Six Shooter, di Martin McDonagh
Quante cose possono andare male nella giornata di un uomo di mezza età irlandese? Martin McDonagh ci conduce nella sua personalissima odissea dell’uomo comune contro il destino avverso. Vincitore del premio Oscar per il miglior corto nel 2004, Six Shooter è una Black Comedy, intrisa di humor nero e sostenuta da una sceneggiatura strepitosa. I dialoghi fanno da padrone di quasi tutto questo cortometraggio, scandendo il tempo quadripartito del racconto. Ad ognuna delle quattro parti, fa capo un vento luttuoso, ogni volta più strambo e difficile da collocare nel normale ordine delle cose della vita, in un crescendo che porta dritto all’agrodolce finale.
I rocamboleschi dialoghi sono presentati alla perfezione da una coppia di attori perfettamente calati nella parte, Brendan Gleeson (caro agli amanti di Harry Potter), a cui spetta il ruolo del marito in lutto, e Rúaidhrí Conroy, l’adorabile ragazzo strampalato che cambierà completamente il viaggio di ritorno di Gleeson. Non c’è una vera riflessione sulla vita, alla fine della storia, ma rimane l’idea che alcune cose – se non tutte- debbano accadere, che noi lo vogliamo o no.
Oh Jesus, what a fucking day!