Rive Gauche – Agnès Poirier | Arte, Passione e Rinascita a Parigi...

Rive Gauche – Agnès Poirier | Arte, Passione e Rinascita a Parigi (1940 – 1950)

Parigi bianco e nero
Foto di Marta Siedlecka da Pexels

Da quando ho iniziato Rive Gauche, mi sembra di essere tornata a Parigi. Non riesco a posare questo volume Einaudi, rapita dai destini incrociati di calviniana memoria tracciati abilmente da Agnès Poirier in queste trecento pagine.

La cronologia all’inizio dell’opera aiuta il lettore ad orientarsi nel tempo e nello spazio, in un periodo, quello tra la Grande Guerra e il decennio successivo, dove è facile dimenticare o ignorare ciò che accadde, per noi fortunati figli di fine secolo. Il 22 giugno 1940, ad esempio, niente meno che Jean-Paul Sartre e Henri Cartier-Bresson vengono arrestati e deportati nei campi per prigionieri di guerra in Germania. In quegli anni Simone de Beauvoir era ancora estranea alla politica, ma si teneva occupata insegnando al Lycée Duruy, accanto al Musée Rodin, leggendo e, naturalmente, scrivendo. [OT, se non siete mai stati al Musée Rodin, andate! Correte subito! E’ uno dei più incredibili di tutta Parigi].

Nel gennaio 1942, invece, viene pubblicato Lo Straniero di Albert Camus, mentre nel novembre dello stesso anno gli Stati Uniti invadono il Nord Africa.

Bisognerà aspettare il 1947, invece, perché La Peste di Camus diventi un “best seller” se così si può definire una delle opere più significative del secondo dopoguerra. Nello stesso periodo, dall’altro lato dell’oceano, in un discorso ad Harvard viene delineato ciò che passerà alla storia come il “Piano Marshall”. Due anni dopo, nel 1949 Samuel Beckett termina la scrittura di Aspettando Godot, Brigitte Bardot viene scelta dalla rivista Elle come ragazza di copertina e Simone de Beauvoir scandalizza la Francia, l’Europa, il mondo intero e la Via Lattea con il Secondo sesso. Allora forse non tutti si erano accorti che quelle non erano altro che le fondamenta del femminismo.

Simone de Beauvoir 1955
Simone de Beauvoir, 1955

L’aspetto più straordinario di Rive Gauche è che in poche centinaia di pagine si intersecano le vite di alcuni di quelli che potremmo senza dubbio definire i protagonisti del Novecento: da Camus a Picasso, da Giacometti a Beckett, da Beauvoir a Miles Davis, da Richard Wright a Sartre. E a manovrare i fili delle loro esistenze non poteva che essere Parigi, centro nevralgico delle menti più fervide di quel tempo, capace di attirare le influenze artistiche e intellettuali più audaci del secolo.

“Dopo quattro anni di occupazione nazista e di quotidiana angoscia, le gallerie di Parigi, i boulevard, i jazz club, i bistrot, le librerie e la miriade di quotidiani e riviste nati negli ultimi anni della guerra divennero uno spazio pubblico di accalorate discussioni” scrive Poirier.

Ed ecco allora che anno dopo anno, con un tono romanzato e quasi mai pedante, riusciamo a seguire l’evoluzione della capitale francese, dalla sua caduta (nel senso letterale e morale al contempo), alla ricostruzione e allo slancio del proprio spirito. Rive Gauche mette in evidenza la tenacia e il coraggio di tutti coloro che hanno rischiato la propria vita nella Resistenza, non soltanto imbracciando armi in prima persona ma in particolar modo diffondendo le proprie convinzioni politiche, ancor più coraggiose se sostenute di fronte alla violenza di una ritirata tedesca.

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E’ il 1945 quando Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre fondano la loro rivista Les Temps Modernes, tributo alla pellicola di Chaplin. Inutile dire quanto il primo numero ebbe un forte impatto sui lettori, non soltanto parigini ma anche europei. “Les Temps Modernes scioccava per il suo pessimismo, un pessimismo, però, che suonava nuovo. Non era il nichilismo degli anni Venti con il suicidio come stile di vita; questo nuovo pessimismo era meno passivo, spesso sollecitava a un’azione immediata”, racconta Poirier. Era un pessimismo virtuoso, mi verrebbe da dire.



Rive Gauche, Einaudi
Rive Gauche, Einaudi

Del resto, con la fine della guerra, la sopravvivenza di base non era più una preoccupazione costante e tutti gli artisti potevano concentrarsi sul proprio lavoro, senza doversi crucciare per la scarsità di inchiostro o la penuria di cibi nutrienti. Oggi sembra incredibile anche il solo pensiero che persino le menti più brillanti del secolo scorso abbiano dovuto patire le miserie della guerra. Ma del resto, a ben pensarci, non ne sarebbe scaturito né l’esistenzialismo né quella fame di libertà che si percepisce con fervore leggendo queste pagine. La delusione storica derivante dai conflitti mondiali, non poteva che esprimersi in una particolare attenzione e accentuata sensibilità verso la finitudine umana e i dati che la caratterizzano, dalla nascita alla sofferenza.

E poi c’è l’America. Come fa a mancare il sogno americano nell’Europa del dopoguerra? Eppure, Sartre ne fu contrariato, mentre Camus ne rimase addirittura indifferente. Beauvoir, invece, si preparava a seguire Wright a New York, nel suo viaggio a tappe tra letteratura e politica, come se a Parigi si potessero distinguere. “Non sembra esserci alcun ponte tra cultura e vita, il che è assai preoccupante.” – ancora una volta, si stavano gettando le basi per un’alternativa, per una “terza via”, che non fosse l’abbraccio a un capitalismo cinico e neppure a un comunismo idealista.

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Sartre e Beauvoir erano destinati a rimanere nella storia anche per la loro relazione sentimentale, affatto canonica per quei tempi: non erano coniugati, non erano esclusivi, non erano attratti solo dal sesso opposto, quantomeno Beauvoir. Persino la sua idea di “amore”, qualsiasi cosa significhi, riusciva ad essere radicale, trasmettendo ad altre donne col proprio esempio la possibilità concreta di sentirsi realizzate anche senza figli, addirittura senza un marito. Beauvoir contestava la condizione femminile di essere umano passivo, quasi sempre dipendente dal proprio coniuge, in una società che rendeva difficile se non impossibile l’emancipazione anche solo finanziaria delle donne. Ammettiamolo, si tratta tuttora di una visione del mondo iperuranica per l’italiano medio.

Ciò che avviene in quegli anni a Parigi ha un che di magico, di attraente, come solo percorrere la riva sinistra della Senna può raccontarvi. E la straordinaria capacità di Poirier è quella di fornire una descrizione così dettagliata della vita di quel periodo, che vi sembrerà affascinante anche soltanto assistere a quel viaggio artistico-letterario che vi aspetta.

Termino la lettura di queste pagine densissime domandandomi se si rendessero conto, i vari Sartre, Beauvoir, Picasso, Camus, Hemingway, Bardot, Beckett, Wright e tutti quelli che non sto citando, che stavano scrivendo la storia. Anche semplicemente incontrandosi, scambiandosi opinioni, banalmente “vivendo”. Chissà se qualcuno di loro, o tutti quanti, sono riusciti ad estraniarsi per un attimo dai tavolini del Café de Flore per accorgersi, forse con stupore, di essere i protagonisti del Novecento.

Titolo | Rive Gauche
Autrice | Agnès Poirier
Anno | 2021
Editore | Einaudi

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