Poesie più o meno d’amore – Diane Di Prima

Poesie più o meno d’amore – Diane Di Prima

diane di prima
Anche oggi siamo sul beat. Mentre “le nostre valigie logore sono di nuovo ammucchiate sul marciapiede”(cit.), noi facciamo un nuovo esperimento con l’LSD.

 

(DISCLAIMER: sta per Literature-Sound Duet…che avevate capito?).

 

Quindi, anche stavolta, fermatevi un attimo, mettete le cuffie, e schiacciate play qui sotto.




 

Il mio nuovo vademecum in questi giorni è Poesia degli ultimi americani, un’antologia di poesie beat a cura di Fernanda Pivano. Gli “ultimi” del titolo sono i poeti della beat generation. “Ultimi” perchè nel 1964, anno di pubblicazione di questa raccolta, erano davvero le voci più recenti. “Ultimi” perchè rappresentano l’ultimo vero grande movimento letterario che ha scosso l’America. Ma secondo me “Ultimi” anche perchè erano veramente gli ultimi degli sfigati: dormivano negli scantinati, fondavano case editrici che duravano un giorno, viaggiavano in macchine tenute insieme con lo spago.

La Pivano descrive così i poeti beat:Sono praticamente irrangiungibili. Per incontrarli ci si deve affidare al caso o aspettare ore sulla porta di casa loro che rientrino a dormire, sempre con la possibilità che invece si siano fermati a dormire in casa di qualcun altro o che magari siano partiti per un altro continente. Quando li si incontra, si entra di colpo nel giro della loro vita e ci si trova ad accompagnarli al caffè o dal medico, a vedere un tramonto o a cercare un amico scomparso da settimane”.

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Una delle prime poesie che ho letto sfogliando “Poesia degli ultimi americani” è stata Poesie più o meno d’amore, di Diane Di Prima, una che tutte le rotelle a posto non ce le doveva avere. Ho trovato questa poesia molto emblematica, perché rispecchia l’atteggiamento degli “ultimi”. Si presenta ruvida, come se volesse scoraggiarti, come se volesse selezionare i lettori

Cento larve hanno insegnato alle mie viscere a torcersi

 

Poi, per i pochi che le danno comunque una chance, cerca di darsi un tono, si ripulisce un attimo per sembrare seria, una tipa a posto

mi domando perché abbiamo dormito insieme quelle notti e cosa abbiamo perduto...

 

Però… però non ce la fa, scendendo verso le ultime righe riaffiora l’ironia che strappa al lettore un grande sorriso

accidenti a te.

 

Ho interpellato il mio Soundista di fiducia Jay Bargiani, chiedendogli di farsi rivelare dai suoi Sciamani la colonna sonora di questa poesia. Lui mi ha detto “Sure baby, mañana” (cit.), e mi ha spacciato subito un po’ di Miles Davis.

Se siete in partenza per le vacanze questa è la combo giusta, quella che ciproietta in avanti verso una nuova, folle avventura sotto il cielo. Cit.

 

Poesie più o meno d’amore – Diane Di Prima

5
cento larve
hanno insegnato alle mie viscere a torcersi
cento settimane or sono
e adesso tu vieni con bacche
nei capelli
e aspetti il mio
applauso.
6
mi domando
perchè
abbiamo dormito
insieme
quelle notti
e cosa abbiamo perduto.
9
Qui con il lago per divertirci
                              sarebbe splendido
se potessi trovare il modo di pagare l’affitto
quando torno in città
Qui con un ruscello e tutto quel jazz
                              penso a te
Che non ami me
                              che non amo te
E non è freddo bambino?
Così freddo che potremmo farci gelare la birra
Questo non è il posto per pensare alla birra.
                              Tutto verde.
10
Canzone alle 24
il tempo
ha mangiato la mia innocenza come un pistacchio
l’amore se n’è andato con la mia fiducia
o nobile primoamore
                               tutto verde limo
cosa hai fatto della mia risata
cosa hai fatto dei soldi che ti davo al venerdi
e dei buchi nelle mie scarpe?
12
Nel caso tu mi pianti ti pianto
subito, bambola
so a cosa stai giocando.
Nel caso tu mi pianti ho già pensato
che ci sono bocche più belle della tua
corpi più estasianti
posti più attraenti.
Nel caso tu mi pianti non mi sarà d’aiuto.
13
Ma bambino
se capiterai quassù
con quel
sorriso
fresco-di-campagne
e quelle mani
accidenti a te
non credere
che questa volta non ti chieda
dov’è il ballerino
con il quale
hai trascorsa
la settimana
in città




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