Addio Mio Novecento | Aldo Nove
Durante un lungo momento di distrazione è stato approvato il manifesto della mia generazione e quando dico è stato approvato intendo dire da me stessa e quando dico la mia generazione intendo dire ancora me stessa.
L’unica parte del manifesto della mia generazione che posso confessare a chiunque a qualsiasi ora del giorno riguarda alcune cose di me che non riesco a capire e quando dico alcune cose di me intendo dire tutte le cose che sono tutte le cose che faccio. Me.
Potrei sbagliarmi, ma credo che Aldo Nove abbia detto: siamo nell’era della scomparsa.
Definitiva, nostra, totale. Non lasceremo tracce.
A pensarci bene sembra un po’ come dire che quindi noi non ci siamo già più, fin da ora.
Va bene, lo accetto. Anzi, forse no. È per distrarmi da questo che esiste l’oroscopo. È per distrarmi da questo che esiste la pranoterapia. È per distrarmi da questo che esistono i carboidrati complessi.
Io, dal canto mio, dico che l’unico dialogo contemplato dall’era della scomparsa sia un soliloquio.
Un soliloquio è ciò che porteremo con noi – senza testimone alcuno – nell’unico posto che ci appartiene che è l’unico posto in cui non andremo mai.
Un soliloquio è l’irrequieto spasmo labiale l’orazione egocentrica che non può fermarsi, eppure non va proprio da nessuna parte. L’autoreferenzialità ne impedisce qualsiasi movimento esterno.
Tutto-sempre.
L’addio non è al novecento, l’addio è alla memoria, alla continuità del passato perché noi non incarichiamo testimoni noi non diciamo niente di ciò che continuiamo a pensare quindi il nostro passato è già morto. Lunga vita al nostro passato.
L’assenza di memoria è l’assenza di nostalgia, infine quindi è vero che si può trovare gratificazione in qualunque cosa perché a questo vuoto a perdere nostalgico rinuncerei sicuramente.
Noi non diciamo noi accumuliamo – moltiplichiamo – ciò che è fuggevole, ciò che in realtà non ci serve. Accumuliamo le nostre leggende personali – vuote – e accumuliamo pezzi d’arredamento scomponibili.
Quando dico che tutti siamo appesi per le braccia a delle testine fonografiche il cui unico obiettivo finale è rendere orecchiabili dei solchi vinilici impercettibili e apparentemente casuali tutti vogliono convincermi che queste testine fonografiche in realtà non esistono – non sono mai esistite – ma se queste testine fonografiche non esistono allora noi di preciso dov’è che siamo.
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Addio Mio Novecento
Ovunque cose si moltiplicavano,
sembrava a tutti che fossero mondi.
Ma erano strappi, ferite
del pomeriggio ricomposte in flussi
di materiali differenti. Come
un intrattenimento duplicato
da non so più quale leggenda, nostra
e di nessuno, con nessuno dentro,
ma pieno di progresso.
Di sedie, giradischi