Salvarsi un giorno a Roma | Consigli di sopravvivenza al Giubileo
Ormai ci siamo. Porta Santa aperta dalla notte di Natale 2024. Ma che a Roma stia per prendere avvio un nuovo Giubileo è evidente a chi ci vive da molto prima. E non è esattamente di giubilo che parliamo.
Che il grande evento fosse in arrivo si è capito quando, a un certo punto, abbiamo iniziato a vedere il Sindaco Gualtieri aggirarsi con giubbotto catarifrangente e caschetto tra centinaia di cantieri aperti tutti contemporaneamente (of course). Bravo/a a chi ha avuto l’idea comunicativa. Indubbiamente fa ridere.
E nel silenzio delle case, la sera, è tutto un compulsare la pagina del Sindaco per vedere di che morte si morirà il giorno dopo.
ESCLUSIVO:
Siamo in grado di svelarvi un dialogo avvenuto in una casa del Pigneto qualche giorno fa:
C: “Basta guardare Gualtieri!!!!”
F: “Me l’ha mandato Gabriele questo link, giurooo. Stavolta non sono stata io!”
[abbiamo celato le identità per ragioni di privacy perché il nostro ufficio legale è in viaggio di nozze, ma i diretti interessati si sentano liberi di auto svelarsi]
E poi diciamocelo. La pagina del Sindaco è diventata meglio di una serie tv. Al punto tale che hanno iniziato a fiorire pagine parodia. E pluribus, una: Gualtieri Che Indica Cose.
Vedere per credere.
È tutto un unboxing per le inaugurazioni. Gualtieri è la Chiara Ferragni dei cantieri, praticamente. Ma fortunatamente senza apparenti scandali su finta beneficienza.
Si segnalano anche neologismi molto interessanti come l’appena coniata definizione di “cantiere giubilare“. Tempi di vacche grasse per tutti gli ummarel’ romani.
E quindi. La domanda per chi Roma la vive è una sola. Come arrivare indenni alla chiusura della porta santa senza voler buttare direttamente la chiave?
Sarebbe impossibile elencare orari strategici per prendere i mezzi perché navighiamo in terra incognita. Non lo sappiamo ancora. In qualcuno ancora dimora la benamata speranza che “oh, magari non viene nessuno eh”. Il timore dello sposo all’altare. Dove all’altare, col doppiopetto, c’è il Sindaco con tutta la giunta schierata. La sposa pellegrina arriverà?
Abbiamo deciso di raccogliere in questo pezzo alcuni suggerimenti per riappropriarsi della città che amiamo. Quei luoghi per tutti quei momenti in cui avremo bisogno di farci pace, scorrendo le foto del Colosseo e dei fori imperiali nella galleria del telefono con lo stesso approccio con cui si guarda la foto dell’ex. Mi manchi, ma non voglio incontrarti perché ora hai un altro.
Un altro milione di persone intorno.
Al giorno.
[livello drama queen giubilare: HIGH]
Andiamo.
Parco degli Acquedotti
È sufficientemente grande per tutti. Insieme alla Caffarella, location per antonomasia del pic nic del 25 aprile e pure di quello del primo maggio. Fermata metro A: boh, Giulio Agricola? Sì, a occhio è la più vicina. Altrimenti si consiglia caldamente di scendere a Porta Furba. Fare il sottopasso da via dei Lentuli e buttarsi dentro il parco di Tor Fiscale. Da lì proseguire fino a che quel parco diventa quello degli Acquedotti, appunto.
Sopra, gli aerei Ryanair che puntano alla pista di Ciampino. Sotto, distese di verde e rovine in contrasto col cielo. Potete andarci in bici o a piedi. Portarvi un telo, il pranzo, un libro, un pallone, quello che volete. Ne vale veramente la pena. È calmo, in fondo, anche quando è strapieno.
Street art a Tor Marancia
Il Museo Condominiale di Tor Marancia è un vero museo abitato, un luogo magico dove l’arte assiste alla vita, mentre la vita assiste all’arte. La collezione del museo è costituita dai 22 dipinti murali monumentali realizzati da alcuni tra i più rilevanti artisti internazionali sulle facciate di un un comprensorio di edilizia residenziale pubblica edificato nel 1947 in cui vivono circa 120 famiglie.
Bello. Bellissimo.
Tutte le info qui: https://www.museotormarancia.it/
Roma è una città di mare (cit.)
Come canta Fulminacci in Santa Marinella, appunto nota località di mare del litorale di Roma Nord. Mare trasparente (gulp!) e spiaggia carinissima finché non inizia davvero l’estate quando aprono gli stabilimenti. Poi si trasforma in una sorta di Ponte Milvio Marittima. Ma basta fermarsi un attimo prima.
Ad esempio, c’è il Varco 54 alla spiaggia dalle sabbie nere a Santa Severa. Poco prima del castello e dell’area archeologica di Pyrgi di cui vi avevamo parlato qui.
E ok, è vero. Il mare di Roma è Ostia. Appena le temperature lo consentono, infatti, c’è l’infinita distesa dei Cancelli. Opzione naturista possibile. Spaghettone con le vongole, in teoria, pure.
Sui bar boh, non ci abbiamo più capito niente. Il problema ce lo poniamo a primavera. Un po’ come fa chi deve gestire le concessioni. D’altronde, l’estate è un evento sul quale nessuno aveva avvisato che prima o poi sarebbe arrivata. Un po’ come il giubileo. Quindi tanto in qualche modo una soluzione si trova.
Quadraro
Lo chiamavano il nido di vespe durante gli anni della resistenza. Ora è un quartiere di case basse alternate a verde alternato a qualche palazzone. Camminare su via dei Quintili, tra ciò che resta delle opere di street art del progetto Mu.Ro. e qualche aiuola diroccata [qui mica ci vengono i turisti quindi niente cantieri per il giubileo, niente unboxing, niente niente niente] è un bel modo di passare il sabato mattina.
Se avete comunicato al vostro capo che voi col Giubileo vi mettete in DAD (Didattica a Distanza), potete andare a lavorare al bellissimo bar – coworking Bar Coppi. Prendere il pane e la pizza allo storico forno L’Antica Ciriola. La torta alla Pasticceria dei Quintili. Un bicchiere di vino naturale da Moggio.
La piccola Londra
Roma. Via Flaminia. Tratto urbano (che se no potremmo anche essere a Foligno).
Dopo aver costeggiato le palazzine ordinate di Villa Riccio, si continua a camminare. Svoltare in Viale del Vignola. E all’improvviso, sulla sinistra, lo stupore. La sensazione è quella del teletrasporto. Una fila di palazzine liberty che catapultano oltre Manica. È la piccola Londra. Uno dei luoghi che la capitale custodisce più gelosamente. Quasi nessuno la conosce, ancora meno persone vengono a vederla.
Una piccola strada privata, british dalla terra al cielo. Un minuscolo borghetto che va dal civico 226 di via Flaminia a viale del Vignola (per gli amici via Bernardo Celentano). Un piccolissimo agglomerato di costruzioni londinesi in tutto e per tutto racchiuse alle due estremità da due ringhiere in ferro battuto. L’ingresso è vietato ai non autorizzati (in teoria): siate discreti – nel dubbio.
La ciclabile di Tor di Quinto
Livello fiume. Scendere da dove volete. La striscia di bitume che vedete da sopra. Ecco, lei. La direzione da prendere è quella contraria alla corrente: la ciclovia più lunga di Roma (non che abbia sto gran numero di rivali, al momento).
Il percorso è un sightseeing a pedali: si passa sotto il cupolone, castel Sant’Angelo, il palazzaccio e su su, fino a Roma nord. Si passa davanti allo Stadio Olimpico e sotto ponte Milvio. Proseguendo sempre a nord la pista riparte e lo spazio urbano si interrompe drasticamente per lasciare spazio a campi e piccoli pascoli. Saxa Rubra, poi Labaro, passando accanto a centri di equitazioni e bestie varie sparse. A destra si stagliano, a un certo punto, i palazzoni di Castel Giubileo. Una foresta urbana che contrasta col verde esagerato d’intorno.
La regina ciclarum
Quello della Regina Ciclarum è un percorso lungo la vita di un fiume, il Tevere. Dall’Umbria alle acque del Mar Tirreno. 400 chilometri di terreno da calpestare in bicicletta.
Di questo tracciato – che esiste grazie alla passione e alla tenacia dei volontari, ne abbiamo percorso un tratto. Dal cuore della Capitale al mare.
Ne abbiamo scritto (con info e suggerimenti) qui.
Altamente consigliato, ma attrezzatevi bene!
Garbatella e la Centrale Montemartini
Consegna: girare senza meta tra il Cavalcavia Ostiense di ispirazione Calatraviana (si dice?) e il ponte dell’industria. Ferro, ferro e ancora ferro. Scivolare dai palazzoni dell’Ostiense alle case basse e a schiera delle viuzze di Garbatella. Via delle Sette Chiese (one of many). Le piazzette. E ancora case basse, salite e discese. Fiato. Prendere velocità tra i gelsomini che fioriscono in un maggio abbozzato. Annusare l’odore dell’umidità che sale dagli angoli a nord, dove il muschio si è accumulato durante l’inverno. Farsi travolgere dalla leggerezza e dalla leggenda garbata di queste strade.
E poi tornare indietro, fino alla Centrale Montemartini.
Macchine e dei, uomini e immortali. Un prezioso museo civico nascosto lì, nel trionfo del recupero post industriale, in quelle vie di Roma che si sentono un po’ Shoreditch e un po’ Acton. Un luogo forse unico al mondo.
Nei corridoi della vecchia centrale elettrica Montemartini, infatti, si intrecciano una cospicua collezione di statue che più classiche non si può, con la brutalità dei macchinari della fabbrica. Capitello su turbina, marmo su acciaio. Bianco su grigio metallo. Ordine e morbidezza su caos e clangore. Un vero e proprio azzardo perfettamente riuscito.
E quei vetri opachi che fanno intravedere le ciminiere appena fuori e il profilo del gazometro il lontananza. Se siete appassionati di riconversione post industriale, di recupero degli spazi, di fighetteria varia appoggiata alle polverose macchine, siete nel posto giusto.
Più info: http://www.centralemontemartini.org/
Ho fame non di cacio e pepe
Ok. Tutto molto bello. Ma quando se magna?
Fuggire a tutti i costi dai ristoranti sempre più turistizzati (non solo causa Giubileo) è possibile? Sì, dai.
Non c’è una logica in questo elenco che aggiorneremo man mano. Anzi, se avete qualcosa da segnalare scriveteci a info@salteditions.it
Non ci ha pagati nessuno. Anzi. ‘amo pagato noi per andà. E l’abbiamo fatto con grande piacere.
- Osteria Grandma al Quadraro. Un mix di cucina romana e levantina. Potete scegliere tra antipasti della tradizione romana e meze levantine da condividere. Staff carinissimo. Sostegno a cause importanti presente e molto apprezzato. Rifugio di quartiere. Porto sicuro che nei porti sicuri crede.
- Ristorante Siriano Hummustown. Hanno appena aperto una nuova sede in via Negri, zona Ostiense. La signora siriana che accoglie racconta già dallo sguardo l’amore per un paese complesso e lontano. La cucina è una meraviglia. Anche qui, andando si contribuisce al sostegno di progetti per i rifugiati siriani (che nonostante i proclami delle democrazie occidentali, non hanno smesso di esistere con la caduta di Assad. Anzi).
- Pizzeria da Simone al Pigneto. Che ve lo diciamo a fà. Buona e alla buona. Grande. Ma non abbiamo nessuna intenzione di avventurarci nell’infinito dibattito su pizza romana vs pizza napoletana.
- Apoteka al Flaminio. Staff carinissimo, scelta del menù pure tanto quanto la cura della location. Perfetto dopo essersi fatti una bella visita immersiva al Maxxi o dopo il lavoro in zona Prati per fuggire alle orde giubilari. Bella carta dei vini.
- Bottega del gusto a Prati. Andate da Giuseppone e sostenetelo. Taglieri espressi di salumi e formaggi oppure scrivetegli su Instagram per organizzare una meravigliosa cena a base di pasta e prodotti vari seduti intorno al suo meraviglioso tavolo da falegname.
- Casetta Rossa a Garbatella. Al centro di un parchetto, trattoria con menù del giorno scritto a mano. Bel luogo, bel clima, bello stile. Diverso. E si mangia molto bene! Prenotare, sennò ciao.
- Ristoro Casale del Fiscale. Aperto tendenzialmente nei weekend. Ma verificare sempre sulla loro pagina facebook. Sia ristorante, sia bar. Perfetto dopo una camminata al parco degli acquedotti. Quando arrivano i primi caldi, l’aperitivo col sole che tramonta in mezzo alle antiche arcate romane è qualcosa di unico.
- Cavalluccio Marino a Passoscuro. Perché sì. Non è a Roma. Ma loro sono carinissimi. Aperti tipo sempre. Eleganti ma non posh. Coi tavoli a due passi dalla sabbia. Si mangia bene, e poi si cammina lungo il mare. Perfetto per la fuga invernale, soprattutto infrasettimanale.
Ps. speriamo che il sindaco non sia permaloso come chi scrive – si scherza, Rob.