Il mio primo solo travel – Anime Baltiche | Lituania
Questo viaggio è iniziato in un’afosa estate, intrappolata in quella familiare e costante cappa di umidità che solo la pianura padana può generare.
È il 2018, ho appena cambiato lavoro – in piena estate, come sempre, perché il tempismo è importante – e la mia vita è lungi dall’essere perfetta. Eppure, dicono che la felicità si misuri in istanti.
Ed è così che decido di partire per il primo viaggio in solitaria della mia vita.
Sognavo di farlo da anni. Ora è semplicemente il momento giusto, è il viaggio giusto.
Non desidero alcun cambiamento radicale né ricerco tregua da alcun inferno, ma come scoprirò presto, “viaggiare – insieme a leggere e ascoltare – è sempre la via più utile e più breve per arrivare a se stessi”.
Ho scelto di visitare i Paesi Baltici, ovvero Lituania, Lettonia ed Estonia, che proprio nel 2018 festeggiano il loro 100° anniversario dalla fondazione degli Stati Baltici indipendenti. Altri due motivi mi facilitano la scelta, semplici semplici: prima di tutto, mi ero informata su diversi blog dedicati ai solo travel per capire la sicurezza per le donne che viaggiano sole (per fortuna, è un tema molto trattato SULL’INTERNET) e poi perchè l’anno precedente li aveva visitati un caro amico e avrei potuto chiedere a lui tutti i consigli del caso.
Recupero il mio backpack rosso fuoco da 40 litri e inizio a compilare il mio consueto file Excel con le cose da portare, per non dimenticare nulla. (Sì, il mio psichiatra lo sa, non temete).
Inizio da Vilnius, capitale della Lituania.
È il 16 agosto e, mentre sono ancora sull’aereo, finisco le ultime pagine di Middlesex e mi benedico per aver scelto di portare varie scorte letterarie. Mi chiedo poi come abbia fatto ad aspettare così tanto a leggerlo: è di persone come Callie/Cal di cui ha bisogno il mondo, di grigi, di abbattimento di schemi mentali, di fluidità e di accettazione di qualsiasi atipicità. Significa non avere più valori? O significa solo crescere? Non ne ho idea, ma ho dieci giorni per rifletterci.
Al contrario di ogni mio viaggio, ho scelto di non organizzare quasi nulla preventivamente; del resto, ci saranno pur vantaggi a viaggiare soli, no? Ne imparo subito uno: non perderete tempo a convincere gli altri delle vostre idee geniali/fallimentari, tipo quella volta che mi hanno costretto a visitare il museo del cioccolato a Barcellona.
Le mie avventure iniziano proprio nel (micro)aeroporto di Vilnius, in Lituania.
Qual è l’ultimo bagaglio ad arrivare? Ma non l’ultimo per dire, l’ultimo che poi hanno fermato il rullo e hanno fatto scendere la saracinesca. Esco, salto su un taxi e mi accorgo che a guidare è un ragazzetto lituano che sostiene di non essere mai stato in Italia, ma che la settimana precedente è stato a Mallorca. E mi guarda come dire “Bè, quasi, no?”.
Quasi.
La mia prima giornata a Vilnius inizia con un fantastico Free Walking Tour di due ore e mezza nel centro della città vecchia. Consiglio per avventurieri: non perdete questi tour disponibili praticamente in ogni città europea, soprattutto se viaggiate soli, perché sono occasioni uniche per conoscere meglio la città dove siete approdati e magari farvi qualche amico. A me è successo con Xavier, un ragazzo di Valencia che si è trovato solo in vacanza all’ultimo minuto e ha scelto di partire lo stesso. E’ un ingegnere aerospaziale (mio pane quotidiano) ma sono felice di aver trovato un compagno di pranzi e cene nei prossimi giorni.
Cosa visitare se avete soltanto un paio di giorni in città?
So che può suonare come un consiglio da Lonely Planet de noantri, ma per prima cosa perdetevi tra le viette acciottolate di Vilnius. Vi stupirà la commistione di stili architettonici, l’imponente barocco e il calore di una città antica che si sta affacciando alla modernità.
Vilnius ha circa mezzo milione di abitanti e il centro storico, patrimonio dell’UNESCO, è visitabile comodamente a piedi.
- Vilnius Town Hall: il municipio di Vilnius, punto di riferimento sociale e culturale della città. E’ da qui che partono spesso i walking tour per la città vecchia.
- Cattedrale di Vilnius: bell’esempio neoclassico, sarete subito attratti dall’alto campanile (55 metri) e dalla grande piazza adiacente. Qui fate caso anche alla lastra della fortuna.
- Užupis: o per meglio dire, la Repubblica indipendente di Uzupis, è un piccolo quartiere di Vilnius dall’atmosfera artistica e bohemienne, che ricorda Christiania di Copenaghen. Leggete la costituzione, è geniale. E inizia così: “1. Tutti hanno diritto di vivere vicino al fiume Vilnia e il fiume ha diritto di scorrere”. Geniale, ve l’ho detto.
- Chiesa di St Anna: sinceramente spettacolare. Scopro che è stata costruita con 32 tipi di mattoni rossi differenti e rappresenta uno degli esempi gotici più affascinanti d’Europa, giustamente parte del patrimonio UNESCO. Si dice che abbia fatto innamorare Napoleone nel 1812, durante la Campagna di Russia.
- Gediminas’ Tower: vale la pena salirvici per il panorama spettacolare che domina la città intera, ma anche qui l’interno è piuttosto inutile a meno che non siate fan di armi medievali. Attenzione alla strada per arrivare. C’è anche la funicolare, in effetti, ma l’ho scoperto troppo tardi.
- Street Art: non mi aspettavo di trovare una simile quantità di murales coloratissimi nascosti in ogni dove. Vi lascio un sito di riferimento per approfondire. Il mio preferito ad oggi rimane quello di Putin e Trump.
Sono seduta al Mint Vinetu, un grazioso bookshop cafè nel cuore di Vilnius, a scrivere le mie memorie. (LOL). Fotografo mentalmente ciò che ho attorno, come la ragazza al tavolo a fianco che mi dà le spalle e disegna su un quaderno, noto che è mancina e non posso che sorridere per affinità. Poi c’è una ragazza più grande, distante da noi, ha una maglia verde scuro e beve latte macchiato. Scrive al computer, senza troppa convinzione. Però ha scelto il tavolino migliore, quello accanto alla finestra.
Qui dentro siamo circondati da libri, nuovi e usati, le vetrine sono porte-finestre quasi totalmente spalancate, è una giornata splendida e la luce della golden hour si riflette sui ciottoli della strada di fronte. Alla radio passa una canzone di Bon Iver e se avessi voluto inventarmi un momento più sereno di questo, credetemi, non ci sarei riuscita.
Gli hipster sono hipster in ogni Paese, eh.
Mi faccio coraggio e visito il Museo delle vittime del Genocidio.
Contrariamente a quanto si possa pensare superficialmente, quando parliamo di “genocidio” in questo caso lo intendiamo sia per mano dell’Unione Sovietica sia ad opera dei Nazisti. Il museo è chiamato anche del KGB e la visita merita soprattutto per le celle al piano inferiore. “Terrificanti” è l’unico termine che mi viene in mente, ma che non descrive a sufficienza la sensazione provata lì dentro. C’è ancora la camera destinata alle esecuzioni dei dissidenti lituani e ancora si distinguono nitidamente i solchi dei proiettili nel muro. Andate a visitare il Museo per ricordarvi quanto sa essere disumano l’uomo.
Pranzo in una tipica “osteria” poco distante, Būsi trečias, con un grande spazio all’aperto e l’aspetto di una birreria altoatesina. In effetti è un microbirrificio e ha un menù tradizionale e molto invitante.
E naturalmente sbaglio a ordinare.
Divoro le mie sweet potatoes (dipendenza nata al Tanta Robba Festival, ci tengo a precisarlo) e ordino qualcosa che suona come ottime tortillas di patate. Inutile dire che mi arriva una vassoio strabordante di nachos con 5 salse diverse e formaggio fuso. E quindi niente, mi alzo e offro il piatto al tavolo accanto, dove una famiglia danese si è appena accomodata e mi invita a sedermi con loro. Quando si viaggia da soli è davvero semplice fare nuove conoscenze. Soprattutto, cerco di convincermi che la loro gentilezza non sia solo perchè il cibo gratis difficilmente causa reazioni diverse.
Ci scambiamo diversi consigli sulla città e cerco di rispondere a tutte le loro domande su Milano. L’è semper un gran Milan, pure a Vilnius.
Vado a bermi un caffè (americano, non scherziamo) al Bookafè, locale piccino e super “cozy”, che di libri ha ben poco, ma mi piace molto lo stile.
Alle 16:45 ho il treno per Klaipeda, piccola cittadina sulla costa, nel nord della Lituania.
Il treno è tipo un Frecciarossa lituano, ma puntuale.
Sono al posto 1 della carrozza 1. Non so perchè, ma la reputo una bella cosa.
Facendomi tradurre da un ragazzo lituano accanto a me, riesco a comunicare alla cameriera che non voglio il sandwich fish (brividi) ma che mi basta un caffè. Temo di averle fatto pena, perché mi porta anche una barretta di cioccolato e mi rassicura che se cambiassi idea il mio sandwich fish è ancora available. (Altri brividi).
Mentre sono in treno leggo Anime Baltiche di Jan Brokken, fedele compagno di viaggio, che mi aiuta ad immergermi nella cultura di questi Paesi, nella loro storia così simile alla nostra e a me così ignota.
Klaipeda è l’unico grande porto della Lituania.
Cittadina famosa soprattutto per essere la via d’accesso al mar Baltico del Paese. Quando arrivo sono le nove di sera passate ed il cielo é ancora azzurro, tendente al blu. I lampioni per le stradine acciottolate sono già accesi e creano un’atmosfera surreale, sembra un villaggio fiabesco.
Mi perdo nel cuore della città vecchia alla ricerca di un pub che abbia le orecchie di maiale, specialità lituana che sento di voler provare fosse anche solo per tramandarne la narrazione ai pronipoti.
Ci sono due ragazzi che giocano su una scacchiera enorme, a dimensioni umane. Per giocare devono letteralmente sollevare i pezzi – immagino di plastica – e spostarli da una casella all’altra. Mi guardo intorno nella speranza di avvistare Ron Wisley, ma niente.
Sto per andarmene quando una coppia di mezza età, cartina alla mano, confabula in inglese all’angolo di
un’aiuola fiorita. Guardo anch’io verso il punto che stanno indicando e non capisco, mi avvicino. I due mi sorridono indicando una piccola statua a pochi metri da me. Guardo meglio e scorgo un topo. Giuro. Una statuetta di bronzo alta una ventina di centimetri raffigurante un topo. Leggenda vuole che il suddetto topo, meglio conosciuto come The Magical Mouse, possa avverare i desideri degli avventori, saranno coraggiosi abbastanza da rivelarglieli nelle grandi orecchie da roditore.
Rido. Me ne vado. So’ strani qui in Lituania eh.
Arrivo alla fine della strada. Mi fermo.
Mi giro e torno di corsa sui miei passi a sussurrare alle orecchie del topo.
La mattina dopo parto per Nida, nel cuore della penisola Curlandese, uno strettissimo lembo di terra di ben 98 km raggiungibile solo via mare. Scopro che politicamente la penisola è divisa tuttora tra Lituania e Russia e che dal 2000 è patrimonio dell’UNESCO. Pochi minuti di traghetto e da Klaipeda approdo a Smytlyne, per poi fare un’ora di viaggio in bus partendo all’interno di pinete fittissime, che mi fanno perdere la percezione del tempo.
A Nida ci aspetta una spettacolare duna di sabbia, la Duna di Parnidis, che mi lascia estasiata. In cima alla duna si riesce a vedere il mar Baltico da entrambi i lati della pensiola e il piccolo borgo di Nida, con le sue casette colorate, e immerso nella natura mi ricorda la Scandinavia, il mio erasmus a Goteborg e l’estate in Finlandia.
Ho l’impressione che questa parte della Lituania sia molto meno caotica della capitale, in pochi parlano inglese e tendenzialmente male. Ma ci si capisce lo stesso, sono tutti molto accoglienti e positivi, soprattutto nella stagione estiva, come spesso accade nel Nord Europa.
Ho ancora una notte in Lituania e prendo appunti sparsi sul mio taccuino:
- qui sono tutti appassionati di basket. Perfetto, io non ho mai capito tutte le regole
- Thomas Mann aveva una casa proprio a Nida
- sulla cima della duna di Parnidis dal 2018 c’è una statua di Sartre, lo sguardo fisso verso l’orizzonte e le mani intrecciate dietro la schiena: pare che anche il filosofo francese rimase incantato dalla Lituania
- ho provato la Saltibarsciai, la tipica zuppa fredda di barbabietole della Lituania. Mia madre ancora non mi rivolge la parola per questo.
- scopro che il significato della bandiera lituana creata proprio 100 anni fa è figo davvero: il giallo rappresenta il sole (o l’ambra), il verde le foreste e il rosso il sangue versato per la patria per ottenere l’indipendenza (alè)
- la prossima volta devo andare a visitare “La collina delle croci” nei pressi di Šiauliai: provate a cercarla su Google, è unica al mondo
- i prezzi in Lituania sono ridicoli, soprattutto per i pasti:
- La cifra più alta spesa per una cena al ristorante è stata equivalente a 12€ al Kitchen
- La birra media costa sempre 0,50€ in più della piccola. E chi sono io per risparmiarli?
- Il viaggio in treno da Vilnius a Klaipeda mi è costato 22€, in prima classe.
Prossima tappa: Riga, Lettonia.