Con il cuore aperto al mondo. L’incanto di Fatoumata Diawara
Non so come spiegare, per me la musica è una delle poche cose belle che abbiamo nel mondo, musica è Dio, e io non sono altro che una traduttrice. Canto in Bambara, la lingua del Mali, per essere vicina alle mie radici ed entrare in contatto con quello che sento. La musica ci regala questa grande possibilità: la condivisione dell’amore, di una voce dolce, della felicità. Io questo voglio fare: rendere felici le persone.
Questa è stata un’estate in musica che definirei salutare, per il modo in cui mi ha portato fuori dalle consuete rotte della canzone pop/rock anglofona, pure nelle sue declinazioni più insolite: in un’epoca in cui tutta la conoscenza, la cultura e la bellezza sono a portata di mano e paradossalmente a orizzonti infiniti sembriamo preferire la comfort zone di quel poco che già sappiamo, aprire le finestre sul mondo e far entrare aria fresca e nuovi colori è l’unica cosa da fare. Penso a quanto mi abbia saputo regalare il divertentissimo, stupefacente indie/pop/jazz/lounge/funk (scusate) The Ashtray, ultima fatica dei giapponesi Suchmos; penso al viaggio afro-jazz dei portentosi Sons Of Kemet di Shabaka Hutchings (figura cardine del rinascimento jazz contemporaneo, se volete un nome diverso dal solito Kamasi Washington: ne riparleremo, promesso); penso alla pazzesca psichedelia (o psicosi) occulta dei nostri Mamuthones – davvero uno dei dischi dell’anno, il loro Fear On The Corner. Ma penso anche allo scintillare di Fenfo, il ritorno di Fatoumata Diawara, anticipato qualche mese fa dal singolo Nterini.
Classe 1982, musicista e – prima ancora – attrice maliana (magari l’avrete vista sul grande schermo nell’acclamato Timbuktu di Abderrahmane Sissako), la Diawara si era imposta all’attenzione della critica internazionale nel 2011, con il delicato esordio Fatou: pura grazia in note, se vi fidate, con la voce colta a danzare in mille modulazioni tra chitarre acustiche, percussioni, sporadici inserti elettrici e collaborazioni importanti (c’è Toumani Diabaté, nientemeno, in Wililé). Una voce che già allora squillava, s’increspava e vibrava di quella gioia da condividere di cui si diceva al principio (una vecchia intervista a Vanity Fair); era poi quasi automatico che una simile magia attirasse l’attenzione di altri nomi imponenti, da Herbie Hancock a Damon Albarn.
Oggi Fenfo – letteralmente “qualcosa da dire” – recupera quell’incanto e lo espande ancora, estremizzando le contaminazioni pop da un lato e le sognanti rarefazioni dall’altro: il risultato è ancora una volta notevole, di ammirevole limpidezza. Dell’opener Nterini abbiamo già detto sopra, mentre più avanti sbalordiscono per ritmo e groove Negue Negue e Bonya, con la seconda che vanta un attacco rubato a Rock The Casbah e uno strepitoso lavoro di basso di Etienne Mbappe (da tenere d’occhio per tutta la durata dell’album). Miraggi Tinariwen si odono in Kokoro, mentre il paradisiaco coro in maggiore che fa letteralmente fiorire Ou’Yan Ye completa un trittico d’apertura inattaccabile. La title-track è un fragrante intrecciarsi di voci e corde, Mama un venticello lieve e notturno, Dibi Bo una piccola, concisa filastrocca pop: tutto fila leggerissimo e privo di sforzo, in Fenfo, anche nei rarissimi casi in cui la forma prevale sulla sostanza e i pezzi appaiono lievemente fuori fuoco (l’esile Kanou Dan Yen, per dire).
È poi lo splendido booklet – pagine e pagine di colori sgargianti e rappresentazioni simboliche di un cuore realmente aperto al mondo – a svelarci il senso di un’opera significativa anche nelle liriche, accuratamente tradotte dal bambara all’inglese e che narrano di migranti, di senso di appartenenza, di radici, di Africa. Qualcosa che, in tutta semplicità e con parole che alle nostre orecchie possono sembrare solo puro suono, ci ricorda quello che conta davvero per restare umani:
Whoever thinks that jealousy is in fashion
Needs help to open their eyes and see the light
Whoever believes that wickedness is right
Needs some light to bring them out of the darkness
Whoever thinks that fighting is in fashion
Needs help to regain their senses
Titolo | Fenfo
Artista | Fatoumata Diawara
Durata | 41’
Etichetta | Polyvinyl Records