Il Marketers World non è un evento di marketing (e vi spiego perché)
Forse è vero che alla fine ciò che cerchiamo più intensamente è una cornice di senso da dare a ciò che facciamo, a chi siamo e a chi vogliamo diventare. Ecco perchè partecipare al Marketers World è come una sorta di mappa per chi cerca coordinate della propria vita professionale, come marketers, come freelance, come imprenditore, ma anche “banalmente” come singolo individuo. Nonostante fosse per me la terza edizione cui partecipavo, soltanto quest’anno ho realizzato che il Marketers World non è (solo) un evento di marketing, ma un intero ecosistema che permette ad ogni singolo partecipante di sentirsi parte di qualcosa di più grande.
L’ha ricordato bene Dario Vignali, fondatore di Marketers, che far parte di un ecosistema in cui si crede e in cui ci si riconosce è molto più forte della forza di volontà del singolo, perché anche quando ci capita, come accade agli esseri umani, di “navigare il proprio buio”, è lì che entra in gioco l’ecosistema.
“Perchè se l’ecosistema cresce, cresco anche io”, piaccia o meno, che ne abbia la forza o meno, dice Dario, che ho trovato estremamente centrato, vorrei dire “cresciuto” (ma non vorrei sembrare mia nonna, ndr) e fortemente consapevole di cosa è riuscito a creare, insieme al co-fondatore Luca Cresi Ferrari e alla squadra di Marketers.
Ed ecco perché quel Palacongressi di Rimini, nel terzo weekend di ottobre di ogni anno, assomiglia sempre di più a un ritorno a casa, dove occasioni di networking, stimoli e nuove idee fluiscono liberamente tra persone che condividono le stesse passioni.
In un mondo in cui l’attenzione svanisce in meno di un battito di ciglia, Dario Vignali e Luca Cresi Ferrari hanno fatto l’impossibile: tenere quasi 3.000 persone incollate alle sedie per 8 ore, sabato e domenica, senza contare i workshop del venerdì. Ma il Marketers World non è solo questo: è un luogo dove finalmente smettiamo di rincorrere e si inizia a costruire insieme.
Quello che non vi dicono sul Marketers World
Il senso di appartenenza che si percepisce in queste tre giornate a Rimini è qualcosa che nemmeno i più bravi copywriter (saranno contenti gli autori di CopyMastery nel leggere questo, ndr) riescono ancora a descrivere a pieno. Ovunque vedrete ragazze, ragazzi, giovani e meno giovani, sfoggiare con vanto uno zainetto nero sulle spalle dalla scritta “Rebels make history”, come se fosse il simbolo di aver trovato, finalmente, il proprio posto nel mondo.
E se arrivate la mattina del sabato appena prima dell’apertura, vi ritroverete davanti a vere e proprie orde di Marketers che si spingono avanti (educatamente, dai, sono “rebels” fino a ‘na certa!) come fossero in fila per un concerto di Manuel Agnelli. Perché? Che aspettano? Sono ipnotizzati? Che ci sarà mai dietro a quelle porte del Palacongressi?
Ecco, forse per immaginare anche solo vagamente quello a cui mi riferisco, mi piacerebbe che chiunque ascoltasse susseguirsi gli interventi di Andrea Bottoni che parla di copywriting con la stessa passione di chi recita un monologo teatrale e scomoda, non a torto, David Foster Wallace con Questa è l’acqua per spiegare come il copy possa scavare nell’anima del lettore. “Qual è l’emozione che state generando nei vostri lettori?”, chiede. Chissà, forse ora immagino e spero di suscitarvi un po’ di curiosità oltre a una noia mortale di un lungo articolo.
Ma alla fine sta tutto lì, no? Sta nella chimica delle parole, nella loro incredibile capacità di generare mondi! Ed ecco che mentre penso a tutti i copy che devo rivedere in quest’ottica sul lavoro, sale sul palco Paolo Borzacchiello, il re della neurolinguistica. Il suo speech è illuminante per chi utilizza le parole ogni giorno (ahèm, ciao chiunque!). Con le parole si possono generare mondi interi, realtà che non esisterebbero altrimenti. Lo sanno bene i fan di J.K. Rowling, per dirne una, ma non so se lo sappia altrettanto bene il tuo capo che ti addossa negatività o il genitore che continua a ripeterti cosa non sai fare. Forse è vero che è tutto un tema di dopamina e di endorfine: se sai giocarci, il mix perfetto è lì da scoprire. La cosa bella è che ognuno di noi può cambiare la propria storia, anche solo cambiando le parole con cui la si racconta.
Poi nulla, sale sul palco una leggenda, Paola Maugeri, che chiede alla platea: “è possibile vivere all’altezza dei propri sogni?” Non lo so, Paola, diccelo tu, ti prego. Io so solo che ho percorso centinaia di chilometri in macchina ad ascoltarti su Virgin Radio mentre mi raccontavi di Patti Smith, degli U2, di Dark Side of the Moon, “il più grand trattato di psicoterapia al mondo”, dice. Cantate la vostra canzone, sembra dirci Maugeri, ed è una sfida che risuona nell’aria.
Pausa, direte? ma figuriamoci, tempo di due salti (for real!) sul posto e si ricomincia. Non voglio farvi una telecronaca di ciò che è stato, ma soltanto riportare i momenti per me più significativi. Ed è evidente che siano davvero tanti!
Poi c’è stato Francesco Oggiano, giornalista digitale e volto noto di Will Italia, sa leggere il presente con uno sguardo rivolto al futuro. La sua carriera è segnata dall’interesse per i trend emergenti e per come i social media stiano cambiando la comunicazione. Con una capacità fuori dal comune di tenere il palco, Oggiano è capace di trasformare storie, dati e tendenze in esperienze tangibili. In 15 minuti filati ha raccontato a una platea di migliaia di persone la vicenda di Alfredino Rampi, il seienne più famoso d’Italia che nel 1981 ha perso la vita dopo essere scivolato in un pozzo, senza che nessuno riuscisse a salvarlo. Ecco, la sua narrazione ha assunto una profondità nuova, nonostante fosse una vicenda ben nota ai più (ciao Baustelle!), mettendo in luce la figura di Angelo Licheri, il volontario che cercò di salvarlo. Mi piace Francesco perché ha creato un modo nuovo di fare giornalismo e ha quello straordinario potere di catturare l’attenzione dell’ascoltatore per interi minuti senza distrazione alcuna. Merce rara, in questi tempi bui.
La domenica mattina, come da tradizione i superstiti del party del sabato sera, vengono accolti da Paolo Bacchi. Filmmaker e regista, è una delle menti creative dietro Marketers, e questo giro potrei riassumere il suo speech con una sola frase “scegli l’intrattenimento che vuoi essere”. Con il suo stile inconfondibile, Paolo porta sul palco il concetto di storytelling visivo, aiutando i brand e i creator a costruire messaggi che lascino il segno. Mi piace sempre ascoltarlo e posso dire? Fa morire dal ridere come nessun altro su quel palco!
E di nuovo, come dimenticare MR Nobody? Lui è uno di quei personaggi che ha saputo costruirsi una community affezionata, ma sempre con un approccio dissacrante. La storia che ha raccontato sul palco è relativa alla nascita del tostapane, per anni attribuito a uno scienziato scozzese, Alan MacMasters, mentre in realtà era un’immensa fake news, elaborata da un’utilizzo impietoso della tecnologia. Il suo intervento mi ha incuriosito, fatto sorridere e inorridire alla vista del numero di errori dell’innovazione digitale (amico ChatGPT, veglia su di noi).
Infine, davvero, non posso non fare un plauso a Luca Cresi Ferrari, co-fondatore di Marketers, che ogni anno porta sul palco un’autenticità e un’esperienza concreta che non passano inosservate. Luca sembra essere uno che le mani se le sporca davvero, rappresentando quella generazione di nuovi imprenditori che sa cosa significhi costruire un business da zero, nella gioia e nel dolore, come si dice.
Cosa mi porto a casa, oltre a 235 shopper di Instax (grazie raga!)
Ho quasi finito, giuro. Però ci tengo a dire che il Marketers World 2024 è stato anche l’occasione per scoprire come stiamo messi, noi marketer italiani. Qual è l’identikit?
I dati raccolti durante l’evento parlano chiaro:
- 28,66% dei partecipanti sono freelance e il 28,30% sono imprenditori
- la metà lavora nel B2C (50,67%) e il resto nel B2B (42,89%). Non è una sorpresa.
- le competenze più richieste? Content creation (12,10%) e social media management (10,81%)
- la maggior parte dei presenti ha tra i 25 e i 34 anni (56,15%), a dimostrazione di un’ampia platea intergenerazionale
- il successo è personale: il 40% dei partecipanti ha detto che la crescita personale è la chiave. E chi sono io per contraddirli?
Ecco, in un mondo dove i follower contano sempre meno, le connessioni reali che si creano durante eventi come questo sono la vera forza. Un’esperienza come il Marketers World è un’opportunità di crescita, di networking e di ispirazione, che diventa sempre più significativa, anno dopo anno. Qualcuno ha definito persino questo appuntamento come un “Capodanno professionale”, un momento per poter fare il bilancio della propria vita lavorativa e degli obiettivi che si sono o meno raggiunti nei 365 giorni precedenti.
Ecco perchè non puoi mancare al prossimo Marketers World, spiegato facile
Ora voi lettori penserete di non avere nulla in comune con un evento di marketing. Del resto, cosa ne sapete voi di SEO, di funnel, di redemption, di ROI e tutte queste astruse formule magiche.
Ma cos’è il marketing, in fondo? Non è forse, prima di tutto, psicologia? Saper capire chi ho di fronte, anticiparne i bisogni e, sperabilmente, soddisfarli?
Se anche tu vuoi essere parte di questo straordinario ecosistema, non perdere l’occasione di partecipare alla prossima edizione e assicurati un posto al Marketers World 2025. Fidati, non te ne pentirai.