Valerie and her week of Wonders | Jaromil Jireš
Ombre del tempo per cui non c’è alcun rimedio
dolci ombre, ombre di sogni e di ricordi
ombre azzurre del cielo negli occhi di una bella donna
ombre delle ombre delle stelle
Negli specchi di acque spumeggianti
ombre di sentimenti sinora senza nome
ombre fugaci come notturni echi
ombre pallide dal colorito opalescente
ombre di respiri di bambini non nati
ombre di madri che pregano per i loro figli
ombre di chimere lungo le città straniere
ombre di voluttà che turbano il sonno delle vedove
ombre di chimere e desiderio della propria casa
Siate bella
Siate crudele
Buongiorno
più bella delle meteore, delle lagrime
e dei giuramenti femminili
Amore con cui siamo stati sulle vette delle montagne
raccogliendo i nidi delle stelle e le meteore
Arrivederci più belle dei sogni e delle fate
già di nuovo caricare l’orologio per la notte
Amico, guarda quanti vivono serenamente
no, questo non è lavoro questa è poesia – Edison di Nezval.
Valerie and Her Week of Wonders è un film horror surrealista del 1970 diretto da Jaromil Jireš, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore ceco Vítězslav Nezval.
Il film, considerato uno dei massimi capolavori della Nová vlna (letteralmente “Nuova onda”) cecoslovacca, affronta la tematica del raggiungimento della maturità sessuale attraverso le metafore della stregoneria e del vampirismo e forse per questo, fu pubblicato in Italia intorno al 1978 con il bizzarro titolo (nonché tripudio di tutti i cliché anni 70) “Fantasie di una tredicenne”.
Lo stesso Vítězslav Nezval disse di aver scritto Valerie ispirato dal suo amore per la mistica contenuta in tutte quelle leggende, superstizioni e fiabe antiche stampate in caratteri gotici che sembravano non volergli trasmettere il proprio significato più segreto nonostante le sue svariate letture, finendo con il creare un “collage psichico concretamente irrazionale che prende liberamente in prestito dal genere della cosiddetta letteratura pulp tutto ciò che appartiene alle regioni inferiori del nostro inconscio”.
In parte fiaba, in parte horror, il film di Jires (fedele allo spirito di Nezval) è una riflessione simbolica sulla gioventù, la sessualità e la morte affrontata attraverso l’esplorazione grottesca dei registi mutevoli del linguaggio onirico che conducono lo spettatore attraverso vie insanguinate verso i misteri dell’età adulta.
La trama si svolge in un imprecisato paesino del XIX secolo, dove la giovane protagonista, Valerie (interpretata da Jaroslava Schallerovà), vive in compagnia della nonna. Il rito di iniziazione della ragazza incomincia con l’arrivo del menarca che inaugura la settimana delle “meraviglie” appunto.
Il viaggio simbolico di Valerie – nel quale vedremo i suoi sogni e soprattutto i suoi incubi fondersi con la realtà – inizia quando il suo fidanzato (o forse fratello) scatena una serie di onsoliti eventi rubando i suoi orecchini magici. Questi eventi raggiungono il proprio apice con la comparsa di un misterioso uomo vestito di nero che si nasconde dietro una maschera da donnola (Jiri Prymek).
Questo uomo sinistro dal viso pallido come quello di un morto e orribili denti appuntiti (caratteristiche che sono un richiamo evidente al Nosferatu di Murnau), a volte viene chiamato “donnola”, a volte “il poliziotto” o altre “il vescovo” e sembra rappresentare metaforicamente diversi uomini tra i quali forse anche il padre scomparso di Valerie.
Insomma, allo spettatore non viene rivelata la vera identità di questo mostro mascherato, ma può essere certo che esso rappresenta una presenza malefica che tenta di prendere il controllo della giovane Valerie con l’intento di rubarle l’innocenza, interagendo con lei in molteplici piani della realtà.
Molte sequenze, infatti, sembrano accadere all’interno della storia, ma finiscono tutte con il suggerire di essere state solo immaginate, costringendo lo spettatore a rivalutare costantemente le proprie percezioni. Proprio per questo a volte, i dettagli della storia diventano piuttosto confusi e di difficile interpretazione, cosa che può portare l’attenzione di chi guarda a concentrarsi maggiormente sulla bellezza della composizione e del montaggio a discapito della trama e dei suoi sviluppi narrativi ma che tuttavia rende questa strana fiaba gotica, uno dei film più poetici mai realizzati.
La magistale regia di Jires, infatti, unita alla lussuriosa cinematografia di Jan Curik contribuiscono a catturare l’essenza dell’etereo filmico in un modo talmente raro e raffinato da risultare sicuramente impossibile da dimenticare.
Valerie and Her Week of Wonders è la somma di immagini sconvolgenti quanto deliziosamente delicate, che hanno il dono di riuscire a colpire qualsiasi persona con un “orrore” di tale bellezza da essere per forza destinato a perseguitare per tutta la vita l’immaginario di chi lo guarda oggi come negli anni della sua pubblicazione.
Valerie and Her Week of Wonders evitando le regole della noiosa linearità hollywoodiana e quelle troppo restrittive della continuità dei personaggi che siamo abituati a vedere solitamente, regala ai suoi spettatori uno spazio sconfinato, intimo e selvaggio nel quale ognuno è libero di sognare lasciandosi cullare dalla meravigliosa colonna sonora composta da Luboš Fišer.
Le nostre vite sono come la notte e il giorno
arrivederci stelle uccelli bocche delle donne
arrivederci morte sotto il biancospino in fiore
arrivederci addio arrivederci addio
arrivederci buona notte e buon giorno
buona notte
dolce sogno – Edison di Nezval
Titolo originale | Valerie a týden divu (Valerie and her week of Wonders)
Regia | Jaromil Jireš
Durara | 77 min