Avengers – Infinity War
SPOILER FREE
Quando nel 2008 (fermatevi a realizzare che è DIECI anni fa!) la Marvel fece uscire Iron Man, non si aveva la più pallida idea di ciò a cui si stava assistendo: un bel filmetto, con un regista discreto e un attore che ancora stava cercando la sua strada. Lo considerammo l’ennesimo blockbuster – no, non la catena di negozi dal sapore di domenica pomeriggio – ma un normalissimo prodotto d’intrattenimento dal grande successo popolare e lo mettemmo insieme agli altri film di supereroi, tra gli X-men ed Hellboy, e presto ce ne dimenticammo.
Dobbiamo fare presente un’altra cosa: nel 2008 uscì anche Il Cavaliere Oscuro, un film che avrebbe rivoluzionato il cine-comic e forse anche il Cinema in generale. Si decise che non poteva esserci altro modo di fare film nel terzo millennio: grevi, seriosi, maturi. Non c’era più spazio per i supereroi in calzamaglia.
Alla Marvel non erano d’accordo.
Mentre il resto del mondo seguiva le orme di Nolan, alla Marvel si incaponirono con ammirevole ostinazione e negli anni seguenti iniziarono ad uscire una serie di film, apparentemente slegati da quel primo Iron Man ma con vari segni di collegamenti: roba di accenni, personaggi già visti che facevano una comparsa di pochi secondi in un altro film. Certo i cross-over e le saghe non erano cosa nuova, ma quando questa rete di film iniziò a contare 3 o 4 diverse trame che riuscivano a correre parallele eppure sempre in vista l’una dell’altra, abbiamo dovuto capire di aver davanti qualcosa di nuovo, di più grande, una visione che andava oltre la singola pellicola ma che operava ad una scala temporale di pianificazione mai vista prima. Per capirci, la maggior parte dei governi mondiali hanno orizzonti di pianificazione più limitati, manco Stalin coi Piani quinquennali.
Avengers – Infinity War è il culmine di dieci anni di pianificazione, in cui tutto è stato fatto in virtù di questo giorno, portando alla costruzione di un pantheon con le sue regole, le sue leggi e le sue eccezioni, ma soprattutto una fan-base forte e fedele. Famiglia.
La prima cosa che ho pensato quando sono uscito dalla sala è stato “potente”. Poi si sono accavallati una serie di altri aggettivi cazzuti tipo “titanico”, “mastodontico”, ”biblico”. Occhio, non sono aggettivi implicitamente positivi, voglio semplicemente indicare grandezza e come ci insegna Olivander la grandezza non è necessariamente positiva.
Non è un film esente da difetti – a differenza del primo Avengers che rimane tuttora un capolavoro. Difetti ascrivibili a tre categorie:
- equilibrio – venti personaggi sullo schermo non sono gestibili. Per forza di cosa è necessario soffermarsi su alcuni (Iron Man, Thor) a discapito di altri (Cap America, Vedova Nera) e l’equilibrio e l’armonia ne risentono.
- tono – uno dei miracoli del primo Avengers fu come ogni personaggio venne gestito secondo un registro linguistico-registico specifico. Qui purtroppo, non essendoci più vari personaggi separati che agiscono insieme ma un gruppo omologato, il tono con cui questi operano tende ad uniformarsi.
- presa per il culo – parliamoci chiaro, questo film è un capitolo 1. Tutto quello che succede, per quanto gasante-allarmante-sconvolgente, si potrà solo giudicare dopo aver visto l’opera completa.
Tutto qui? Sì, tutto qui. Se questi tre difetti non vi spaventano, correte. Anzi, correte a prescindere perché questo film è troppo grande, sia a livello d’intenti che di realizzazione, perché possiate non esserne testimoni. Fatelo per voi, per poter dire “io c’ero”. Questo film è la coronazione di una sfida iniziata dieci anni fa quando alla Marvel ebbero il coraggio di opporsi, di continuare sulla loro strada proponendo qualcosa di diverso mentre chiunque altro aveva nominato Nolan unico profeta del cinema “d’intrattenimento”.
Prima parlavo di blockbuster; ecco, Avengers Infinity War non lo è, non secondo l’accezione vagamente negativa che questa parola si porta dietro. È un Colossal.
Colossal, è una parola antiquata, che sa di anni ’50, dal suono anglofono pur essendo squisitamente italiana. Sento Colossal e subito vedo Charlton Heston che guida la biga in Ben-Hur. È quel tipo di cinema dove il risultato è sì importante, ma lo è anche il percorso, il senso di star facendo qualcosa di nuovo e titanico, di star facendo la Storia. E la Storia, bella o brutta che sia, va rispettata in quanto tale. Chapeau
E poi oh, è anche un film in cui nella stessa inquadratura compaiono un procione, un albero parlante e un dio norreno che uccidono gli alieni, e il Cinema è anche questo: rumore di mascelle che cadono a terra per lo stupore. Ecco, di mascelle che cadono qui ne sentirete parecchie.