Francesca Follini | Dalle Pin Up a Monteverdi, il disegno è l’anima...

Francesca Follini | Dalle Pin Up a Monteverdi, il disegno è l’anima dei gemelli

Francesca Follini

La gatta controlla il territorio, poi si acciambella nella fioriera dietro la mia testa: possiamo cominciare. Siamo sulla terrazza che condividiamo, come vicine di casa. All’ombra, perché il sole dà già fastidio: è l’afa della bassa padana. Siamo sedute in terra. Da grandi, come le bambine che siamo state. La ragazzina di fronte a me, gambe conserte e trucco nero intorno agli occhi, è dell’84. È bellissima. Ha un fascino da “donna con troppi pensieri, ma non chiedermi quali”, che la rende magnetica. Non ci conosciamo bene, ma siamo cresciute a cavallo degli anni ’90, e certe cose non ce le dobbiamo spiegare.

Francesca Follini è una fumettista. Ha studiato Grafica all’Accademia di Arte Santa Giulia di Brescia. Tiene corsi serali di fumetto al Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona disegna tutto il giorno nel salotto di casa sua. Queste alcune tra le sue ultime creazioni: AGENZIA INCANTESIMI, Le Fiamme Perdute di Sherazade, 2018 ( ITALY ); MONTEVERDI – Kleiner Flug, 2018 ( ITALY );  COUPE DE MONDE EN BD (3 plaches) – Petit à Petit, 2018 ( FRANCE ); GUIDE DE ROME EN BD (3 planches) – Petit à Petit, 2018 ( FRANCE ); SANDOKAN volume 2 – Star Comics, 2018 ( ITALY ); OPHIDIAN, Avvento – Noise Press, 2017 ( ITALY ); HERO CORP tome 3 – Soleil, 2017 ( FRANCE ); SPIRIT HUNTERS #4 – Zenescope Entertainment, 2017 (U.S.A.).

Cosa ti ha portato qui?

La mamma dice che, prima di parlare, disegnavo. Ovunque. Conserva qualche rubrica telefonica, con sopra elefantini, cavallini, fatine, tutte cose “ine”, tutti disegni femminili: c’erano i mini pony, ti ricordi? (E chi se li scorda). A casa, disegnavo. A scuola disegnavo; sono sempre stata, a detta delle maestre, “quella brava a disegnare”.

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Tavola Monteverdi

Tu sapevi già che quella sarebbe stata la tua strada?

Si, ho avuto il dubbio se studiare Veterinaria, perché, oltre al disegno, ho sempre amato gli animali, ma no, l’artistico è stata la scelta giusta. Già alle scuole medie creavo fumetti; quando ho capito che i fumetti permettevano la combo tra letteratura e disegni, tra storie inventate e disegni. Sono sempre stata una “nerd” della letteratura. Mi ricordo un gioco che facevo con mio fratello: ognuno inventava una storia e la disegnava, poi le scambiavamo per leggerle. Era un nostro modo di stare insieme.

E poi?

Al liceo, grazie a Michele Ginevra del Centro Fumetto Andrea Pazienza, scopro che ESISTONO le storie con i disegni. Scopro i Manga.

Gli anni del Liceo sono anni di fortificazione, delle letture dei fumetti e dei primi esperimenti.

Per la tesina di maturità ho concepito l’embrione di quello che, diventò poi, il mio progetto d’esordio, il “Progetto Uranus”. È una cosa “cyberpunk”, di cloni e umani artificiali. Non puoi capire come son rimasta quando, nel 2005, uscì il film “The Island” di M. Bay, che aveva la stessa trama. Il mio Progetto è del 2002! Certo, niente di nuovo. È Blade Runner, Matrix, Orwell. Io leggevo quelle cose li, libri “young adult” che stimolavano la mia fantasia.

Il Progetto Uranus piace a Michele Ginevra che le disse che, se l’avesse sistemato, sarebbe diventato qualcosa. La graphic novel esce nel 2006, in tre volumi, in cui Francesca scrive e disegna. E per la prima volta, va in fiera con una sua opera, entrando nel mercato del fumetto.

Ragazza giovane, innamorata di un mondo che, quindici anni dopo, guarderà con un certo cinismo.

Il mondo del fumetto, soprattutto in Italia, è pieno di contraddizioni. Tutto ciò che è arte, mi piace, ma quando la “cosa” diventa mercato, tanta poesia si perde. Dopo quel progetto, ho gradualmente abbandonato l’autorialità, decidendo che avrei disegnato per altri… Nel 2006, invece, il mercato non era ancora saturo: c’era possibilità di sperimentare, ora meno, c’è la pubblicità, le fiere costano tanto, il pubblico non sperimenta, compra ciò che conosce, che ha visto sui social.

In fiera, però, ho conosciuto le persone del settore e da li sono arrivate le prime proposte.

Com’è stato invece incontrare i social network?

Ma, dipende come ti piace interfacciarti alle cose. A me piace leggere, mi piacciono i contenuti, ma la gente che parla di qualsiasi cosa, che si professa esperta perché studia su facebook, mi crea blocchi emotivi. A volte vorrei pubblicare, ma non ce la faccio, va contro la mia etica. Uso i social per promozione, perché “devo”. Ma rimango gelosa delle mie cose. Quello che faccio per me, rimane per me. Potrei cambiare approccio, ma non ho rispetto per i social. Per ora vince il cinismo. Però poi, lo so che anche sui social le cose buone ci sono. E poi, se hai un minimo di ambizione – e per fare questo lavoro devi averla – devi venire a patti con i social. Quindi, ci sto lavorando…

Come ti informi?

Podcast in radio. Ho scaricato Audible, che ascolto mentre lavoro.

Legge romanzi, saggi, tutto, dice. Ascolta audiolibri; fortunatamente mentre disegna, riesce a fare altro. Romanzi, tipo?

Qualunque, dai classici, alla letteratura contemporanea.

L’ultimo che hai letto?

Tu che sei di me la miglior parte”, di Enrico Brizzi. Sempre suo, “Il matrimonio di mio fratello”, mi è piaciuto tanto. Sono orgogliosa di essere riuscita ad ascoltare, e di essere viva per raccontarlo, Anna Karenina di Tolstoj.

Letteratura estera?

Il lamento di Portnoy” di P. Roth, e “Pastorale Americana”, stupendo; anche se “La Macchia Umana” resta il mio preferito. Poi ci sono Franzen, Carver e Stephen King, che sono pezzi di cuore.

Che musica ti piace?

Tutto, ma non da “radio”. Ci vuole ricerca, quella che ti indottrinano è merda. Hai tutto e non guardi niente, come Netflix. Lo uso eh, guardo film, serie tv e vado al cinema quando posso. Mi è piaciuto molto “Il filo nascosto” di P. T. Anderson, “La La Land” perché, da romantica doc, amo i musical, e, agli oscar del 2015, ho tifato per Boyhood, anche se, Birdman, resta un capolavoro. Insomma, sembra che io non faccia un cazzo tutto il giorno, ma in realtà, per tre quarti dei film da divano, dormo.

E tra i fumetti, cosa leggi?

Leggo pochi fumetti, ho più disegnatori di riferimento. Da sempre Alessandro Barbucci, che fece scuola alla mia generazione; apprezzo e seguo le colleghe Mirka Andolfo, Laura Braga e Sara Pichelli, che tra l’altro, ha fatto vincere l’Oscar all’Italia con il suo Miles Morales, lo Spider Man nero. Su instagram seguo Sean Gordon Murphy, statunitense, e l’illustratore canadese Cameron Stewart. Con i fumetti il rapporto è un po’ odio e amore: sono lavoro. Tengo d’occhio le tecniche nuove. Mi piace Zero Calcare; si merita tutto il successo che ha, perché lui, la moda l’ha creata, non l’ha sfruttata. E mi piace Leo Ortonlani. Ecco, questi sono tra gli autori che leggo sempre volentieri.

Io ho una curiosità… ma perché le tue ragazze hanno sempre il seno grande?

Lato cartoon, sono gommose e divertenti da disegnare. In “Agenzia incantesimi”, uno dei progetti a cui lavoro, la protagonista è rossa e tettona; ha un aspetto goliardico, alla Jessica Rabbit, però buffa nel voler essere una pin up.

Le chiedo se ci sia una spiegazione freudiana nel disegno delle tette grandi…

Sicuramente! Ho creato un fumetto dal titolo “La maledizione della prima taglia” che racconta la disperazione di non averle mai viste crescere.

Il disegnare mette in equilibrio le tue anime di gemelli?

A tratti. A tratti le inquieta.

Da cosa trai ispirazione?

Quando hai l’obbligo, non c’è ispirazione; è tutta traspirazione. Il disegno senza ispirazione è greve. Se le tettone, sono la confort zone, disegnare motociclisti incazzati sulle strade di NY, è ansia da prestazione. Per sopravvivere, devi imparare a colmare la confort zone. La predisposizione ad un certo tipo di propensione artistica, dovrebbe essere tenuta in considerazione, ma non sempre è così: per lavorare con l’estero, devi capire che sei parte di un circuito e hai tempi strettissimi. Venti giorni per leggere la storia, interpretarla, disegnarla per poi passarla ad altri, che la coloreranno. Sono soldi, ma anche prodotti con il tuo nome e, in ogni caso, devi fare il meglio che puoi.

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Ophidian, la cover

Ora è in uscita il secondo volume di “Agenzia Incantesimi”, finanziato tramite crowfunding, la storia è di Federico Memola.

Lavorare con lui è diverso, si può dialogare, cambiare le cose. Come posso confrontarmi con Lucio Perimizzi, per il quale disegno per Ophidian, di Noise Press.

Ma il guanto da serial killer con cui disegni, mi incuriosisce, c’entra con il sadomaso?

(Sorride…) Serve per la tavoletta grafica, per scorrere meglio sullo schermo. La tavoletta retroilluminata, scalda la mano, e senza guanto, si incastra, non scorre liscia, o lascia aloni se è unta o sudata.

Che spiegazione banale, avrei preferito la storia del gadget da sexy shop ☺

Cos’è per te il sale della vita?

Riuscire a mettere d’accordo i gemelli, avere tempo per fare aperitivi con gli amici e per le altre cose che mi piacciono. Da buona pessimista cronica, essere contenta. Anche il lavoro. E il disegno.

E dove lo conservi?

In uno scaffale sicuro, perché è prezioso, ma deve essere ben in vista, così non lo dimentico; ecco ora vorrei una cassaforte di vetro!

 

Serena Lampugnani

 

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