Tesseract – Portals | La musica live in un anno di distanze

Tesseract – Portals | La musica live in un anno di distanze

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Tesseract. Portals - A cinematic live experience
Un'immagine da Portals - A Cinematic Live Experience

Alzi la mano chi è riuscito ad andare a vedere un concerto dal vivo nel 2020.

Io ho fatto in tempo, quest’estate, a godermi Michael League e Bill Laurance degli Snarky Puppy in una masseria nella splendida Valle d’Itria, accompagnati dall’orchestra Magna Grecia e di Taranto e dalla cantautrice Fatoumata Diawara in occasione del Locus Festival che tutte le estati si svolge a Locorondo.

Distanza di sicurezza e mascherine, ma location splendida e concerto stellare, tra pezzi originali e rivisitazioni in collaborazione, davvero un’esperienza unica e meravigliosa, una di quelle che un disco difficilmente potrà regalare.

Quando sarà possibile viverne un’altra così? Difficile a dirsi.

Con la storia della pandemia e del lockdown, una delle categorie sicuramente in difficoltà è stata quella dei lavoratori dello spettacolo, di qualsiasi tipo. A partire dai performer di ogni genere, per arrivare agli addetti ai lavori del settore: luci, merchandising, regia, audio e via dicendo.

I tour sono fermi da quasi un anno e non è davvero possibile prevedere come e quando potranno riprendere.

Il dato è ancora più drammatico se pensiamo, anche limitandoci al mondo della musica, a come ormai la vendita di dischi sia calata drasticamente, rendendo concerti, vendita di merchandising e eventi collaterali come le clinic, una delle principali, se non la più importante, fonti di sostentamento in questo settore.

Ovviamente, anche per chi è dall’altra parte del palco non va meglio, dato che viene a mancare quell’esperienza live in tutte le sue sfaccettature.

La domanda quindi sorge spontanea: è possibile ricreare qualcosa del genere nel bel mezzo di un lockdown?
E la risposta, per fortuna, è sì.

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Ci hanno provato i Tesseract, band inglese (sicuramente sconosciuta ai più) fautrice di un progressive metal molto personale e contaminato, che seguo ormai da alcuni anni. Con quattro album alle spalle, i nostri si sono creati una fanbase sostanziosa e affezionata, che ha potuto godersi negli anni live di alto livello, sia da un punto di vista musicale che visuale. Chi, come me, li ha visti nell’ultima calata in Italia a Parma in occasione del tour di presentazione dell’ultimo album Sonder sa di cosa stia parlando.

La band ha pubblicato giusto qualche giorno fa, il 12 Dicembre 2020, Portals – a live cinematic experience: un concerto live di quasi due ore di musica, inframezzato da brevi spezzoni recitati, in cui i nostri ripercorrono la loro decennale carriera. Registrato ai Lite Up Studios in Inghilterra, Portals vede la i cinque musicisti inglesi su un palco senza pubblico, ma davanti alle telecamere ed in mezzo a giochi di luce e laser che si sposano alla grande con la musica oscillante tra poliritmie progressive e momenti eterei tinti di sonorità elettroniche proposte.

Un contesto del genere è live solo da un punto di vista formale, dato che, ovviamente, nessuno di noi può essere sotto al palco a cantare, sbracciarsi o pogare, ma ha almeno un paio di punti di forza non indifferenti, oltre a quello, principale, di riuscire in parte a rompere la barriera del distanziamento sociale che separa gli artisti ed il pubblico.




In primis è un concerto unico, nel senso che non è un episodio di un tour. Questo comporta la possibilità di avere una scaletta piuttosto lunga e senza momenti di pausa. In più, rappresenta l’unico sforzo concertistico in questo periodo, in particolare del cantante Daniel Tompkins, che non dovrà economizzare nell’ottica delle date successive.

Un altro vantaggio è proprio nella possibilità di offrire un lavoro visuale, fatto di luci e proiezioni, di livello sicuramente più alto rispetto a quello che una Tompkins e soci potrebbero fare in tour normali, sia per motivi logistici che per motivi economici.

Aspetto non da poco, un lavoro del genere ha permesso di coinvolgere non solo i Tesseract, ma anche tecnici luci, audio e addetti alla regia, insomma tutto quel personale mai abbastanza considerato in questo momento di crisi.

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Il risultato è, in ogni caso, il miglior concerto che un amante della band possa desiderare. I pezzi più iconici ci sono tutti e sono stati tirati fuori dal cilindro episodi per vari motivi non hanno trovato grande spazio nei tour precedenti. I ragazzi sono terribilmente in palla e la prestazione è onesta e decisamente solida, di grande impatto.

Nota di colore: Jay Postones, batterista originale dei Tesseract, vive in Texas e non ha potuto per ovvi motivi prendere parte al concerto, per cui è stato sostituito da Mike Malyan dei Monuments, che, assieme al fenomenale Amos Williams al basso, ha costruito una sezione ritmica spettacolare, vera protagonista assieme ad un intenso Tompkins, il cui cantato sia pulito che sporco è tra i migliori in circolazione nel genere (e non solo). Meno di impatto, ma di grande sostanza le chitarre di Acle Kahney e James Monteith, più impegnate a tessere trame e creare atmosfere, senza comunque sbagliare un colpo.

Un discorso a parte va fatto sul come siamo arrivati a questo esperimento.

Già da tempo numerosi artisti caricano su Youtube video di playthrough delle loro canzoni. Da questo si è arrivati ad esecuzioni in video live su Facebook ed Instagram, fino all’avvento di Twitch, piattaforma di streaming sulla quale Tompkins e Postones da mesi fanno dirette su dirette eseguendo e spiegando pezzi dei Tesseract. La risposta da parte dei fan è stata incredibilmente forte e, probabilmente, è stata il trampolino di lancio per ideare un vero e proprio concerto in streaming.

È interessante quindi vedere come certi musicisti siano stati in grado di adattarsi al momento attuale e sfruttare i social in modo estremamente produttivo, sviluppando community responsive ad iniziative come Portals.

Allo stesso tempo, è chiaro che una soluzione del genere non possa essere compatibile con qualunque proposta musicale. L’investimento economico alle spalle non potrà essere stato indifferente e decisamente non alla portata di gruppi emergenti. Inoltre anche il genere proposto ha il suo peso: quello dei Tesseract è molto compatibile con il tipo di spettacolo visuale proposto, ma non è detto che questo discorso possa estendersi a chiunque. Che io sappia (Pandini docet N.d.A.) anche quelli del club2club hanno provato a fare qualcosa di simile e, pur non avendo toccato con mano la cosa, tutto sommato mi “suona bene”, concedetemi l’affermazione.

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In fin dei conti, comunque, l’esperimento Portals è pienamente riuscito. Lo posso affermare con certezza dopo essermelo visto solo tre volte… in un’unica sera.

Il concerto live è quindi morto? Assolutamente no. Nessun compromesso digitale può restituire l’esperienza della musica dal vivo, nei suoi pregi e nei suoi difetti.

Prodotti come Portals sono quanto di meglio possiamo goderci durante quest’anno di clausura? Se non il meglio, sono sicuramente un’ottima risposta alla fame di musica e contatto con gli artisti che apprezziamo.

Ben vengano altre sperimentazioni, ben vengano le innovazioni. E trovo dannatamente giusto supportare gli artisti che amiamo in questo momento storico, a maggior ragione di fronte ad iniziative del genere.

Per cui lode ai Tesseract per aver osato, inanellando l’ennesimo centro della loro carriera.

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