Being There | Abitare la cascina oggi
Novembre, che cala con le sue nebbie e le sue strade bagnate, è un tempo triste ma culturalmente e gastronomicamente ricco per le campagne della bassa padana. Sono giorni di aie fangose e camini accesi dentro le case, mentre fuori feste e sagre rinnovano i riti e i tempi della terra e delle cascine.
Mentre scrivo si festeggia San Martino e diluvia. L’estate indiana, con i suoi lampi di cielo azzurro, si è presentata ieri con un giorno di anticipo, riempiendo improvvisamente di luce la grande pianura mentre oggi non c’è più traccia di quell’improvviso miracolo meteorologico da sempre legato al nome di questo Santo.
Fino a qualche decennio fa, nel giorno di San Martino scadevano i contratti agricoli per i coloni delle cascine e, in caso di mancato rinnovo da parte del padrone, le famiglie erano costrette a “fare San Martino”, cioè traslocare caricando su grandi carri non solo i propri effetti personali ma anche animali: galline, anatre, oche…
Ancora oggi qui si usa l’espressione “fare san Martino” per parlare dei traslochi, segno che le parole e i ritmi della cascina, per quanto lontani, sono radici così profonde e sommerse da vivere ancora nel nostro linguaggio quotidiano e nell’immaginario collettivo.
Le cascine a corte chiusa che punteggiano queste terre sono come chiese, hanno le dimensioni delle chiese, spesso hanno anche piccole cappelle all’interno, con campane e campanili. Appaiono nella loro sacralità nell’orizzonte piatto dei nostri campi e sorvegliano la pianura.
Non è quindi così strano che qualcuno, ancora oggi, se ne innamori e decida di voler entrare in quelle corti e in quelle stalle per scoprire come sia stata e come sia ancora oggi la vita in quelle grandi strutture, un tempo micromondi, paesini fortificati che a sera chiudevano i portoni, quasi fossero castelli.
Cosimo di Giacomo e Cinzia Brambilla sono due ragazzi folgorati dal mondo abitativo della cascina. Lui è un giovane cilentano con studi di architettura e una grande passione per la fotografia, coltivata a Napoli tra il suo laboratorio e il collettivo fotografico Arkfotolab. Lei è una educatrice e antropologa, originaria di Soncino e cresciuta a Cremona, con un’infanzia vissuta tra la città e i paesi dei due genitori, Soncino, appunto, e Genivolta.
Dallo sguardo appassionato di Cosimo e dalla voglia di riscoprire le proprie radici di Cinzia nasce nel 2017 il progetto etno-fotografico “Being There. Abitare la cascina oggi” un’idea che prende volutamente ispirazione nel titolo dal film “Being There” di Peter Sellers, (nella versione italiana “Oltre il giardino”) perché nasce dall’urgenza di guardare oltre il muro di tre cascine.
È una domenica di fine ottobre del 2017 e Cosimo, appena approdato a Cremona, si sposta con Cinzia verso Genivolta, dove si tiene la sagra locale. Qui scopre quanto le fiere della bassa lombarda siano in realtà importanti momenti di ricongiungimento delle famiglie e delle comunità stesse, fenomeni sociali prima ancora che gastronomici. Cosimo rimane affascinato dai luoghi rurali che circondano le campagne cremonesi ma a colpirlo è soprattutto un enorme vuoto urbano nella piazza del paese, coperto da un maxi cartellone giallo con scritta rossa “vendesi”, situato nel luogo dove un tempo si trovava una grossa cascina locale.
Da quel momento l’occhio attento di Cosimo risveglia l’interesse di Cinzia verso i luoghi e le storie vissute fin da bambina. Ne nasce Rural Rulez!, una piattaforma di valorizzazione territoriale e il suo primo progetto etno-fotografico sulla cascina cremonese, “un racconto circolare e negoziato fra chi ricerca e chi vi abita, fatto d’immagini e parole mai esaustive, che invitano a addentrarsi nella foschia della Bassa Padana”.
Racconta Cinzia: “Il nostro intento è quello di dimostrare che la cascina non è morta. Forse è più facile vedere quella parte e alcune foto possono anche fare male perché mostrano lo stato di abbandono dei luoghi. La cascina era un concetto e una forma di abitare estremamente vasta mentre adesso può capitare che solo 16 persone vivano in un posto che un tempo ne ospitava 400, perché si trattava davvero di paesini autosufficienti. Questi posti, però, esistono ancora e se si va a bussare alla porta e a parlare con con chi ci vive, queste persone ti raccontano anche che non si sposterebbero mai. Questi luoghi sono ancora potentissimi, ancora vivibili, ancora vissuti”.
Il lavoro Cinzia e Cosimo si è realizzato anche grazie alla Pro Loco di Genivolta e ha permesso ai suoi abitanti, una realtà sociale ormai scollata come in molti piccoli paesi della bassa, di riscoprire la propria storia riportando le cascine al centro e facendo in modo che la comunità stessa del paese ricominciasse a prendersene cura.
Il progetto e il crowdfunding si sono nei mesi concretizzati in un libro fotografico e in una mostra itinerante che ha già attraversato l’Italia per approdare, sabato 9 novembre, nel Museo della civiltà contadina del quartiere Cambonino di Cremona, in apertura del Festival del diritti 2019.
Qui Cosimo e Cinzia hanno esposto le foto delle cascine Ronche, Boffalora e Ballante, corredate da audio, raccolti durante la ricerca di Cinzia, il cui filo conduttore sono i racconti del signor Bruno, voce narrante che si muove tra vita passata e vita presente nella cascina.
“Durante il racconto maciniamo nelle gambe e dentro agli occhi spazi infiniti, spazi che nel tempo si sono svuotati, che sono mutati d’uso o sono divenuti inutilizzati. Nel tempo sono sorti muri che separano prepotentemente ed hanno creato storie separate. Bruno conosce tutta la storia, ma racconta più volentieri quella della metà in cui è rimasto a vivere.”
Grazie, Cinzia e Cosimo, per aver ridato voce alla storia rurale di questo piccolo angolo di Pianura.
Le storie di Being There e del signor Bruno si possono ascoltare grazie ai Qr Code presenti fra le pagine della pubblicazione e nella mostra al Museo del Cambonino che resterà visitabile fino al 30 novembre.