My Favorite Things | John Coltrane
Il caffé deve essere nero come la notte, caldo come l´inferno e dolce proprio come l´amore -un Saggio e My Favorite Things
Immaginiamo un mondo privo di goffaggini. Una realtá in cui la dinamica dei fluidi sia il principio primo delle cose. Eleganti, duttili e vivi come metalli. E non intendo parlare della scorrevolezza come concetto alla base della campagna promozionale per un detersivo innovativo.
Il lubrificante che non vi sareste mai aspettati. Il rivoluzionario sgrassatore universale (che ormai, di rivoluzionario, é rimasto lui e basta).
Parlo di concetti piú astratti e di non trascurabili frustrazioni casalinghe, specie ora che mi sveglio in un letto vuoto e non ho nessuno a cui portare il caffé (retaggi di anni di maschia sottomissione o puro piacere concupente). Parlo di musica per l´anima.
In My Favorite Things (1961), John Coltrane si prende tutto il tempo per dimostrare di essere perfetto. Un bravo amante, insomma. Blues di concetto e nell´anima: energico e triste, sereno e studiato. I 40 minuti e 30 secondi di uno dei pilastri del jazz, puntano, metodicamente, al massimo, come possono solo le opere dei perfezionisti. Scorbutici, intransigenti, sognatori.
L´energia prodotta di getto viene ordinatamente reindirizzata. Il contrabbasso ammiccante, il piano sbarazzino, lasciano intendere che anche se é stato un lungo inverno, la primavera non puó essere lontana. C´é il sole da qualche parte, lá fuori.
My Favorite Things é il lavoro ambizioso delle persone determinate e contiene le sfumature piú potenti degli animi caldi. La malinconia elegante, la forza propulsiva dei virtuosismi di una tromba nerboruta, impavida e sprezzante. Gli strumenti (ottoni e percussioni) sfilano, palleggiandosi il ruolo di protagonista ed esprimendo le sfaccettature delle personalitá. Una stesura fitta e priva di rotonditá. L´aggressivitá trattenuta dalla decenza del savoir faire. Il dettaglio (il piano), che senza bisogno di imporsi, é espressione del massimo della tecnica, la rinuncia a qualsiasi forma di tentennamento. Ogni voce é contemporaneamente indipendente, slegata e parte di un panorama energico.
« Cerco di scegliere… una canzone che abbia un bel sound, che sia orecchiabile… e poi provo a metterci sezioni in cui possiamo suonare parti solistiche… così finiamo per improvvisare all’interno di una melodia nota. »
Questo alternarsi di assoli e comunioni vi sembra la storia di una vita? D´accordo.
My Favorite Things comunica un messaggio difficilmente intercettabile, come tutto quello che nel tendere alla perfezione si isola dal contesto. Carico e insieme ironico, non é spontaneo. Lavoro privo di sbavature parla dell´ossessione per il perfezionismo, le mattinate limpide a bere caffé sognando grandezze.
D´altronde c´é una connessione impercettibile e ad alto voltaggio tra chi si sente inadeguato. E io lo so che Coltrane sa cosa vuol dire ascoltare My Favorite Things bevendo caffé e volersi smontare e rifare da capo. Essere piú brillanti, intelligenti, originali. Puntare alla perfezione, consapevoli della grazia infinita di questi accordi puliti e lontani da qualsiasi forma di volgaritá.
Parliamo poco, siamo incisivi. D´altronde é una vita a rincorrere chimere e basilischi o a scappare da questo profondo senso di incompletezza. Che poi sia questo senso a renderci speciali é una storia triste, di cui non mi va di parlare.
Le cose che amiamo di piú, quelle che per il ben collaudato spasimo di assolutismo, ci neghiamo sempre piú spesso e ci lasciamo scappare tra le dita.
Titolo | My Favorite Things
Artista | John Coltrane
Pubblicazione | 1961
Durata | 40′ 30”
Etichetta | Atlantic Records