Mother! O di quando Aronofsky è stato ingiustamente fischiato
“A volte, guardare un film è un po’ come essere violentato” questa citazione di Luis Buñuel si allinea perfettamente con il senso di violazione che Mother! suscita nello spettatore. Non è un caso che Darren Aronofsky abbia sempre esaltato il cineasta spagnolo e l’abbia più volte definito il suo mentore.
Mother! è l’ultima e forse, la più controversa, pellicola di Aronofsky che, si, è vero che nel passato non ci era mai andato troppo leggero portando contenuti forti, disturbanti e mai di facile lettura, ma con questo nuovo lavoro sembra aver deciso di rincarare ulteriormente la dose.
Il regista non ha bisogno di presentazioni, in passato ha sempre riscosso grande successo da parte della critica per film come “Requiem for a dream”, “The Wrestler” e “Black Swan”, ma si sa, la critica dà, la critica toglie e, in particolare Venezia, che tanto cara era stata al regista in passato, ha bombardato la pellicola di indecorosi fischi. Altro giro, altra corsa: durante la Premiere al Festival del Cinema di Toronto Aronofsky, prima della proiezione della pellicola, si è pubblicamente scusato con gli spettatori: “Sorry for what I am about to do to you”.
Questi episodi hanno sicuramente aumentato tutto il gran vociare che, fin dal teaser, circolava intorno alla pellicola, un po’ perché Aronofsky è Aronofsky, un po’ per l’aurea di mistero in cui questo lavoro è sempre stato immerso. Il regista dal canto suo ha sempre sostenuto che lo scopo principe del suo far cinema non è quello di incassare al botteghino, si è sempre dichiarato lontano dalle logiche “profittocentriche” Hollywoodiane tanto da aver sottolineato più volte di essersi rifiutato di girare potenziali bluckbuster perché non in linea con la sua autorialità (con Noah doveva aver sbattuto la testa forte NdR).
Mother! sicuramente non è film per tutti, è complesso, intricato, tutto fuorché di immediata interpretazione, non è un lavoro da giudicare a caldo (forse proprio per questo il film è stato ingiustamente stroncato ai festival), ma è proprio questo che ci si deve aspettare da un buon regista, un film che faccia riflettere e discutere.
La vicenda nasce e per una buona parte si evolve come un thriller, l’intero film è girato nella casa dei due protagonisti: Javier Bardem, uno scrittore narcisista in pieno blocco dello scrittore e ossessionato dal compito della creazione artistica, e Jennifer Lawrence moglie assoggettata ad una completa dedizione verso l’amato marito. L’arrivo in casa di uno sconosciuto, interpretato da Ed Harris, di sua moglie, una straordinaria Michelle Pfeiffer, e dei loro figli, cala la vicenda in un vortice caotico che inghiotte lo spettatore e lo trascina sempre più a fondo scompaginando qualunque teoria dei generi.
Questo è ciò che lo spettatore ha davanti agli occhi, ma quando si ha parla di un artista come Aronofsky non ci si può limitare a quello che vediamo, bisogna scavare più a fondo, cercare di capire cosa il regista realmente vuole dire. Mother! è infatti un film allegorico, non narra le difficoltà delle dinamiche di coppia tra un uomo maturo e una donna molto più giovane che si concede completamente a lui, anche se molti ci hanno visto un’opera autobiografica partendo dalla relazione tra lo stesso Aronofsky e la Lawrence.
O meglio, Mother! non narra solo quello, perché il pregio più grande di questo film è proprio l’incredibile quantità di chiavi di lettura che esso porta dentro di sé. Innanzitutto il film è pieno zeppo di rimandi biblici, Aronofsky continua il discorso filoreligioso iniziato con la sua opera precedente “Noah”, la somiglianza stilistica tra le prime locandine di Mother! e le cartoline religiose potevano essere già un primo indizio.
Molti richiami all’Antico e al Nuovo Testamento sono di facile individuazione: Adamo ed Eva, Caino e Abele, l’Apocalisse, altri invece sono molto sottili, la forma ottagonale della casa richiama la numerologia Biblica, il numero 8 simboleggia infatti la Resurrezione e aiuta a comprendere il finale della pellicola. Aronofsky riprende dunque la visione pessimistica di un Dio assente (Bardem) che non risponde alle richieste di aiuto, ma se l’attore viene qui visto come Dio, la Lawrence allora chi interpreta?
Mother!, “Madre!”, Madre Natura in balia dell’essere umano e dei suoi peccati.
Darren Aronofsky è sempre stato un’ambientalista convinto e già con “Noah” aveva sottolineato come il suo intento fosse quello di far riflettere sulle conseguenze climatiche alle quali la scelleratezza dell’uomo stava inesorabilmente portando. Mother! è quindi anche un film di denuncia contro il comportamento umano, quel punto esclamativo indica l’urlo disperato del regista, e il finale, quel crescendo di 25 minuti, che molti critici hanno definito misogino, non fa altro che mettere davanti agli occhi dello spettatore tutti gli orrori del mondo moderno.
Aronofsky immobilizza lo spettatore e lo obbliga a guardare attraverso gli occhi di Madre Natura, no, non è “Arancia Meccanica” e non c’è alcuna cura Ludovico ma il disturbo è dannatamente reale perché l’impersonificazione nella Lawrence è riuscita: il fastidio che si prova, il senso di intimità violata, l’asfissia data dall’ininterrotta intrusione da parte di sconosciuti sono palpabili, il regista ce li schiaffa in faccia e non possiamo restarne indifferenti.
E se Aronofsky volesse dirci altro? Se ci fosse un altro livello di lettura? O addirittura altri, plurimi, livelli di lettura? C’è effettivamente un’altra interpretazione che in rete ha avuto molto seguito, quella che vedrebbe il film come allegoria del processo di creazione artistica. Questa interpretazione vede in Javier Bardem la figura dell’artista e in Jennifer Lawrence quella della musa ispiratrice: l’unione dei due sancisce la nascita dell’opera, simboleggiata dal bambino che inesorabilmente viene dato letteralmente in pasto alla commercializzazione, rappresentata dalla figura iperbolicamente infida dell’agente di Bardem, questa interpretazione ovviamente strizza l’occhio a quanto detto prima riguardo alla filosofia artistica di Aronofsky.
Mother! è quindi un film che racchiude in sé una pluralità di letture, tutte plausibili e tutte perfettamente sviluppate, è un regalo che Aronofsky fa allo spettatore, così come nella prima locandina ufficiale la Lawrence sembra porgere il suo cuore, il regista ci dona questa pellicola, che proprio lo spettatore, secondo le più classiche teorie di Umberto Eco, deve completare con una personale chiave di lettura.
Fischiato dalla critica? Poco importa, c’è addirittura chi ha avuto l’ardire di definirlo “una presuntuosa Divina Commedia”, beh scusatemi se non mi sento di ritenerlo un difetto.
Mario Rebussi
Titolo | Madre!
Titolo originale | Mother!
Regista | Darren Aronofsky
Durata | 121 min
Anno | 2017