Lo zio Oscar e le candidature 2015
Prima di analizzare le candidature per gli Academy di quest’anno, volevo fare alcune considerazioni di ordine generale, che esulino anche dal mio solito (e noto) pensiero “gli Oscar sono politica, non (solo) arte”, sul quale non intendo tornare.
La prima riflessione riguarda la totale e completa sovrapponibilità fra le candidature come miglior film e le candidature come miglior attore protagonista; mentre le candidature per la miglior attrice sembrano provenire da tutt’altra sfera di cinema e di film. Sembra quasi che i film di successo siano film prettamente “maschili”, incentrati cioè su protagonisti maschi, con al massimo la figura femminile come spalla. Hollywood sta diventando (o forse è sempre stato) un mondo di uomini? Può darsi, ma anche il pubblico ha di certo un ruolo. I film da cui sono state prese le nomination per la miglior attrice sono produzioni “minori” in termini di distribuzione (mi riferisco soprattutto a Still Alice, Wild e Two Days, One Night), arrivati in sordina (o non ancora arrivati), per esempio, nei nostri cinema.
La seconda riflessione riguarda uno dei grandi esclusi di questa edizione: DOV’È LA CANDIDATURA DI THE LEGO MOVIE? Si tratta sicuramente del più interessante film d’animazione del 2014, che avrebbe meritato almeno una candidatura nella sua sezione, se non forse qualcosa di più! E invece lo troviamo candidato solo come miglior canzone (“Everything is awesome”, peraltro divertentissima, che NON vincerà –già lo so- la statuetta) e, al suo posto, troviamo nella categoria film d’animazione sequel di dubbio interesse (Dragon Trainer 2), film che la cultura americana non può capire (The Tale of the Princess Kaguya) e i Boxtrolls. Carini, mica dico di no, ma diamine! The Lego Movie avrebbe sbaragliato, meritatamente, la concorrenza, come ha fatto nella maggior parte dei festival di cinema a cui ha partecipato.
Le candidature presentano altre incongruenze, ma ne discuteremo nelle singole sezioni.
E adesso… ecco le sezioni e, soprattutto, i miei pronostici! (a questo punto ci vorrebbe una sigla, ma vabbè, siamo tempi di spendign review…)
Miglior film
Quest’anno le candidature si dividono nettamente in 3 sottogruppi: le candidature d’obbligo (cioè politiche: sono americani, non si può pretendere chissà cosa…); i film che non vinceranno mai (per vari motivi), ma che meriterebbero; i film veramente belli, una spanna sopra gli avversari.
Appartengono al primo gruppo, che chiameremo “Minoranze & Eroi” i biopic The Imitation Game, Selma, American Sniper e The Theory of Everything, caratterizzati per raccontare la magnifica storia di uomini (maschi) che hanno reso grande il loro Paese. Discretamente realizzati, tutti basati su un personaggio centrale di grande carisma, sono stati candidati per dovere, più che per reale necessità. American Sniper è forse il peggior film di Eastwood di sempre (alla pari con J. Edgars, ma là c’era Di Caprio che bloccava l’accesso al salone degli Oscar…), sicuramente il meno coeso, quello con più sbavature e leggerezze (la tempesta di sabbia ed il “bambolotto” che dovrebbe rappresentare suo figlio, tanto per citare le più grossolane), caricato di un patriottismo esasperato e dannoso al film stesso. Chiediamoci: può vincere un film piaciuto a Sarah Palin? Può vincere un film con un bullet time (nel 2014, daicazzo!)? Può vincere un film dove l’eroe e patriota è il più meschino fra tutti i soldati, il cecchino? Siamo in America, la risposta è meno scontata del previsto, anche se l’endorsement della Palin ha dato un notevole colpo alle speranze del vecchio Clint.
Di questa prima categoria il migliore è sicuramente Selma, ma una regia troppo “emotiva” e sorniona ed una sceneggiatura composta solo di discorsi politici e belle frasi fatte, lo rendono un po’ piatto.
Al secondo gruppo, che chiameremo “Potresti ma non voglio”, appartengono The Grand Budapest Hotel e Whiplash, entrambi film splendidi, ma totalmente inadatti agli Oscar. Il primo è troppo Wes Anderson per gli Oscar, il secondo troppo Sundance. Non manca la qualità, ma l’appropriatezza: trovo sia già ammirevole che siano stati candidati! Elio e le storie tese hanno mai vinto a Sanremo? Ecco appunto, vince il Volo. O Mengoni. Sempre. Barabba ride.
Al terzo ed ultimo gruppo, quello dei “Fuoriclasse”, appartengono i veri capolavori di questa stagione: Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) e Boyhood. Sono in assoluto i film più coraggiosi degli ultimi anni, non solo per quello che fanno ma per dove lo realizzano: ad Hollywood, patria del copia&incolla, dei sequel e dei supereroi Marvel! Bellissimi, realizzati con classe e capacità, staccano di netto i loro avversari. Vinceranno (?). Siamo negli Stati Uniti, nulla è scontato.
Pronostico: Birdman, per me un’anticchia sopra Boyhood. Vincesse quest’ultimo, però, sarebbe ugualmente un successo
Miglior Regia
Vale esattamente il discorso fatto per il miglior film. Due registi hanno dimostrato capacità, ma soprattutto coraggio: Alejandro González Iñárritu e Richard Linklater. La gara si svolgerà fra questi due, con buona pace degli altri che arrancano dalla distanza.
Pronostico: Iñárritu o Linklater, per me ex-equo. Però Iñárritu mette nel film un uccello meccanico che spara fuoco… e monta tutto in pianosequenza… e lui vola…
Miglior attore protagonista
Due anomalie caratterizzano questa categoria, l’una lo specchio dell’altra: la presenza di Bradley Cooper e l’assenza di David Oyelowo (protagonista di Selma). Se hanno candidato Cooper per American Sniper, a maggior ragione si sarebbe dovuto candidare anche Oyelowo! Cooper ha l’unico pregio di essere grosso, quasi gonfio, ed avere l’aria sufficientemente tonta per ben rappresentare un Navy Seal medio. Tutto il resto della sua espressività è dato dalla barba (che non poteva essere candidata da sola, purtroppo). Al contrario, il protagonista di Selma offre un’ottima interpretazione, sufficientemente complessa e sfaccettata. La guerra ad Al-Qaeda tira più dei diritti dei neri, evidentemente.
Parlando di chi potrebbe vincere la statuetta, a mio avviso la gara sarà fra Steve Carrell e Micheal Keaton. Cumberbatch è piuttosto bravo, ma non all’altezza degli altri due. Punto la mia scommessa su Keaton, straordinaria e poliedrica meta-creatura di Birdman. Carrell interpreta una versione folle e deviata di patriottismo americano (ma il patriottismo in sé è sempre un po’ folle, suvvia) e dunque ha meno chances di vincere.
Pronostico: Micheal Keaton
Miglior attrice protagonista
Julianne Moore grida a gran voce “DATEMI l’OSCAR!” e, dal momento che in Still Alice soffre di Alzheimer, tra 5 minuti lo griderà nuovamente, dimentica di averlo appena fatto. Vogliamo proseguire con questo strazio? E diamogliela ‘sta statuetta! Anche perché è davvero molto brava, perno centrale di un film sottovalutato, con un ottimo cast. Non credo ci saranno sorprese, ma una Marion Cotillard all’improvviso può sempre capitare. E non avrei nulla da ridire in proposito.
Pronostico: Julianne Moore
Miglior attore non protagonista
Sfida a due fra J. K. Simmons per lo straordinario insegnante Fletcher di Whiplash e l’istrionico Edward Norton di Birdman. Mi spiace per Ethan Hawke, davvero molto bravo in Boyhood, ma non c’è storia. Chi vincerà? Non potendo vincere altri premi maggiori, io confido che Simmons regali a Whiplash questa statuetta e punto su di lui. Semplicemente perfetto, crea un personaggio che rimarrà per anni nell’immaginario.
Pronostico: J.K. “not-my-tempo” Simmons
Miglior attrice non protagonista
Come tutti gli anni, questa categoria è la più difficile ed imponderabile. L’anno scorso è stata vinta da un’attrice il cui contributo al film 12 Anni Schiavo è stato urlare e piangere mentre veniva frustata. Conviene aspettarsi di tutto. Tutte attrici molto brave, tutti ruoli interessanti; nessuna in grado di spiccare particolarmente al di sopra delle altre. Dovessi fare un azzardo e scommettere, lo farei su Patricia Arquette in Boyhood o Emma Stone in Birdman. Ma rimane davvero difficile dare un giudizio.
Pronostico: una che urla mentre la frustano quest’anno non c’è?
Miglior sceneggiatura originale
Parteggio spudoratamente per The Grand Budapest Hotel, ma Birdman è lì a insidiare il titolo in un testa a testa finale. In entrambi i casi sarebbe una vittoria meritata, sono senza dubbio tra i film migliori dell’annata. Gli altri candidati non li considero nemmeno.
Pronostico: The Grand Budapest Hotel
Miglior sceneggiatura non originale
Vogliamo darlo un premio ad Inherent Vice, o no? Se non altro per le basette (o sono favoriti?) di Joaquin Phoenix! Esistesse un premio speciale per i peli facciali, vincerebbe lui, in barba (RISATE) alla barba di Cooper in American Sniper! E magari servirà a far (ri)scoprire un genio come Pynchon. La mia scelta è questa.
Pronostico: Inherent Vice (da noi Vizio di Forma)
Miglior film d’animazione
Premettendo che gli americani non capiscono né apprezzano l’animazione giapponese (quindi cassiamo subito The Tale of the Princess Kaguya e che pure su Song of the sea ho qualche dubbio, le scelte si restringono. Dare una statuetta ad un sequel non ha molto senso, a meno che non sia Shrek 2 (che peraltro NON ha vinto, tanto che hanno dovuto poi premiare il 3 –bruttino- , l’anno successivo, per fare ammenda della cazzata commessa), quindi via anche Dragon Trainer. Mi rifiuto di premiare Boxtrolls, ergo per abbandono la mia palma va a Big Hero 6. Scherzi a parte, dei film in lizza è sicuramente il più bello e quello capace di affrontare le tematiche più interessanti, a partire dalla tecnologia e dall’era “moderna”, solitamente snobbate dai cartoni animati (tante fiabe, tante storie, poca attinenza al periodo storico: si pensi agli ultimi film Disney). Big Hero 6 ha il pregio di unire i buoni sentimenti con una notevole quantità di spirito e una buona dose di citazioni “colte” (fra cui il cameo di Stan Lee, nel quadro a parete della villa). Non potendo premiare The Lego Movie, vince lui.
Pronostico: Big Hero 6
Miglior film straniero
Dovrebbe vincere Leviathan, ma gli Oscar sono politica (ooops, l’ho detto) e premiare un film russo nell’era Putin, appresso dell’invasione dell’Ucraina, potrebbe non sembrare una buona idea ai nostri amici yankees. Quindi potrebbe vincere Ida, splendido film polacco.
Pronostico: Leviathan per l’arte; Ida per la politica
Anche per quest’anno il grosso è fatto. Staremo a vedere se la giuria sarà competente e premierà, ovviamente, i miei pronostici, oppure se si rivelerà incompetente, inadatta e rozza, premiando altri. Dipende tutto da voi, giurati, stati attenti!
Alessandro Pigoni
[…] questo l’incipit di Birdman, film vincitore di quattro premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior fotografia e migliore sceneggiatura originale), diretto dal […]
[…] La complessità dei premi Oscar non si è mai fermata all’aspetto tecnico, nel bene e nel male. Gli Academy non premiano la tecnica, registica o recitativa che sia. O quanto meno non solo. Da sempre, invece, viene premiato un aspetto più globale dell’arte cinematografica, che possa abbracciare la politica, l’etica, l’aspetto ludico, il pubblico… e sì, alla fine anche la tecnica. Potremmo dire che viene premiata la performance, intesa come insieme più complesso delle singole parti, che può anzi sacrificare qualcuna di queste parti, a favore di un ideale più “alto” (discutibile). Soprattutto per quanto riguarda la componente tecnica. Di esempi se ne trovano a bizzeffe, nel bene e nel male. Si pensi ai premi dati a 12 anni schiavo, che qualche edizione fa si è aggiudicato il premio come Miglior Film (caruccio, eh, ma non esageriamo) e, ancor più clamorosamente, il premio come Miglior Attrice Non Protagonista a Lupita Nyong’o, che si limitava ad urlare frustata per tutto il film. Al contrario, è noto a tutti come Kubrick non ricevette mai un premio Oscar – che avrebbe premiato la tecnica- perché è sempre stato un outsider antipatico ed inviso a tutti. […]