10 cose da fare quando sei in crisi con la musica
Nonostante l’evidenza empirica dimostri senza ombra di dubbio che anche i matrimoni più belli e duraturi attraversino qua e là un paio di momenti di crisi (anche solo per trovare qualcosa da dirsi dopo 20 anni che mi stai di fianco, Daniela, perchè parlare ancora del macellaio che ha sbagliato a farti il macinato potrebbe uccidermi e non penso ti interessi tantissimo il calciomercato della Juve, come darti torto), insomma nonostante le più importanti università americane confermino che ogni buon rapporto prima o poi inciampa e sbatte le labbra per terra io ero invece convintissimo che io e la musica fossimo in qualche modo l’incarnazione semi-umana del fiabesco “e vissero felici e contenti”, la classica eccezione che conferma la regola, una di quelle accoppiate che poi passano alla storia tipo “Stanlio e Ollio” o “muschi e licheni”.
Non era così.
È successo che un giorno ci siamo svegliati ed eravamo in crisi.
Accendo Spotify, metto le cuffie, la solita routine quotidiana. Però passo mezz’ora a fare scrolling (no offence) con una passività da domenica pomeriggio e alla fine sapete che faccio? Chiudo l’app, mi tolgo le cuffie, accendo la radio e mi ascolto Isoradio. Il traffico! Capite?
Vabbè, direte, a tutti capita di inciampare, avrai recuperato il tempo perduto con un ascolto della discografia completa dei Genesis e subito vi siete riconciliati.
No, perchè lei se l’è presa da morire e al concerto di Apparat a Bologna all’Estragon ha lasciato le luci accese e l’impianto basso. Roba che uno di fianco a me per protesta se l’è guardato tutto girato di lato, fissando il banchetto del merchandising.
Le solite reazioni moderate della musica.
Allora sapete cos’ho fatto io, che ormai avevo perso la pazienza?
Quest’estate in vacanza, ve lo giuro su Brian May, quest’estate in vacanza ho ascoltato 4 canzoni in 2 settimane. Non è un numero simbolico o iperbolico. Ho letteralmente ascoltato 4 canzoni, una volta sola ognuna delle 4, in due settimane di vacanza.
Da lì le cose sono degenerate e siamo finiti in terapia di coppia. Va meglio, ma ancora niente di paragonabile a prima della crisi.
Comunque la nostra strizzacervelli ci ha dato un decalogo, provare queste 10 soluzioni e vedere cosa succede.
Ve le metto qui, sia mai che servano anche a voi.
1. IL RITORNO ALLE ORIGINI
A volte ci concentriamo così tanto sulle novità discografiche da sentirci quasi in colpa ad ascoltare musica vecchia: in quel caso pensiamo di essere in crisi con la musica, ma è solo la mancanza di interesse per Myss Keta e i Modà.
Così mi sono buttato nel blues, più precisamente nelle registrazioni polverose di Robert Johnson (anno domini 1936), e ci ho trovato la vera essenza e radice di tutto ciò che è venuto successivamente.
Pochi accordi, una storia da raccontare, una chitarra acustica. Basta davvero pochissimo per tornare a emozionarsi.
2. I CONCERTI
Ci sono concerti che sanno riconciliarti col mondo. Tra questi non elencherei i festival in cui si usano i token invece del denaro, perchè non comprendo la necessità di valute alternative a quelle in corso di validità. E non comprendo neanche i cellulari, i video, la gente in braccio al fidanzato, quelli che parlano sulle canzoni che non conoscono, però effettivamente che colpa ne ha la musica?
I concerti tecnicamente impeccabili, o quelli che ti fanno saltare e dimenticare anche come ti chiami per qualche mezz’ora, restano sempre un atto di ribellione alla linearità della vita.
Ad esempio, quest’anno sono rimasto a occhi sbarrati ed estasiato dalla qualità di Bon Iver, Thom Yorke e da un concerto di musica classica a Berlino, alla Filarmonica, che detto per inciso è costato come un ingresso in discoteca in Italia, drink escluso.
3. I CAVALLI VINCENTI
Ognuno ha i suoi dischi del cuore, quelli da isola deserta. Alcuni di questi mi hanno offerto un’àncora in questi mesi, li ho riscoperti come riscopri l’odore di Rustichella dell’autogrill di Rimini Nord ogni 7 di agosto mentre vai in vacanza al mare.
Ve ne cito due: American Idiot, dei Green Day e Pure, dei Three in One Gentleman Suit.
4. GUILTY PLEASURES
Quanto è liberatorio ammettere che un ascolto eticamente ingiustificabile sia bellissimo lo stesso? Qui si lavora sulla tensione, sull’accettazione di sé e dei propri gustacci, è un passaggio fondamentale per uscire dalla crisi.
Lo so, ora devo confessarvi il mio piacere proibito e lo faccio a testa alta. Secondo me Oltre, doppio album di Claudio Baglioni datato 1990, è un capolavoro della musica italiana. E sto.
5. L’AMICO FIDATO
La musica, al contrario dell’amore, è arricchita dalla condivisione. Questo lo capisco pure io che sono un pugliese con un’attitudine alla gelosia che potremmo definire “serena” per gli standard meridionali e “ortodossa” per gli standard del resto del mondo.
L’amico fidato è quello che ti ha sempre passato la roba buona e con cui hai passato le notti a discutere su Kid A dei Radiohead come fossero i massimi sistemi.
Ecco, in caso di crisi nera, prima di buttare tutto all’aria, meglio mandargli un messaggio di SOS.
6. CAMBIARE COMPLETAMENTE PROSPETTIVA
A volte le crisi nascono nella routine, nella stagnazione, nell’agio della comfort zone. Bisogna mettersi in discussione, cambiare approccio e vedere se cambia qualcosa.
A me ha aiutato parecchio perlomeno a ritrovare curiosità, sentimento che qualche mese fa consideravo musicalmente estinto.
Musica classica, elettronica, strumentale, zero schemi, zero rifiuti, è tutto valido: Bonobo, Colin Stetson, deadmau5, Hidden Orchestra, Julian Lage, Sonny Red e tanto, tantissimo Beethoven. Questi sono i miei esperimenti, ultimamente. Non ne sono affatto pentito.
7. IL PODCAST
Queste diavolerie moderne (il podcast è nato nel 2004, innovazione pura) sono in effetti una fonte inesauribile di buona musica da scoprire.
C’è un problema da niente, ovvero che numeri alla mano nascono più nuovi podcast di quanti dischi siano pubblicati ogni giorno. Insomma, ci vuole un lanternino e tanta pazienza ma i risultati potrebbero ripagarla.
8. IL NEGOZIANTE DI FIDUCIA
Allo spettro opposto rispetto al Podcast in quanto a età anagrafica, secondo me non puoi restare in crisi con la musica quando entri nel tuo negozio di dischi preferito.
Il mio personalmente ha chiuso e oggi al suo posto c’è un negozio di vestiti che fa sembrare H&M un brand pret-a-porter sia per stile che per pricing.
Se fosse aperto, però, potrei entrare e chiedere al mio negoziante di fiducia di farmi ascoltare 5 cose nuove a scelta sua.
Sarebbe magico, altro che crisi.
(Questo punto, tra l’altro, dimostra che i miei 31 anni siano intellettualmente da moltiplicare per almeno 1,5. Sono quasi in zona Quota100. Evvai.)
9. SCRIVERTI LE CANZONI DA SOLO
Io ho questa aggravante che per fortuna non dovreste avere tutti, cioè oltre ad ascoltare musica in maniera compulsiva (pre-crisi, ca va sans dire) sono anche uno che si diletta con una chitarra in mano e qualcosa da dire che di solito interessa poco anche a mia madre.
Alla crisi da ascoltatore, quindi, si è aggiunto il blocco dello scrittore.
Però, dopo un’iniziale momento in cui il solo pensiero di scrivere una canzone mi metteva l’ansia, mi sono sforzato e qualcosa sta succedendo, piano piano, col contagocce.
L’ego fa il resto, dovreste vedermi tutto beato che mi ascolto le demo su Memo Vocali dell’iPhone come se avessi appena scritto Thriller, o Purple Rain, o la Macarena.
10. IL SILENZIO
C’è un disco di Zucchero che si chiama Miserere, famoso soprattutto per l’omonima canzone che per fortuna Pavarotti decise di cantare al posto di Bocelli, quello spocchioso toscanaccio che tutti sappiamo perchè sia famoso, altro che ugola.
Quel disco si chiude con una voce roca, grave, che sussurrando senza strumenti attorno dice: “A volte la migliore musica è il silenzio, diciamo”
È proprio così. Certe volte dobbiamo concederci il silenzio per tornare ad amare la musica, perchè non esiste pieno senza vuoto. Vabbè scusate, la smetto di fare il filosofo da edicola, ci siamo capiti però no?
Oh, sembra che io voglia farla più simpatica di com’è, ma io e la musica siamo in crisi davvero.
Speriamo passi, perchè mi manca tantissimo.
Sul serio.