Tutto quello che vorrete per il Black Friday 2019
Lo snobismo da scaffale di libreria non può che scontrarsi con le grandi vittorie del capitalismo quali Netflix, un sesto de Lo Stato Sociale a XFactor e, ovviamente, il Black Friday. Ma noi NON siamo snob, Netflix lo divoriamo (anche senza chill), per XFactor facciamo tifo da stadio e nel dubbio pensiamo che leggere sia il modo più sano di cuccare.
Ecco i consigli di SALT e blablabla Black Friday, consumismo, Marx vi punirà tutti. Poche balle, tanto siete tutti li a fare refresh su siti vari da venerdì scorso. E noi con voi.
Andiamo con ordine. Sezione per sezione. Che noi AMIAMO fare elenchi. Madonna quanto ci piace.
The Cure – Disintegration (doppio vinile a 22 euro)
A volte non ti rendi conto di una cosa ovvia fino a quando non te la fa notare qualcuno che ammiri. Me ne sto al Crack Stage del Club To Club dopo il live dei Comet Is Coming (ve l’ha raccontato Francesca, quel festival incredibile), quand’ecco che arriva Gabriele – guru musicale quant’altri mai – e subito si inizia a parlare della serata. Lui non ama particolarmente i Chromatics, mentre io ancora sono rapito da quell’esibizione che per un’ora ha saputo portarmi in un altroquando parallelo agli anni Ottanta realmente accaduti.
La prima cosa che mi dice è “Disintegration”. La seconda è che quello che oggi viene considerato uno dei grandi classici dei Cure è diventato tale solo più tardi; che per la sua generazione i veri capolavori di Robert Smith erano Seventeen Seconds e Pornography.
E colgo solo allora un altro dei modi sottili in cui quelle dodici tracce dolenti ed enormi – l’orchestra che apre Plainsong, mioddio! – si sono infilate sotto la pelle della mia generazione. Chiunque apprezzi il pop struggente e romantico di gente come i Chromatics – che tanto ha segnato questo decennio – dovrà risalire la corrente fin là per ritrovare l’origine di un sentimento riproposto oggi in chiave solo più sintetica e in scala ridotta.
Trent’anni dopo, insomma, Disintegration sembra ancora un disco uscito domani.
Thom Yorke – ANIMA (doppio vinile a 28 euro)
Fateci caso: oggi sembrano più importanti i luoghi virtuali in cui si svolge la discussione intorno alle cose che le cose stesse, e le rivoluzioni possibili sembrano solo e banalmente tech. Dischi come l’ultimo di Thom Yorke cercano un modo per ridarci un corpo, per riportarci in mezzo agli altri, per ricordarci cosa significhi davvero “progresso”.
Tra una tirata contro un’elite che costruisce muri e si rimpinza mentre qui sotto non si respira e non c’è acqua (Traffic) e tentativi di connessione con il prossimo (Dawn Chorus, ballata salvifica), ANIMA è una raccolta di brani splendidi che mettono in fila tutte le cose che dobbiamo provare a mettere in salvo prima che sia troppo tardi.
Se non ne avesse tirato già fuori un memorabile cortometraggio Paul Thomas Anderson (guardatevelo su Netflix, ne aveva parlato Alessandro qui su SALT), queste canzoni sarebbero perfette per raccontare sia le origini di Parasite di Bong Joon Ho che una speranza per tutti quei derelitti. Poveri o ricchi che siano, che vivano sopra o sotto la superficie della terra, sono tutti vittime infelici di un sistema al collasso.
Jon Hopkins – Immunity (doppio vinile a 22 euro)
Ho scritto a Paolo, l’altra sera, per sapere come stesse – settimane pesanti al lavoro, mi aveva detto. L’ho trovato che tornava a casa in autobus, sfranto, mentre fuori pioveva: in cuffia però aveva Immunity, un disco – parole sue – “capace di riconciliarti col mondo”. E subito mi è balenata in mente l’immagine dei rivoli d’acqua sul lato esterno del vetro e il volto del mio amico premuto su quello interno: pensieroso e malinconico prima, e poi subito sereno, quando le note del capolavoro di Jon Hopkins prendono a fluire e a squarciare il cielo.
Questione di lana caprina, scegliere questo o quel brano di Immunity. Un album simile va fruito senza interruzioni dal primo all’ultimo secondo, e le distinzioni fra le tracce sono pura questione di comodità da playlist. Un’ora di techno ambientale e umanista – fattona e comunitaria nello spirito come quella dell’altrettanto riuscito seguito Singularity – che trova proprio alla fine, nei dieci minuti della title-track, l’estasi perfetta di voce, pianoforte ed elettronica che sembra aver cercato per tutto il viaggio.
…sì, lo sappiamo che ora vi starete chiedendo. Ma se non ho il giradischi, come li ascolto tutti questi vinili favolosi? No problem, ci ha pensato Manuela, qui. Proprio qui, con la guida dei giradischi da rimorchio.
Come sanno pure i muri, sta per uscire l’ultimo episodio della saga canonica di Star Wars. E l’hype sale a mille. Sarà una ciofeca come gli ultimi? Riusciranno a riparare ai torti fatti (ai fan)?
Come se non bastasse, è uscita su Disney+ (ma tanto lo so che avete tutti un amico che ha un account olandese *wink *wink) la serie The Mandalorian e probabilmente è una delle cose più belle e più Star Wars dell’ultimo decennio. Con la notevole eccezione di Rogue One, che vi consigliamo caldamente per ripartire alla grande e sentire nuovamente la forza scorrere in voi. Baby Yoda vi guarda.
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È da poco uscito anche in Italia quello che si candida facilmente ad essere il miglior film dell’anno, Parasite del coreano Bong Joon-ho. Purtroppo i film americani del regista (Snowpiercer e Okja) non sono i suoi migliori (comunque piuttosto buoni), sebbene lo abbiano fatto conoscere al grande pubblico. Bisogna recuperare assolutamente i suoi film coreani: The Host e Memories of Murder ed infine Tokyo, trittico di registi che parla della città nipponica (realizzato insieme a Michel Gondry e Leos Carax, non credo serva dire altro…). Al centro il rapporto con l’estraneo, inteso sia nel senso del singolo che della comunità. Il regista scava nei meccanismi umani e nella possibilità di “lasciar entrare” l’altro nella nostra vita.
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Ok, ok, Joker di Todd Haynes ci è piaciuto. Ok, riesce pure a coniugare un aspetto “alto” con l’appartenenza al mondo dei fumetti. Ma da dove è iniziato tutto?
Da quel Batman in calzamaglia degli anni ’60, interpretato da Adam West; quello che quando tirava i pugni usciva la scritta “POW”; quello che aveva il bat-spray per grossi animali marini da usare per allontanare un enorme squalo di gommapiuma. Epico. E ovviamente quello in cui compare per la prima volta il personaggio del Joker, molto lontano dalle più moderne rappresentazioni, ma ugualmente interessante.
Consigliato vivamente per passare le serate invernali e ridere con gli amici.
Le sfumature della storia forse pure banalotta ti sono entrate sotto la pelle senza che te ne accorgessi. Il mix dolciastro e fumoso di amicizia, Irlanda rurale, amore angelicato, dolori di svariata natura, sesso detto e fatto, articoli sul conflitto in Siria ed educate lotte di classe nei salotti delle città universitarie – tutto questo senza apparente peso ha assunto una familiarità totale, un fardello leggero e onnipresente, e la fine del libro, così di botto, assume i contorni di un nuovo vuoto davanti agli occhi.
E’ uscito per BAO Publishing il nuovo romanzo grafico di Toni Bruno, fra avventura ed esplorazione, a bordo di una delle spedizioni più famose di sempre. Sta per salpare “La Belgica – Il canto delle sirene”!
L’abbiamo addirittura letto in anteprima (e ci è piaciuto moltissimo).
Quest’anno il Black Friday di Trip si tinge di verde (a cuccia, Salvini, non parlavamo di te!)
Nel nostro piccolo possiamo davvero fare qualcosa per provare a salvare il mondo. Anche con il Black Friday. Come sapete, in SALT è un tema a cui teniamo particolarmente, così ci siamo messi a spulciare tra le offerte di Amazon ed ecco gli ultimi ritrovati della scienza sedicente eco-friendly di cui non potrete (dovreste?) fare a meno:
- Basta campioncini di plastica monouso (rubacchiati negli hotel) per i vostri viaggi. In aereo portate i prodotti che usate a casa travasandoli in questi contenitori riutilizzabili.
- Basta spazzolini di plastica monouso. L’alternativa esiste e sono quelli in bamboo, come questi. Legno rinnovabile, setole prive al 100% di BPA e imballo realizzato con carta riciclabile e biodegradabile.
- Basta bottigliette di plastica monouso. La maggior parte degli uffici ormai è dotata di boccioni, alternativamente esiste il caro vecchio rubinetto. E dove conservarla? Nelle praticissime borracce termiche!
- Basta cannucce di plastica monouso. L’alternativa? Se non volete usare la pasta (sì, si può fare!), esistono quelle in acciaio inox, come queste.
- Basta pellicola di plastica monouso per conservare i cibi. Esistono dei coperchi di silicone lavabili e riutilizzabili che si adattano a qualsiasi formato di cibo e contenitore, come questi!
Sono piccoli gesti, lo sappiamo, ma sicuramente piccole rivoluzioni nelle abitudini.
C’è poi una piccola idea bonus. Una proposta laterale, ecco. Viaggiare con la Capo, infatti, ci ha insegnato una grande cosa: non si va da nessuna parte senza un coltellino svizzero. Siete pazzi se pensate il contrario! Quindi ecco, ovviamente Jeff Bezos lo sa e ha messo in superofferta pure quelli. Acchittateveli.