove l’elemento fantascientifico è tuttavia solo un pretesto, un esile casus belli creato ad hoc non per allontanarsi dalla Terra (metaforicamente e non) bensì per rimanere ancorati alla realtà, umana soprattutto.
Keyes svela una storia di ordinaria brutalità attraverso la sgrammaticata mano del ritardato (il politically correct negli USA degli anni Sessanta non esisteva) Charlie Gordon, deriso dai colleghi della panetteria presso cui lavora come lavapavimenti, rifiutato dalla famiglia che paventava una presunta pericolosità di Charlie ai danni della sorella, impegnato in una lotta disperata per diventare “intelligente”. Così disperata da portarlo a sottoporsi ad un intervento sperimentale per incrementare il suo QI: lo stesso intervento a cui era stato sottoposto il topo Algernon, destinato a diventare avversario e amico di Charlie nei numerosi test di valutazione dei progressi sempre più sbalorditivi. Charlie – Keyes scrive il suo diario, la grammatica e la sintassi si riordinano di pagina in pagina, diventano quasi poesia, filosofia, psicologia. E Charlie prende coscienza che i vecchi colleghi della panetteria non lo accettano più. I loro scherni non sono più così bonari agli occhi del nuovo Charlie. La sua insegnante della scuola per adulti ritardati, e poi i medici che lo avevano sottoposto all’esperimento sono ormai troppo lontani per la mente proiettata verso l’onniscienza del nuovo Charlie: il suo cervello corre ad abbracciare lo scibile umano ma la sua emotività rimane paurosamente indietro, rimane l’emotività del vecchio Charlie. Charlie vecchio e Charlie nuovo coesistono nello stesso corpo, sconvolgendo la mente che ben presto, come per il topo Algernon, dopo aver toccato l’acme dell’intelletto, crolla su se stessa, si accartoccia e si confonde e con essa la grammatica e la sintassi del diario-romanzo.
Non so se Keyes abbia voluto mantenere un approccio verista, o se abba voluto semplicemente che la vicenda seguisse quel corso. Così come non è apertamente visibile un giudizio sull’etica dell’intervento chirurgico in sè, è invece analizzata la variegata umanità che circonda Charlie. I medici, i colleghi della panetteria, così come l’insegnante della scuola per adulti non sono mai semplici comprimari o figure sullo sfondo: anche attraverso la mente confusa di Charlie essi sono vivi e reali tanto per il protagonista quanto per il lettore. Ed è qui la grande forza narrativa di Keyes: egli permette, attraverso la sua prosa equilibrata e modulata nel corso del romanzo, a Charlie, ma anche al lettore di maturare una consapevolezza duplice. La scelta di una prosa personale potrebbe far pensare ad una scelta per accrescere il pathos, per far “identificare il lettore” (come si legge nelle antologie scolastiche) nello sfortunato protagonista. E forse è davvero così, o per qualche lettore funzionerà così.
Quello che invece si crea e cresce durante la lettura è la consapevolezza di assistere. Si è spettatori, semplicemente. Perché l’immedesimazione (o un’astrazione) può avvenire solo alla fine: solo allora si potrà pensare che almeno una volta nella vita siamo stati, o saremo, Charlie Gordon.
Chiara Boem
titolo | Fiori per Algernon
autore | Daniel Keyes
editore | Nord
anno | 1969