Nuotare a rana nella Croazia selvaggia

Nuotare a rana nella Croazia selvaggia

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È un agosto strano, ti sei distrutta un alluce e hai dovuto appendere gli scarponi al chiodo per un po’.

Il mare è un concetto che il tuo pensiero non considera neanche d’estate, a meno che non sia qualcosa di estremamente selvaggio e sconfinato come l’oceano della Côte sauvage francese o la Duna di Pilat. Hai un’idea marittima molto lontana dalla balneazione e più simile alla scoperta di un’isola sconosciuta o di una caletta circondata dai rovi o dalle rocce, raggiungibile solo graffiandosi e facendosi male.

Il Trebbia, tipo. Il mare dovrebbe sempre essere come il Trebbia.

Per una strana serie di coincidenze finisci in Croazia, che è bella, per carità, ci sei stata tante volte e hai delle kune in un cassetto, però è agosto e ti sorge il dubbio che ci troverai il mondo intero e poche spiagge solitarie da esplorare.

La prima tappa è Segna, Senj in croato, sole a picco e un Summer Carnival in corso, molti dj-set a volumi folli, spettacoli di playback e gente che ancora sta festeggiando, notte e giorno, la non-vittoria ai mondiali.

Impari subito a convivere un vento incessante e scopri l’esistenza del detto: “la bora nasce a Segna, si sposa a Buccari e muore a Trieste”. Dopo pochi tentativi capisci che tutti i turisti si riversano in quelle tre, quatto calette visibili dalla strada, ma se hai pazienza e voglia di avventura puoi parcheggiare ai lati della litoranea e prendere la prima sterrata che si infila tra i rovi, ti fa inerpicare sulle rocce e ti porta finalmente in un mare deserto e selvaggio tra vegetazione brulla e scogli a picco. La cosa migliore che puoi fare per esplorare lentamente i fondali e partecipare a questo mondo acquatico è nuotare a rana, osservando i paguri e i ricci di mare sotto di te.

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Relitto di chiatta tedesca nel fiordo di Zavratnica

C’è un altro luogo, non lontano, dove sfoggiare il tuo impeccabile stile anfibio: è il fiordo di Zavratnica a Jablanac, 1000 metri di insenatura e le alpi Bebie, rosa come le Dolomiti, che scendono a ripide in un’acqua azzurrissima. Un sentiero, di un bianco abbagliante sotto il sole di agosto, porta fino al punto più interno e verde del fiordo e per tutto il percorso ci si può tuffare per raggiungere il lato opposto o per vedere da vicino il relitto di una chiatta tedesca affondata nella Seconda Guerra Mondiale.

Ora che hai trovato il tuo Trebbia croato è tempo di esplorare l’entroterra alla ricerca del famoso Plitvice National Park. La strada è nebbiosa e apparentemente deserta, sui lati solo campi e piccole case, ognuna col suo banchetto di formaggi, miele e grappini.

Poco più in là, all’ingresso del parco, pare che l’Europa intera si sia riversata ai due ingressi facendo file chilometriche. Con un escamotage e il supporto di un’energica signora croata entri velocemente e scopri subito un mondo di laghi, cascate, molti orsi bruni nascosti, anatre e un numero infinito di trote che nuotano a rana al posto tuo per tutti i corsi d’acqua di questo paradiso naturale, forse un po’ affollato, ma così sconfinato nei suoi 300 kmda poter contenere tutta quell’Europa che ogni giorno si presenta alle casse.

Una cascata del Plitvice Lakes National Park

Sulla strada verso la costa hai scelto una tappa totalmente casuale, Perušić, un piccolo paese di pianura a cui si arriva attraversando la valle del fiume Lika. A due chilometri dalla piazza si accede a un parco naturale, il Cave Park Grabovaca tempio di arbusti pungenti, fiori mai visti e sentieri segreti che portano a una base per il tiro al piattello, trovabile solo da chi si perde con grande ostinazione. La grotta di Samograd è la più grande delle otto presenti nel parco, qui scendi lentamente nelle quattro sale, sempre più fredde, dove la roccia e l’umidità hanno creato scenografie davvero incredibili.

Poco distante dal parco ecco un nuovo spettacolo acquatico, il canyon del fiume Lika, uno scenario da vertigini di rocce giallastre, completamente brulle, che scendono fino al torrente azzurro e deserto a cui si arriva scivolando e sprofondando nella fanghiglia in un silenzio incredibile, tra orme di animali che proseguono fino al corso d’acqua.

Canyon del fiume Lika

Qualcosa in quel vuoto totale, in pieno agosto, ti trattiene dal fare un tuffo, forse l’idea che un lupo o un orso ti stiano osservando, nascosti da qualche parte, o il non voler toccare nulla in un luogo così inviolato e solitario, anche se vicinissimo all’autostrada.

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Questo viaggio nella Croazia selvaggia si conclude con una coraggiosa nuotata a rana in tutte le calette dell’Isola di Krk, uno dei posti più antropizzati della Croazia ma benedetto per un ultimo giorno da nubi cariche di pioggia e temporali intermittenti. I turisti sono fuggiti e l’acqua si è tinta di un azzurro innaturale che contrasta con il cielo grigio e tumultuoso.

Non si vede anima viva e in questo mare così limpido sembra proprio di stare al Trebbia.

Spiaggia rocciosa, isola di Krk
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