Feast, di Patrick Osborn
L’ultimo cortometraggio prodotto dal Walt Disney Animation Studios è un allegro mix di elementi tipicamente disneyani (ottimismo, sorriso politically correct, animali e amore), ma da un punto di vista originale e dal tocco attuale.
Una banale storia d’amore, naturalmente a lieto fine, è vista dagli occhi di Winston, un piccolo cagnolino tipo bulldog francese che, raccolto dalla strada da un ragazzo quando era un minuscolo cucciolo tutto occhioni e orecchie, cresce da (spero solo stereotipo di) maschio single. Festini pantagruelici a base di avanzi di pizza, polpette e junk food ipercalorico vario, sono il simbolo della sua felice vita da cane domestico; finché un brutto giorno invece del solito appetitoso pezzo di pizza trasudante formaggi fusi, sotto il tavolo arriva un cavolino di bruxelles. Il povero Winston deve da quel giorno abituarsi ad un nuovo regime alimentare dettato dalla convivenza del suo padrone con una ragazza salutista (e presumibilmente vegetariana) .
Divertente, cuccioloso quanto basta, ha il pregio di non umanizzare eccessivamente il protagonista canino, una volta tanto, e di sperimentare un po’, negli orizzonti disneyani: il corto è incentrato non solo sull’orizzonte (visivo e forse soprattutto olfattivo) di Winston, ma anche su quello uditivo. Infatti sono pochissime le parole e le frasi chiare nei sei minuti di film, il resto è un brusio di fondo, confuso e di poca importanza, così come hanno pochissimo rilievo i volti.
Premiato con il premio Oscar 2014 per il miglior cortometraggio, Feast è un grazioso e piacevole antipasto (in tutti i sensi) all’ultimo film firmato Disney Pixar, Big Hero 6.