Le tre Tallinn dentro Tallinn
Alle elementari si faceva quel gioco-interrogazione in cui bisognava assegnare a ogni stato europeo la sua capitale, l’unico modo per assicurarsi un vantaggio sugli altri era conoscere il diabolico e remoto terzetto dei paesi baltici: Lituania, Lettonia ed Estonia.
Sarà stata la suggestione derivante dal suono di quei nomi, la lontananza di quei paesi nella carta geografica appesa all’aula o il ruolo di “Molise d’Europa” che le tre repubbliche baltiche hanno avuto nell’immaginario comune, ma per tutta la vita ho avuto un’idea imprecisa e confusa di quelle zone. Sentivo parlare di degrado post-sovietico, poi di rivoluzione digitale, di influenza dei paesi scandinavi. Insomma, vagare per i vicoli di quelle città su Google Earth non mi bastava e quindi sono andato a Tallinn, tra le tre la più lontana, forse la più contaminata dall’aria dei paesi nordici nonostante la vicinanza con un polo attrattivo come San Pietroburgo.
Le aspettative di indecifrabilità che avevo avuto leggendo qua e là delle città baltiche non sono state deluse: Tallinn si presenta come una di quelle rocce spaccate in cui è possibile vedere con precisione gli strati di sedimenti che si sono formati nel tempo; a seconda del quartiere potresti dire con precisione di trovarti nella prima metà del Novecento, durante il dominio sovietico o in una delle metropoli più avanzate del ventunesimo secolo.
Se il nucleo della città è il Vanalinn, la città vecchia medievale, in grandissima parte conservata, al di fuori delle mura si trovano una serie di aree dove grattacieli di ultima generazione e costruzioni dall’architettura avanguardista si interpongono a quartieri con condomini plumbei che riportano indietro il calendario di almeno trent’anni: le vie di mezzo sono quasi del tutto assenti, a parte per le coloratissime tradizionali case in legno che gli estoni non hanno mai smesso di costruire e ristrutturare.
Arrivando dall’aeroporto o dal porto e procedendo verso le mura cittadine si può percepire il respiro di tutto il secolo scorso, con qualche mal amalgamata ma comunque apprezzatissima immissione di costruzioni dal design contemporaneo.
Colpisce il fatto che i grattacieli nascano dal nulla come funghi spuntati in una terra a cui non appartengono, a un suolo che, facendoci caso, si rivela ancora poco pronto per sorreggerli. L’impressione è di sentirsi catapultati, di tanto in tanto, alla realtà di un paese che ha cercato di scrollarsi di dosso in gran fretta il retaggio lasciato dall’URSS e l’appartenenza al gruppo dei paesi in via di sviluppo, ma che rapidamente sta cercando una sua identità, spinta dalla vicinissima Helsinki.
Il quartiere che più ha beneficiato della fame di innovazione di questa relativamente giovane Estonia è sicuramente Rotermann. Sarà il nome ma i palazzi che costituiscono questo avveniristico angolo sul baltico potrebbero tranquillamente appartenere alle zone più recenti di una città come Rotterdam o Copenaghen. Qui si respira maggiormente la vicinanza con i paesi scandinavi e tutto ciò che ne deriva: dai negozi di design ai bistrot di new nordic cuisine alle barbe degli hipster.
Probabilmente è qui che risiede il vero cuore pulsante della vita cittadina, ed è attorno a questo quartiere che l’Estonia vuole rilanciare la sua nuova immagine in Europa. Se apprezzate l’architettura contemporanea sarà probabilmente la vostra zona preferita, anche perché è sorprendentemente a misura d’uomo, accogliente, tranquilla.
Dall’altra parte del centro rispetto a Rotermann si trova un altro tra i quartieri più vivi e interessanti: Telliskivi, una zona industriale nei pressi della stazione rivalutata dove fioriscono street art e street food. Vagoni del treno trasformati in food truck, container improvvisatisi negozi di biciclette, compound industriali trasformati in negozi di oggettistica di design. A Telliskivi si anima la vita serale dei giovani di Tallinn, complici anche i concerti e gli eventi che stanno sempre più aumentando in una città altrimenti povera da questo punto di vista.
Se Telliskivi come Rotermanni sono aree che somigliano molto ad alcuni quartieri di città nordeuropee (Telliskivi ricorda molto Christiania, ma senza erba, in tutti i sensi) per scoprire l’eredità sovietica non c’è posto migliore dei quartieri di Haabersti, vicinissimo ad una vasta spiaggia desolata e soprattutto Õismäe: un monumentale complesso di decine di condomini disposti in modo da disegnare un ovale, una vera e propria città nella città che è un modello perfettamente conservato dell’idea urbanistica sovietica.
Sono molti i quartieri degni di una passeggiata che permettono di scoprire come si vive nella capitale estone: Kalamaja ad esempio, coloratissima, affacciata al mare, con un Turg (il mercato cittadino) in cui trovare street food di ogni tipo. Oppure le ville residenziali in legno vicine al parco di Kadriorg, un must sia per il palazzo di Pietro il Grande sia per il museo d’arte moderna e contemporanea Kumu, noto soprattutto per la sua architettura.
Ma il cuore della città è la collina su cui si è arroccato l’abitato medievale. Entrare nelle mura di Vanalinn ricorda -lo so, è un po’ svilente- l’entrata in un parco tematico, ma d’altronde il livello di conservazione, anche per quanto riguarda i colori, è tale da dare un’impressione di finzione al tutto, complici forse alcuni ristornati mangiaturisti con personale in costume.
Ah, una nota doverosa: alcuni piatti sono interessanti ma la cucina estone è molto povera, si va di zuppe e minestre, ogni tanto qualche veganissima grassa salsiccia cotta nel sangue, ma in generale non mi sento di dire di aver mangiato particolarmente bene, non me ne vogliano gli estoni.
Girare per il centro medievale consente di visitare le attrazioni più famose della città che non avrete problemi a trovare su una qualsiasi guida o mappa turistica, ma la chiave per scoprirlo sono convinto che sia perdercisi dentro, tra le viuzze dai colori pastello e gli scorci in cima alla collina sui tetti rossi della città. È tra questi passaggi illuminati dalla luce tenue del nord Europa che emerge il nocciolo di quello che è Tallinn.
Dalla terrazza giusta potrete osservare una coltre di tetti in rosso carminio digradare fino al nuovo centro, con il cromato dei grattacieli; più in là la cupa sagoma bigia delle schiere di condomini-alveare. A nord guardate il porto lambire il golfo, a tratti intervallato da fredde spiagge; oltre il baluginio della luce artica che imperla il baltico, nelle giornate più terse, si riesce persino a vedere Helsinki.