Our Planet / Il nostro pianeta | L’angoscia della bellezza
Non è mai stato così urgente, necessario, imperativo e importante riconoscere quanto è fragile il nostro pianeta. Eccola, la banalità del male. L’angoscia potente che resta quando scorre l’ultimo titolo di coda di OUR PLANET / IL NOSTRO PIANETA, la serie documentario originale Netflix, nata dalla collaborazione tra WWF, Netflix e Silverback Films.
Stiamo perdendo quanto di più prezioso abbiamo ad una rapidità senza precedenti. Negli ultimi cinquant’anni è scomparso 60% dei vertebrati. Lo stato di salute delle foreste, degli oceani e delle acque dolci è sempre più precario. E, molto semplicemente, l’uomo non può continuare a esistere in un mondo senza natura.
Giovedì 18 Aprile 2019 ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare Greta Thunberg, la giovane attivista svedese per il clima, scelta da Time tra le persone più influenti dell’anno, che con il suo Sciopero Scolastico per il Clima ha dato vita a un movimento mondiale e, forse, finalmente, anche a un cambio di passo. Ed è con il ricordo potente dei suoi occhi angosciati e battaglieri che mi sono approcciato ai frame di questa straordinaria serie di documentari.
Ecco. L’obiettivo primo di questo lavoro è proprio impedirci di limitarci alla commozione. Perché sì, di fronte ad alcune scene di Our Planet si può arrivare a piangere.
Un vero e proprio binge watching della natura. Otto parti, più che puntate. Ognuna è dedicata a un diverso ambiente naturale, fatta eccezione per il primo episodio che è un’introduzione magnetica ai successivi: “Mondi congelati”, “Giungle”, “Acque costiere”, “Dai deserti alle praterie”, “Mare aperto”, “Acqua dolce” e “Foreste”.
Scene tanto inedite quanto indescrivibili. La danza di corteggiamento di alcuni uccelli. Le balene che cacciano in branco riprese dal cielo a formare una spirale marina. I trichechi, rimasti senza spazio vitale ghiacciato per fermarsi a riposare, che si inerpicano sugli scogli più alti e, al momento di scendere, rotolano a terra da decine di metri sfracellandosi al suolo. L’eutanasia della natura che, senza più mezzi di sostentamento, privata del suo naturale corso dalla mano dell’uomo, si arrende.
La voce di Sir David Attenborough, il famoso divulgatore scientifico e naturalista britannico, accompagna in questo viaggio stupefacente. Il Piero Angela in salsa anglosassone, riesce a far ridere con una sapiente ironia british, ad ammutolire con un disperato realismo, a far muovere le corde dell’anima al ritmo delle immagini. Altamente consigliata la fruizione in lingua originale, insomma.
A un occhio appassionato di documentari e reportage, infine, c’è un ulteriore dettaglio che lascia veramente stupefatti. Girato in 50 paesi, in 4 anni, in tutti continenti, con una troupe di oltre 600 membri è una vera e propria produzione monstre che non invade mai lo spazio della natura nelle immagini. Per ore ti chiedi come sia stato possibile filmare determinate scene, come abbiano raccolto un audio così pulito, come si sia arrivati ad avere una definizione così alta di momenti così rari e lontani. Nella sezione “trailer e altro”, comunque, c’è un contenuto speciale che illustra come siano state filmati alcuni dei passaggi.
Dalle foreste del Sud America ai territori immensi dell’Africa dove migrano, a piedi, migliaia di cuccioli di fenicottero in cerca di acqua. Dalle zone selvagge dell’Artico dove il cucciolo di orso polare, cacciatore inesperto, si lascia sfuggire la piccola foca, alle creature più sconosciute degli abissi, alcune riprese addirittura per la prima volta nella storia.
Guardate IL NOSTRO PIANETA. Stupitevi. Rattristatevi. Ma non dimenticatevene.
Non c’è angoscia più preziosa di quella che vi lascerà questo documentario.
Qui il link per vederlo su NETFLIX ITALIA.