Qual è la forma del desiderio?

L’odore dei ragazzi affamati e’ un titolo complesso. Evoca afrore, costole sporgenti oppure labbra turgide, respiro affannato in qualche antro buio, dove le narici per prime captano quello che poi si svela alla pupilla. E’ un titolo ancora piu’ complesso se si sposa ai paesaggi dell’entroterra nordamericano,  quel Far West ovunque percepito come terra di promesse e di nessuno, panorami sterminati e cieli altissimi sopra alle pistole, le botte da orbi e gli scalpi insaguinati legati alla cintura dei locals.

Ma nulla e’ come sembra.

Prima di tutto, infatti, prima del fumetto western, prima del sudore su una clavicola giovane, Lodore dei ragazzi affamati e’ una provocante parabola di scoperta. Scoperta che assume tante forme – la soddisfazione della curiosita’ carnale, il dispiegarsi delle vere intenzioni degli individui, e ancora – con piu’ intensita’ di tutto il resto – la realizzazione che non si e’ schiavi del proprio destino, quanto piuttosto del proprio desiderio.

E delle sue strade sconosciute.

Nella forma di un grande cartonato a colori caldissimi Loo Hui Phang scrive e Frederik Peeters disegna la cronaca on the road di una storia umana intensissima e atipica, che nell’ambientazione del selvaggio West trova un utile contorno narrativo. I panorami brulli e i cappelli da cowboy non sono che l’arena dove si srotolano, loro malgrado, le storie parallele di tre (ma forse sono quattro?) occidentali e un numero imprecisato di indiani, cavalli Mustang e anime in pena.

Stingley, un geologo rozzo e tarchiato, ha il compito di esplorare e catalogare le amenita’ locali per un’imprecisata societa’ d’affari e costruzioni in vista di civilizzazione, invasione e progresso. Al suo seguito Oscar, fotografo omosessuale bello e saccente, in fuga da New York e dalla morte del proprio compagno, che accetta ob torto collo di apportare evidenze fotografiche al catalogo di Stingley. E infine Milton, un garzoncello biondo ed esile, dai modi pragmatici e provocatori.

Tutti e tre hanno segreti da nascondere.

Nel peregrinare dei tre si annidano misteri accavallati, figure spettrali che spiano la notte, bestie morte dissanguate, ragazzi che non sono ragazzi, foto impossibili, spiriti evanescenti sputati fuori dagli incubi, distopie utilitaristiche,  tribu’ indiane dal grilletto facile: ma, piu’ forti di tutti questi ostacoli ingombranti, si impongono evidenti la volutta’ e il desiderio.

Il sesso si palesa come il minimo comun denominatore di questa (bella) parabola umana: rifuggito da Stingley, pericoloso per Oscar, rincorso da Milton (ma si chiama davvero Milton?) – che instaura con il fotografo un dialogo sensuale e conturbante, in una corsa forsennata verso la consapevolezza fisica di se’ e dell’altro. Ed e’ proprio il sesso che rimette tutto a posto, che libera l’individuo nella sua autodeterminazione, sia essa nei confronti della societa’ o addirittura dei limiti (autoimposti?) della propria natura.

Tavole che regalano una natura sterminata e evocativa sono il contraltare metaforico perfetto di questa storia inedita eppure universale: i colori e le rocce e gli zoccoli dei cavalli amplificano le tematiche di un fumetto che e’ in realta’ un dramma intimista, un viaggio sempre piu’  vorticoso verso l’ignoto che e’ dentro e fuori di noi.

L’odore dei ragazzi affamati e’ un’opera che si legge in un’ora: con urgenza, con la fame. Ed e’ un’opera bella, una storia atipica che fugge le etichette e racconta le cose come stanno: che ci si puo’ ribellare alle proprie radici, ci si puo’ ingannare sulla propria natura, che si possono cambiare tutte le carte in tavola. Ma che all’istinto carnale, al desiderio delle labbra dell’altro non si sfugge. Mai.

 

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Titolo: L’odore dei ragazzi affamati

Autori: Loo Hui Phang e Frederik Peeters

Editore: BAO Publishing

Prima pubblicazione: 2018

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