Ben Webster, Malinconia & Memories of You
Da un po’ penso che se dovessi essere uno strumento musicale, rinascerei pianoforte accompagnato da tenorsax. Così, perché da un po’ le cose hanno preso uno piega strana e io mi abbandono a pensieri oziosi senza farmi mancare niente.
Rimango rapita dal contrasto creato dalla precisione matematica degli arpeggi di un buon piano mescolati alla voce delle viscere. Il segreto dello swing jazz si basa sull’atmosfera sonnacchiosa plasmata da eleganti accordi, solo apparentemente abbozzati, e dalla pienezza profonda e malinconica del sax, ed è di Ben Webster che intendo parlare ora. Noto come “The Brute” o “frog” e nato a Kansas City , è stato uno dei tre più importanti tenorsassofonisti di estrazione swing di tutti i tempi, insieme a Coleman Hawkins e a Lester Young.
Ho ascoltato per la prima volta la sua “Memories of You” durante una serata in cui niente poteva essere più velenoso. Mi ha fatto venire in mente l’ultima scena di 8½ tra Mastroianni e la Cardinale, i colli fiorentini i cui profili sfumavano tra la nebbia e una luce e l’altra, nelle nostre corse matte in macchina a caccia di anfratti isolati. Ma magari.
Tu saresti capace di piantare tutto e rincominciare da capo? Di scegliere una cosa, una cosa sola ed essere fedele a quella?
Memories of You si basa principalmente sui registri bassi del tenorsax e su una tecnica chiamata “vibrato”, in cui è proprio la puntina della lingua del musicista a essere percorsa da un impercettibile brivido. Il suono è estremamente malinconico e sofferto, il rimpianto per qualcosa di tiepido e dolce che il tempo ha portato via. Tornerà? Forse. Mi piace pensare di essere leggera.
La melodia principale non si sviluppa in linearità, ma è soggetta a un continuo cambio di direzione: questo da un lato rappresenta la forma che Ben Webster sceglie per sfoggiare le sue profonde conoscenze tecniche, dall’altro cala l’ascoltatore in un caleidoscopio di calore e struggimento. La malinconia, quella condizione felliniana di scarsa risolutezza e di apatia, corredata da una nostalgica impressione di noia e di vizio, viene affrontata metodicamente attraverso ogni angolazione. In ogni suo particolare di pellicce strappate e nei finti, calze rotte e bicchieri svuotati, un dondolare in sottoveste e ricchezze dissipate. Happy Birthday Mr President!
La seconda anima di Memories of You è rappresentata dagli accordi del piano. Il pianoforte è uno strumento razionale: dotato di grande ampiezza, ogni suono ha una sua indipendenza relativa solamente al tasto premuto, scevra di qualsiasi sfumatura. Nella sua precisione matematica, il pianoforte è lo strumento drastico e ordinato per eccellenza. Consapevole della sua forza espressiva, la melodia al piano di Memories of You ha l’effetto di rischiarare e sdrammatizzare il carico emozionale del tenorsax. Gli accordi al piano assumono qui una sfumatura sorniona e un po’ leggera, come a ricordare quello che è il nostro piccolo segreto: c’è una buona dose di autocompiacimento anche nelle malinconie più tenaci.
Ho sempre pensato che se dovessi essere uno strumento musicale, non mi accontenterei mai di una cosa sola. E questo, badate bene, non perché io sia una persona confusa. Tutt’altro. Semplicemente sono dannatamente analitica e ambiziosa.